Arrivare a Napoli, da qualunque parte si giunga e con qualunque spirito lo si faccia, è sempre un’esperienza particolare: quel modo così unico di affollare i vicoli, il vocio multiforme che riempie l’aria, il disordine presente in ogni angolo, costituiscono un modus vivendi unico ed inimitabile. Ti accorgi subito che, se anche qualche folle architetto fosse disposto a ricreare la trama urbanistica del capoluogo campano, non ci riuscirebbe neanche dotandosi della perizia tecnica più sofisticata.

Il reticolo urbanistico di ellenica memoria, quell’intreccio di trama e ordito così regolari, offre lo spazio per accogliere strutture ed edifici di ogni epoca, che si intersecano e sovrappongono in quello che ormai sembra un cantiere archeologico a cielo aperto. Puoi passeggiare tranquillamente per le stradine colorate del centro storico e leggere le tracce di un passato lontano, che vive e palpita negli elementi architettonici via via reimpiegati con un uso sempre diverso nelle strutture successive: un capitello greco nell’architrave di un palazzo rinascimentale, un rocchio di colonna come angolo di un muro medievale, interi ambienti antichi trasformati in botteghe di oggi…

È questo il caso di quello che ormai è conosciuto come il teatro romano di Neapolis, un edificio costruito in epoca romana, alla fine del I secolo dopo Cristo ed attivo fino alla fine del IV quando il declino dell’impero andava investendo anche la nobile arte della recitazione. Pensare, tuttavia, di arrivare e di trovarsi, oggi, di fronte una struttura simile agli edifici di Pompei sarebbe un mero errore. È necessario prepararsi per avvicinarsi a questa visita, abituarsi all’idea di entrare in contatto non con una sola realtà archeologica, ma con una serie di testimonianze che si sono avvicendate nel tempo senza soluzione di continuità. Bisogna essere disposti ad addentrarsi nella vita pulsante e palpitante del centro storico per catapultarsi nella Neapolis romana con spirito peregrino ed entusiasta.

Il cortile dell’antichissimo ospedale degli Incurabili potrebbe essere il punto da cui partire. Attraversarlo significa già assaporare quella napoletanità così favoleggiata, odiata e amata. Giunti al termine del cortile, una ripida discesa, che costeggia la facoltà di Medicina, conduce all’inizio di via S.Paolo, dove, nei locali sotterranei di un palazzo del 1400, sorge l’ingresso dell’antico teatro. L’edificio, oggi oggetto di indagine archeologica e di un lungo e certosino restauro, era noto fin dal 1800, quando all’interno di un‘area adibita a giardino furono ritrovati i resti delle gradinate.

Oggi, a seguito all’acquisizione da parte della Soprintendenza di alcuni locali del palazzo, è stato possibile riportare alla luce, gli ingressi, una parte degli ambulacri, cioè de corridoi di accesso, ed i resti dei sedili, in alcuni casi ancora ricoperti dai marmi originali. E così ti ritrovi nella suggestiva situazione di dover immaginare attori e personaggi dell’antica Roma impegnati nel fuoco sacro della recitazione, mentre i palazzi tutti intorno ti parlano della Napoli di oggi: il filo dei panni multicolori stesi al sole, la signora che canta a squarciagola, uno scugnizzo che insegue una palla di cartone…

Rossella Moriello Donald

for malacopia

info: APOIKIA s.r.l. servizi per l’archeologia