‘Ogni pietra grezza aspetta una sola cosa nella vita per risplendere: di essere lucidata, come hai fatto tu con me, perciò ti voglio ringraziare…’
Una donna sola festeggia il suo …esimo compleanno, conduce una triste e tragica esistenza, ma è parzialmente integrata in un medio tessuto sociale, vive da sola, ha una madre invadente – come solo le madri sanno essere – che ancora si prende cura di lei, procurandole scadenti maglie della salute che acquista all’ingrosso. Ha un lavoro presso un improbabile agenzia pubblicitaria, dove una collega di sesso femminile la ignora clamorosamente ed il principale la bacchetta ad ogni minimo errore o mancanza. Il giovedì si concede una partitella a carte con le sue amiche del cuore che non perdono occasione per umiliarla dall’alto della loro condizione di donne accoppiate. È quella che oggi si definirebbe una perfetta single.
Unico neo nella vita di questa donna, a cui gli autori del testo non danno un nome, è dunque la mancanza di un compagno di genere maschile: questo solo dà una posizione sociale ad una donna sola del suo genere, questo solo permette ad una donna sola di vivere un esistenza pienamente compiuta. La nostra eroina potrebbe anche farne a meno ma ne è costretta dalla sua condizione e dall’ambiente circostante che preme affinché ciò accada. Invece, tutto pare andare nella solita calma piatta della sua squallida esistenza.
Le cose cambiano cambiano. Cambiano proprio quando sembra tutto fermo: il 13 agosto mentre lei è costretta a lavorare proprio perché sola e senza affetti ed i suoi colleghi in vacanza, quel Peppino apparentemente disinteressato mostra un improvviso interesse. Dapprima grazie ad un approccio azzardato e poi ad un autoinvito a pranzo, la storia sembra prendere insolite deviazioni. Quelle ‘mulignane’ del titolo – oltre che essere il piatto miglior riuscito della madre della protagonista, che le cucina in una eccellente parmigiana – diventano simbologia estrema di una sessulità border-line. Mulignane allora sta per lividi, legacci, manette, violenza, bondage…
Ma è una corsa in salita fino ad una completa trasformazione in tutti i sensi della protagonista, che, come il personaggio di ‘Emma B. vedova Giocasta’ di Alberto Savinio, liberandosi di tutti i complessi diventa una straordinaria femme fatale, tanto da perpetrare lei stessa in un finale non troppo positivo altrettante vessazioni sessuali su di una nuova ed improvvisata vittima. Scritto a quattro mani da Gea Martire, che ne è l’interprete monologante, ed Antonio Capuano, che ne cura l’accurata e puntigliosa regia in un napoletano molto urbanizzato, tratto da un racconto di Francesca Prisco, lo spettacolo è tutto teso su di una corda grottesca e pungente. Uno spazio neutro con solo un divanetto orbicolare al centro della scena che funge da elemento interscambiabile ed un appendiabiti che fa da siparietto per la trasformazione della protagonista. Gea Martire concede al suo personaggio tutte le corde espressive di cui è straordinariamente capace, uno spettro incredibile di colori ed emozioni. Si diverte divertendoci, dapprima inforcando un paio di fondi di bottiglia, regalandoci una imbelle figura impacciata e poetica al tempo stesso (esilarante è la scena quando, dopo gli imbarazzi di procurarsi un enorme vibratore, non sa come disfarsene), e poi infine come una cat women tutta in rosso che si concede il suo meritato riscatto. Gea fa vivere e palpitare il palcoscenico di tutte le presenze da essa evocate, rendendocele reali e concrete.
Andato in scena nella suggestiva Sala Teatro Ichos di San Giovanni a Teduccio di Napoli, lo spettacolo approderà dopo una tournée campana al Nuovo Teatro San Carluccio di Napoli dal 31 gennaio al 2 febbraio 2014.
Mario Di Calo
…for malacopia
Eventi Mediterranei presenta MULIGNANE da un racconto di Francesca Prisco, con Gea Martire; regia di Antonio Capuano.
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