Intervista esclusiva a Lella Costa, protagonista insieme a Paolo Calabresi dello spettacolo Nuda Proprietà, testo di Lidia Ravera, regia di Emanuela Giordano, dal 7 al 9 febbraio al Teatro Duse di Bologna.
Diego e Marco: Ecco, Lella, noi lo spettacolo non l’abbiamo ancora visto. Verremo al Teatro Duse di Bologna a vederti. Ci vuoi dire tu di che si tratta?
Lella: Questo è un testo scritto da Lidia Ravera, liberamente tratto da “Piangi pure”, che è il suo ultimo romanzo, molto complesso, con molte storie, con due protagonisti molto più avanti nell’età, un’ottantina d’anni, rispetto a quelli che abbiamo portato in scena. Nella commedia, che si chiama “Nuda proprietà”, Iris, la protagonista, ha sessantacinque anni dichiarati, è una bella forza della natura, molto egoriferita. Si rende conto di avere il problema: essendo sola e non avendo nessuna garanzia di mantenimento, perché, come dice ad un certo punto, “alla mia età i soldi escono ma non rientrano e nessuno investe su di te perché non c’è rientro né economico né erotico”, decide di vendere la nuda proprietà della sua casa. Nel frattempo cerca di “corrompere” uno psicanalista che è stato sfrattato dallo studio nel palazzo in cui lei stessa abita, offrendogli in affitto una stanza della sua casa e chiedendogli un certificato medico. Iris pensa infatti che se le certificasse una bella patologia progressiva, invalidante, l’agenzia immobiliare le valuterebbe meglio la casa e l’acquirente magari sarebbe disposto a sganciare di più. Lui naturalmente non ci sta però prende in affitto la stanza. Tra Iris e lo psicanalista si crea una bella complicità. Lui è uno psicanalista timido, riservato e molto fascinoso, in quel modo molto elegante, da persone che non sono più giovani. E ad un certo punto, a cambiare il corso di questa loro strana relazione, a lui arriva la notizia di una recidiva sul cancro da cui pensava di essere uscito anni prima. Per cui la proposta di lei è: vediamo se riusciamo a essere felici anche se il tempo stringe. È uno spettacolo su una relazione, sulla fragilità, sulla mancanza di sicurezze per un’età della vita che le statistiche e soprattutto la realtà ci raccontano che è sempre più popolata di persone che sono però “rimosse”, che ad un certo punto “scompaiono”… Iris dice: “Campiamo di più, meglio non ci giurerei”. In questo mondo sospeso in cui si innesta questo elemento serio, drammatico ma non insolito, vive questa relazione tra di loro che si sviluppa sul piano dell’ironia. Si tratta di provare a raccontare come si declina, se si declina, l’innamoramento in età in cui tutti i codici, tutti i gesti li hai già consumati e non ti interessano più. Quindi la cosa molto tenera è che loro due sono esattamente come due tredicenni. Il corpo diventa una scoperta, con tutti gli imbarazzi del caso. Lei rigida come un baccalà, lui le dice: “Va beh mi fermo da te da questa notte” e lei risponde di no, che si sente come la prima notte di nozze di una che si è sposata per corrispondenza. Paolo interpreta lo psicanalista che parla e si comporta come lo psicanalista che tutte noi avremmo voluto incontrare nella nostra vita, cioè uno che autenticamente ascolta gli altri. E poi tutto lo spettacolo è pervaso da ironia. Che poi per me è l’unico modo possibile per provare a vivere la vita e a non farsi sovrastare.
D&M.: Ma il titolo, Nuda proprietà, l’ha suggerito Carmen Consoli?! Perché di solito è lei che usa termini giuridici e canterebbe il codice civile…
L.: (ride di gusto) Magari a lei piacerebbe, dobbiamo chiederglielo. A proposito del titolo, mi viene in mente che mi è stato chiesto: “ma lei cosa intende metaforicamente con nuda proprietà?”. Metaforicamente!? No, non c’è metafora. Se vuoi vedere la metafora anche lì, magari ti diamo l’indirizzo di uno bravo! Quello che colpisce nel titolo è che parla, come tutto il testo, dell’adesso, della contemporaneità senza scadere nella cronaca o nel gossip. Questo spettacolo è assolutamente attuale perché fino a 5 anni fa non si parlava così tanto di nuda proprietà, che è una delle poche risorse che le persone hanno trovato per provare ad affrontare l’incognita del futuro.
D&M.: Ora dicci: Madonna o Lady Gaga?
L.: Nonostante la vicinanza anagrafica con Madonna, direi: Lady Gaga, mi è più simpatica! E mi sembra che ami divertirsi. Nel suo essere così dichiaratamente costruita, mi sembra ci sia più autenticità. E poi devo far finta di essere connessa col mondo giovanile per cui…
D&M.: Questa te l’aspetti. Com’è stato per te, cosa ha significato per te, che hai creato in tanti anni il personaggio di Lellacosta (tutto attaccato), calarti nei panni di Iris?
L.: Intanto è una donna abbastanza vicina a me soprattutto per questa passione per le parole. Molto diversa da me per questa solitudine creata da lei stessa. Lei è respingente, lei stessa dice di non aver mai superato la fase anale, non riesce a tirare fuori molte cose. Io sono diversa da lei. Ma mi sembrava importante uscire da una connotazione di monologante senza tradire quello in cui io credo, cioè che la forma e la sostanza devono coincidere. Devi sempre avere qualcosa da dire oltre che fare qualcosa che ti piace. E questo spettacolo funziona, funziona anche di più di quanto ci aspettassimo, proprio per questo.
D&M.: L’altro fil rouge che lega il personaggio Lellacosta con questa nuova esperienza è l’ironia…
L.: Assolutamente sì. Io non avrei potuto fare uno spettacolo senza ironia. In più mi ha permesso di lavorare con Paolo Calabresi perché la scelta dell’altro protagonista è passata anche attraverso me e devo dire che ne sono assolutamente orgogliosa. Ho creduto che lui fosse quello giusto. Peccato solo che sia così inutilmente alto!
D&M.: Ti senti meno sola in scena o ogni tanto patisci un po’ i tuoi compagni di palco?
L.: No, patirli proprio no! E, poi, diciamoci la verità: ascoltare sé stessi per tutti questi anni sarebbe potuto essere piuttosto noioso, ma io ho una forte attitudine all’ascolto e per questo mi sono sempre trovata a mio agio da sola ma anche a lavorare coi musicisti sul palco. Il passo è stato quindi piuttosto naturale e per ora per me è solo una festa. Come sarà tra qualche anno non lo so, ve lo dirò quando sarà il momento! E poi Claudia Gusmano e Marco Palvetti sono bravi (e alti come me), Paolo è semplicemente fantastico (ma inutilmente alto!).
D&M.: Sopracciglia: a becco di pappagallo, ad ali di gabbiano o a baffi di gatto?
L.: Mi appello al quinto emendamento. Anche perché dipende anche dalla dotazione di ciascuna ma ho paura che qualunque cosa dirò si ritorcerà contro di me. Giro la domanda a Lady Gaga, che sicuramente è più preparata di me.
(…continua…)
Con amore condiviso
Lella Costa, Diego Schiavo e Marco Melluso per malacopia
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