Malinvista ad Andrea Mirò, cantautrice, musicista, direttore d’orchestra.
Tu e malacopia: cos’è per te la malacopia? Ci racconti un episodio che ha a che fare con la malacopia?
Per me la MALACOPIA è la prima stesura di una canzone, di un pezzo musicale in generale, ed è sempre la migliore come impatto: ha cioè il trasporto emotivo con cui componi al volo qualcosa ed ha un fascino che si perde inevitabilmente appena realizzi la “bella”. E infatti il lavoro vero e più difficile in un disco è quello di riuscire a mantenere quel fascino quando la stesura diventa la definitiva, quella che rimarrà fissata su supporto, la vera scommessa è tutta lì.
Lavoro: di gruppo o solitario?
Lavoro di gruppo dopo il lavoro individuale, sempre, confrontarsi è fondamentale per un artista, ovviamente con chi stimi sappia e capisca il tuo lavoro, anche quando non lo condivide fino in fondo ma lo rispetta. Generalmente è così che vengono fuori colori inaspettati, alle volte basta un particolare quasi impercettibile ma tale da farti anche cambiare totalmente rotta… Uno parte da Bach e arriva ai Metallica, per dire!
Ci descrivi il tuo lavoro: come lo vivi e come lo pensi?
Vivo il mio lavoro come se avessi ancora 10 anni, con lo stesso entusiasmo, può sembrare alle volte fuori luogo ma non mi sono mai curata molto di ciò che si potrebbe pensare di me se ballo mentre dirigo l’orchestra o suono il piano facendo facce poco eleganti, ci sono momenti dove il coinvolgimento è tale che ci si dimentica il galateo della performance in favore di un’esaltazione da condividere col pubblico, al bando le ciance!
Cos’è per te la creatività?
Creatività è libertà d’espressione, prima di tutto. Poi sistematicità e determinazione. Per quanto mi riguarda credo sia qualcosa che mi accompagna in ogni momento, anche mentre cambio il pannolino ai miei figli, è un modo di essere e di vivere, come il rock’n roll.
Creativo è anche utile?
Certo, “creativo” è un aggettivo che va molto a braccetto con “funzionale”, e, nel caso della musica, con “comprensibile”, anche se a volte lo è su più livelli quindi meno diretto e con diverse chiavi di lettura, ma ripristinando il giusto significato che dovrebbe avere il termine “popolare”, così tanto bistrattato negli anni passati, dandogli un valore più allargato, più ampio, senza dimenticare la qualità.
Un’idea per il futuro.
Sicuramente nel mio ci sono concerti: legati al disco appena uscito di traduzioni di Brassens -SEGNI (e) PARTICOLARI- con Alberto Patrucco, una sorta di recital teatro-canzone dove l’alternanza di canzoni e monologhi sviluppa sorrisi e a volte risate. Poi, live solo miei, oltre alla stesura dei nuovi brani per il mio disco prossimo, la produzione e arrangiamento di canzoni per un testo teatrale commissionatomi due mesi fa, …insomma, chi si ferma è perduto!
Anzi vado che devo giusto finire una linea di archi!!
…con amore
Andrea Mirò e malacopia
Adoro Andrea Mirò: è una tosta! E una professionista. 🙂 Bravi, bella intervista!