Il museo dei nostri amori… Quartett di Heiner Muller da Le relazioni pericolose, regia di Walter Malosti, in scena al Piccolo Eliseo Patroni Griffi.
Quando Heiner Muller si accingeva a scrivere Quartett/Le relazioni pericolose nel 1982, ispirato liberamente a Les Liaisons Dangereuses di Pierre Choderlos de Laclos, pare che ne avesse letto solo l’introduzione alla traduzione in tedesco di Heinrich Mann, mentre aveva letto solo una parte ed anche frammentaria dell’imponente e scandaloso romanzo francese in quattro volumi pubblicati verso la fine del settecento, che irritò non poco la società ben pensante dell’epoca. Questo a riprova della grandezza di questo importante e rappresentativo drammaturgo del novecento, di madre lingua tedesca ma che abbraccia tutta la cultura europea.
Un testo strepitoso, una montagna incantata di parole, divine parole, apparentemente insormontabili, quattro personaggi, quattro demoni che ruotano centripetamente su se stessi e sui loro ragionamenti e rispettivamente ed alternativamente intorno agli altri antagonisti.
La storia è quella del visconte di Valmont, impenitente seduttore e libertino che, in accordo con la marchesa di Merteuil, decide di sedurre la nipote di quest’ultima, mentre gli stessi sono stati e continuano ad essere amanti. Un testo apocalittico e assolutamente moderno per quanto ispirato ad un settecento immaginario, un testo che parla dell’eterno contrasto tra morte e desiderio, di autolesionismo e passione, di sadismo e resurrezione. Così come è stato ridotto, accentua il divario e lo scontro fra i due protagonisti, ben reso nella versione odierna operata a quattro mani ad opera del regista – ed interprete principale – Valter Malosti ed Agnese Grieco, solo sui due interpreti, sui quali pesa dunque tutto l’assunto drammaturgico, in un gioco speculare di interscambi interpretativi di notevole pregio e intuitiva soluzione registica.
In uno spazio neutro ed asettico (la scena è di Nicolas Bovey) ,che si colora a volte di tinte fosche o di un rosso sangue coaugulato, un unico elemento scenico a far da arredo, un letto ospedaliero telecomandato dall’esterno dove è ricoverata e riposa Marchesa de Merteuil, con tanto di flebo appuntata sul braccio, e che fa da ago della bussola, quando lo stesso letto si posiziona al centro della scena, nel famoso gioco di scambio dei ruoli.
Qui è rappresentato “il talento teatrale delle bestie…”, due leoni in gabbia, due pesci in un acquario, due atolli spaziali che girano a vuoto, in eterno conflitto, in eterno contrasto, un scontro fra sessi opposti ma interscambiabili come a testimoniare che “…il diavolo conosce molti travestimenti”. Ma quel diavolo che si cita non abita più in nessuno dei due, dei quattro interpreti e protagonisti.
Valter Malosti, di nero vestito, ed imparruccato, si presenta dapprima con un distacco quasi meridionale, ed un gusto tipicamente maschile della provocazione e del gioco, con tanto di unghie lunghissime che ricordano Edward mani di forbice ed un bastone che lambisce ad uso di un membro virile, poi diventa via via sempre più sicuro di sé, in una citazione assolutamente geniale e divertente da A clockwork orange che ci riporta immediatamente in atmosfere kubrickiane. La sua regia agisce a tuttotondo in un crescendo che non lascia scampo: il maschio deve cedere il passo inevitabilmente alle mire perverse della femmina.
Protagonista assoluta ed indiscussa della pièce, che dura purtroppo solo settanta minuti, è Laura Marinoni, che riversa un torrente di parole in una intensissima interpretazione, nitida e tagliente, cattiva e accattivante. La sua seduzione arriva fin nel buio della sala e noi tutti ne rimaniamo soggiogati. Ogni minima parola che proferisce ha un peso ed un valore inestimabile, è “la sua pelle ricorda…” ed è per noi un piacevole ricordo.
Molto belle le luci baconiane di Francesco Dell’Elba.
Mario Di Calo …for malacopia
Quartett/Le Relazioni Pericolose di Heiner Müller
da Le relazioni pericolose di Pierre Choderlos de Laclos
con Laura Marinoni e Valter Malosti
regia Valter Malosti
suono e live electronics G.u.p. Alcaro
luci Francesco Dell’Elba, scene Nicolas Bovey
Produzione Fondazione del Teatro Stabile di Torino. Al Piccolo Eliseo Patroni Griffi fino al 2 marzo
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