[LA REGINA REGALEGGIA]

Il boudoir della reginaOgni volta che penso alle mie reali colleghe, non posso non ammettere che fra tutte Penelope mi è sempre stata antipatica: un po’ pusillanime, esempio di donna che senza il proprio uomo è una nullità. Una sfigata, insomma; la quale, invece di aver a che fare con i porci- che qualche risvolto positivo lo avrebbe pure- si ritrova nel cortile di casa i Proci.

Tuttavia, sono stata redenta. Altro che Cenerentola, altro che Biancaneve: bisogna crescere le bambine a pane e Penelope.

Ma studiamo il caso. La ragazza si è maritata con Ulisse: se il prode sa usare il proprio corpo la metà di quanto si narri sappia usare il proprio cervello, lei c’ha visto lungo, assai. Comunque lui parte, lei lo lascia andare e- colpo di scena- lui torna, e pure scodinzolante. Signore mie, prendete nota.

Hanno un figlio, Telemaco, un po’ ingenuo, un po’ inadeguato, un po’ un nerd ante litteram. E lei non fa la mamma chioccia, no no: lei lo fa partire per formarsi e trovare se stesso; lo manda in Erasmus, praticamente. E ritorna pure lui, senza nemmeno essersi mai fatto una canna, per dire.

Ma ciò su cui io a questo punto vorrei focalizzare la vostra attenzione, è soprattutto sul rapporto che lei ha con i Proci. Questi gozzovigliano a spese della donna, ci provano disperatamente, lei non gliela dà. Poveri piccoli stolti, come se fosse possibile ottenere alcunché da una donna senza arrivarci carico come un Re Magio: ‘sti Proci senza neanche un diamante da 4 carati o mezza Anatolia. Senza nemmeno un mazzo di rose. Mah. Data la massa di inadeguati circostante, si capisce perché Penelope abbia preferito tessere una misera tela: il Principe Azzurro non ha mai permesso a Cenerentola di amministrare il Regno, però ha avuto almeno la cortesia di regalarle scarpette di cristallo. Poiché, diciamolo, ora come allora, nulla piega la nostra volontà come un paio di scarpe nuove.

Resta inteso, tuttavia, che anche Penelope, colei che ha fatto di quell’ostinazione nel rifiutare le bassezze dei Proci un’altera arma di difesa soprattutto intellettuale, è una pallida ombra rispetto al gigante da cui persino io avrei da imparare: Elisabetta II d’Inghilterra. Lei non solo ignora i pretendenti, lei ignora anche il marito e i figli. Al cospetto financo dell’ultimo dei suoi cappellini, la Middleton rimarrà sempre e solo una sbiadita principiante arrivata per giunta in ritardo al Ballo delle Debuttanti. Lei non tesse, non prova scarpe, non mangia mele avvelenate: lei si dedica esclusivamente ai quadrupedi, equini o canini fa lo stesso.

Io e la Betty, da vere Regine, non aspettiamo qualcuno che venga a salvarci, figuriamoci un uomo: il drago, ormai, lo abbiamo già sfiancato con i nostri ragionamenti. Al massimo, noi aspettiamo l’ora del tè, ecco.

La regina

Martina Del Castello per malacopia