Oggi malacopia intervista Paolo Calabresi, caro amico e co-protagonista di Nuda Proprietà a teatro e di Smetto quando voglio, regia di Sydney Sibilia, al cinema.
Diego&Marco: Ti abbiamo visto e apprezzato molto in Nuda proprietà! In questo spettacolo interpreti il ruolo di uno psicanalista. Che rapporto hai con la psicanalisi?
Paolo: Sono stato in analisi 3 anni, ma sarei potuto e dovuto starci più a lungo. Sono uno junghiano acquisito. Esperienza meravigliosa e necessaria, entrare in contatto con un Paolo che di Paolo ne sa qualcosa in più….
D&M.: Cosa ne pensi del tuo personaggio?
P.: Ne penso tutto il bene del mondo. Mi piacciono la sua cautela, la sua riservatezza, l’intelligenza e l’ironia con cui affronta tutto quello che gli accade.
D&M.: Sei contemporaneamente al cinema ed in teatro e in televisione: ti senti più ubiquo, obliquo-trasversale o schizofrenico?
P.: Diciamo multitasking, fa più moderno.
D&M.: Scherzi a parte: cinema o teatro?
P.: Il nostro lavoro è sempre lo stesso. L’attore finge. Più è credibile più è bravo. Il mezzo rimane uno strumento per applicare questa finzione, non è decisivo stare davanti a una macchina da presa o in un teatro. Cambia tutto tranne ciò che noi dobbiamo fare, essere credibili. In ogni caso stamo a giocà.
D&M.: Che rapporto hai col palcoscenico e con il pubblico?
P.: All’inizio della mia carriera in Teatro avevo un brutto difetto, sentivo e soprattutto guardavo molto il pubblico. Sondavo in tempo reale gli effetti del mio lavoro. Col tempo ho imparato a stare con me stesso e con i colleghi in scena, e comunque solo nel microcosmo del palcoscenico o del set.
D&M.: Parlando di musica classica, che è sempre alla base della nostra cultura occidentale, cosa ne pensi della mancanza di Anna Oxa e Al Bano al festival di sanremo?
P.: Penso che sia il segno della nostra crisi. Stanno crollando tutte le nostre certezze. Neanche i Ricchi e Poveri ci danno più, non sottovalutiamolo…
D&M.: Sappiamo del tuo amore per le imitazioni estemporanee dal sapore dadaista: raccontacene una a cui sei affezionato.
P.: Ne ho fatte più di venti. La gente si ricorda quelle più eclatanti, come Cage a Madrid o lo scherzo a Corona, ma ci sono cose che molti non hanno visto. Ad esempio, quando mi sono finto Cardinale e sono andato al concerto di Gigi D’Alessio. Gigi ha fermato il concerto per darmi la parola. Mi sono trovato con un microfono in mano a benedire i suoi fans.
D&M.: Per calarti in un personaggio preferisci: il metodo Strasberg, Stanislavskij o Stanislao Moulinsky?
P.: Stanislao Moulinsky è la sintesi perfetta, e ha anche un vago sapore nostalgico… L’ultimo cartone di Supergulp il giovedi sera. E l’ultimo chiuda la porta…SBAM!
…con amore
Paolo Calabresi, Marco Melluso e Diego Schiavo per malacopia
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