Santo Jullare Francesco, di e con Dario Fo, in prima nazionale al Teatro Duse di Bologna dal 10 al 12 febbraio 2014.
Marco: 88 anni (suonati, quasi 89); 1 moglie, Franca, grande attrice e coautrice di moltissimi dei suoi spettacoli (che gli manca moltissimo, lo confessa a fine spettacolo, e anche a noi); 1 figlio, Jacopo.
Sissa: Abbiamo riso e trattenuto il respiro -a fasi alterne-, al Duse di Bologna, dove Dario Fo ci ha fatto vibrare di emozione col suo allegrissimo Jullare Francesco, che sarebbe poi San Francesco…
Marco: …62 guerre, di cui una mondiale (la seconda). Ha visto 2 re d’Italia e 11 Presidenti della Repubblica (di cui 1 per due volte); Presidenti del Consiglio: 4 fino al 1946 e 26 fino ad oggi (il ventisettesimo è in arrivo!). Ha vissuto sotto 7 papi (di cui, caso più unico che raro, ben due ancora viventi!). Un numero imprecisato di santi proclamati dal 1926 ad oggi (482 nel solo pontificato di Giovanni Paolo II)…
Sissa: …Sì sì, proprio quel San Francesco, quello celebratissimo, che oggi, per la prima volta nella storia, il Papa ha eletto per il proprio nuovo nome, salendo al soglio di Pietro. Nulla di blasfemo, vorremmo sottolineare: Fo ci ha regalato un racconto vivace e frizzante, basato su episodi per lo più poco noti della vita del Santo d’Assisi, in una chiave di lettura e di narrazione che solo lui sa confezionare.
Marco: Nella sua vita ha scritto commedie, ha parlato di politica e di morale borghese, si è preso gioco degli ambienti ecclesiastici un numero indefinito di volte, almeno quante le critiche che si è tirato dietro… Ha fatto teatro, ha fatto il Teatro, è stato il Teatro.
Sissa: Per come ce la racconta Dario, il confine tra fiaba e realtà quasi quasi si assottiglia e si mescola, si intreccia e si accartoccia assieme, fino a diventare un’esplosiva pozione di unico e raro Teatro, con la T maiuscola. Dove sia il limite tra la fiaba e la storia non ci è dato sapere, anche se ce lo chiediamo solo per un attimo, prima di lasciarci trascinare dalla straordinaria allegrezza che pervade il teatro. Dario Fo ci fa quest’effetto: ci vien voglia di saltellargli intorno! Dovrebbero fornirci, assieme alla poltroncina di platea, anche una cintura di sicurezza e, all’inizio dello spettacolo, avvisarci che “pronti, si parte, allacciate le cinture, siorre e siorri!”. Dunque, lo spettacolo vola via liscio, troppo liscio. Lo avremmo ascoltato ancora e ancora, Lui, LU RE del palcoscenico, che ci racconta la storia de LU SANTO JULLARE come il più travolgente racconta-storie di altri tempi. Ma non è solo riso. Come Dario sottolinea, introducendo, che lo spettacolo è fatto di canti e suoni…
Marco: …Ha anche cantato (5 33 giri e 6 45 giri) e potrebbe aver assistito a tutte le 63 edizioni del festival di Sanremo (di cui, ricordiamolo, 1 vinta da Povia, 1 da Marco Carta e 1 da Valerio Scanu, che ci hanno fatto rimpiangere i Jalisse!). Ha scritto canzoni (tanti i testi composti per Jannacci)…
Sissa: …ma anche di silenzi. Silenzi dovuti, crediamo noi, quando il racconto si fa storia dell’uomo – in senso esteso- che nei secoli non ha mostrato (non sempre) la parte migliore di sé, lo sappiamo. Il guizzo d’ironia, però, non manca mai e, anche nei passaggi più profondi, la riflessione lascia presto il passo ad un applauso, ad un sorriso, e alla consapevolezza della grandezza del Santo d’Assisi, che era nella sua semplicità, nell’umiltà dimostrata in vita.
Marco: …700 anni, una storia, tante storie accennate, raccontate, pennellate. Un unico presente. Mille personaggi, due protagonisti, Dario e Francesco, il re jullare e lu santo jullare…
Sissa: Improvvisamente ci accorgiamo che sembra non essere passato neanche un giorno dal quel lontano millecento-milledue, poiché, oggi come allora, è facile perdere di vista i valori reali di questa vita terrena. È un personaggio molto moderno, molto attuale, quello che Fo interpreta nel suo Santo Jullare Francesco. Ci arriva al cuore come una freccia ben scoccata…
Marco: Una storia viva e palpitante, raccontata con un linguaggio fatto di termini latini, spagnoli, provenzali, ricavati da tutti i dialetti, perfino dal napoletano e siciliano… 120 minuti filati (la durata dello spettacolo, con una piccola pausa di 20 minuti annunciati ma 15 effettivi), 15 minuti di applausi a scena aperta…
Sissa: …Beh ma Dario, lo sappiamo, non è un semplice storyteller, non è solo un allegro racconta-fiabe, non è uno sterile storico scrupoloso. È attore, interprete, è San Francesco. E lui, sul palco, anche quando canta e si muove e ulula col lupo di Gubbio, traducendocelo in volgare e rendendoci tutti partecipi di un dialogo fantastico, rendendoci poliglotti a non finire. E lui, LU SANTO, è lui LO JULLARE, è lui … LU RE della scena!
Marco: Un premio Nobel, che ha suscitato non poco scalpore. Ma questo non conta. I numeri non contano. Invece le emozioni contano. Eccome. E le parole, le sue, non si contano e lasciano il segno, come i suoi occhi.
Tutto dietro alle spalle, tutto ancora da vivere, da scrivere, da recitare.
Una sedia e, dietro, un palco; un uomo, tantissimi spettatori in fila per un saluto. Un commiato, un sorriso e un nuovo inizio.
…con amore malacopia
Silvia Sissa Franceschelli e Marco Melluso
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