Sono arrivati freddo e pioggia e…ahinoi, i virus! Non c’è problema! Una corsa in farmacia ed ecco pronto un rimedio dall’effetto sicuro ed infallibile: pillole purpuree, fiale e fialoidi, integratori, vaccini, antibiotici, antipiretici, vitamine e via… curando.
Un tempo, invece, i medicinali erano divisi in “semplici” (quelli cioè che, minerali, vegetali o animali che fossero, erano prodotti spontaneamente dalla natura) e “composti”, prodotti cioè dall’uomo con una mescolanza di “semplici”… tutto qui!
Delle piante si usavano semi, radici e foglie. La più famosa e misteriosa era l’erba mandragora che, si diceva, crescesse ai margini dei patiboli e ai piedi degli impiccati, concimata dallo sperma (avete letto bene!) secreto da questi per effetto secondario della morte per strangolamento. Augurandoci (per loro) che gli impiccati avessero goduto più da vivi che in punto di morte, aggiungiamo che la mandragora veniva usata come antispastico e sedativo.
I più ricchi potevano ricorrere a medicamenti a base di pietre preziose, il cui effetto non cambiava sia che le pietre fossero indossate come gioielli o portafortuna, o venissero polverizzate e assunte in forma di elisir o elettuario (della serie: “eleganti e in salute”). I preparati a base di perle pare favorissero la montata lattea nelle puerpere. Lo smeraldo si pensava fosse utile contro la lebbra e la peste e per favorire il parto che, allora, era una faccenda piuttosto rischiosa. Il rubino era ritenuto un rimedio contro la peste, la libidine e la malinconia, ma considerato che nel Rinascimento le epidemie di peste erano all’ordine del giorno e causavano migliaia di morti, si spera che il rubino avesse almeno qualche effetto su libidinosi e malinconici!
Notevole il prezzo della pietra di Bezoar (sì, proprio quella citata in Harry Potter!), eccezionale antidoto (come dice Hermione!) al veleno di vipera e non solo. Secondo Marsilio Ficino era una pietra con cui “… sarebbe stato si certo di tutto chi l’avesse avuta”. In realtà, la misteriosa pietra non era altro che un calcolo epatico di cammello che, tuttavia, contenendo colestrina e sali biliari, qualche effetto contro il veleno di vipera lo aveva davvero.
Il medicamento, panacea di tutti i mali e alla portata di tutte le borse, era la teriaca, uno “specifico” dalla formula molto complessa, che si tramandava con qualche variante dal sommo Galeno, medico famosissimo di epoca romana. Uno degli ingredienti più importanti erano i “trocisci” di vipera (“prendi carne di vipera proveniente da animali catturati nella tarda primavera, quando il veleno è meno potente; fare attenzione che la vipera non sia gravida; bollire la carne fino a che non si stacca dalle ossa; pestala bene in un mortaio, poi impastala con del pane grattugiato fino ad ottenere una pasta ben omogenea e bene amalgamata; infine fanne delle pallottoline”); seguivano: oppio di Tebe, asfalto, benzoino, mirra, cannella, croco, solfato di ferro, radice di genziana, mastice, gomma arabica, fungo del larice, incenso, scilla, castoro, rabarbaro, calcite, trementina, carpobalsano, malabatro, terra di Lemno, opobalsamo, valeriana e, per finire, un bel po’ di hedicroo, un composto di erbe aromatiche, che serviva a coprire l’odore disgustoso di tutti gli altri ingredienti. L’invecchiamento ideale della teriaca, perché ottenesse un’adeguata azione farmacologica, era di dodici anni, ma per un semplice morso d’animale velenoso poteva bastare anche un invecchiamento di soli cinque o sette anni. Era considerato un rimedio sovrano per un’infinità di malattie: coliche addominali, febbri maligne, emicranie, insonnia, angina, morsi di cani e vipere, sordità, tosse. Pare, inoltre, frenasse la pazzia e risvegliasse gli appetiti sessuali. Infine, poteva essere usato come ricostituente o per preservarsi da lebbra e peste. Si assumeva stemperata nel vino, nel miele, nell’acqua, avvolta in foglie d’oro, ma solo dopo avere purgato il corpo.
A Bologna la teriaca veniva preparata una volta l’anno con una gran festa nel cortile dell’Archiginnasio. Gli ingredienti venivano esposti per tre giorni al pubblico; quindi, alla presenza di medici, speziali, dame e cavalieri, si dava inizio alla preparazione. Il cortile era addobbato fastosamente e i festeggiamenti si protraevano fino a tarda notte. La preparazione richiedeva comunque, circa due mesi e, a cottura ultimata, il composto veniva lasciato raffreddare e poi distribuito in piccoli vasi per le singole farmacie che l’avevano prenotata.
Sorvoliamo sull’olio di scorpioni e sul sangue di drago, per concludere con il più conosciuto e “domestico” zafferano che “… ha la virtù di confortare la freddezza del cuore e dello stomaco… e vale contro a coloro che hanno gli occhi rossi e sanguinosi”.
Un consiglio? Prendete polvere di zafferano orientale, mischiate con tuorlo d’uovo e ponete sopra gli occhi … e con lo zafferano che vi avanza è molto più saggio farsi un buon risotto!
Rossana Conte
…for malacopia
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