L’ultima vittoria di Luigi Lunari, con Giorgia Brusco e Chiara Giribaldi, regia di Gino Brusco, in scena al Teatro Salvini di Pieve di Teco il 29 marzo 2014.

L_ultima_vittoria_malacopia_cattivi_di_cuore_1Tornare a Pieve di Teco e passeggiare sotto i suoi portici antichi è sempre fantastico. Vedere uno spettacolo allestito dai Cattivi di Cuore, con Giorgia Brusco e Chiara Giribaldi, dirette da Gino Brusco, è semplicemente meraviglioso, è il perpetuarsi dell’emozione di un incontro, un incontro (un po’ surreale!) di tanti anni fa in un’aula di università che si è trasformato in amore. È che il Teatro (come i sentimenti) sopravvive soprattutto qui, in provincia, dove prende respiro, grazie al generoso fiato di persone entusiaste e molto, molto professionali, su palchi, dietro le quinte, nei camerini, nella postazione regia, in platea e nelle gallerie di teatri storici e belli come il Salvini di Pieve (cui siamo legatissimi anche perché ha ospitato e amato noi e Lella Costa inParto). 

Ecco. Ho vuotato il sacco subito, ho confessato tutto, ho fatto outing, così lo sapete e chi arriverà alla fine del pezzo non potrà dire: “Ah, ma lui è di parte!”. Yes, I am.

L_ultima_vittoria_malacopia_cattivi_di_cuore_5Si torna dunque a Pieve per L’ultima vittoria dei Cattivi di Cuore, spettacolo che porta proprio questo titolo, anche se alla fine non trovo che sia così chiaro il motivo per cui Lunari, l’autore, l’abbia scelto. Di cosa parla? Di un tema noto e già declinato nelle sue varie sfaccettature: la storia di due sorelle, del modo differente di approcciare alla vita e della rivalità che una sente nei confronti dell’altra.

Due sorelle, dunque. C’è da dire che di solito, nei miti ma anche nelle fiabe, le sorelle sono tre: tre le Moire, in latino Parche, ma sempre tre; tre le Erinni, in latino Furie ma sempre tre; tre in origine anche le Muse, poi si triplicano e diventano nove; tre le Norne nordiche; tre le filatrici dei fratelli Grimm; due sorelle (stronze) con Cenerentola fanno tre; Belle ha due sorelle bestie; tre sorelle le fatine di Aurora, bella anche lei ma addormentata nel bosco; tre sorelle ne Le mille una notte, tre quelle di Cechov, tre ma invidiose quelle di Calvino. E l’elenco potrebbe continuare. Ma quando sono tre di solito sono compatte e solidali.

L_ultima_vittoria_malacopia_cattivi_di_cuore_4In questa storia invece le sorelle sono due e quando sono due sono inevitabilmente rivali. Due come Maria Tudor, detta la sanguinaria (mai soprannome fu più meritato), cattolica, ed Elisabetta I, protestante. Due come Baby Jane e Blanche dell’indimenticabile “Whatever happened to Baby Jane“, interpretate dalle strepitose Batte Davis e Joan Crawford. Una pazza, l’altra finta-buona vera stronza. Beh, credo che proprio il loro ricordo aleggi come uno spettro sulla storia di Lunari. Che però fa delle sue due sorelle una sorta di Serena e Venus Williams, le campionesse di tennis, qui campionesse di scherma.

E le due, Alice e Marta, schermiscono e si scherniscono, si feriscono e, alla fine, si pugnalano a vicenda, come in tutte le rivalità di fratelli e sorelle di carta (ma non solo). La sempre-buona che vuol essere madre, Alice, ferisce durante un allenamento improvvisato Marta, la campionessa, che resta immobilizzata per la vita. Un’esistenza infelice da paraplegica, una vita che diventa invivibile per Marta ma anche per Alice, che le sta vicino sorretta dalla sua fede fanatica. Marta vorrebbe morire ma Alice non vuole aiutarla. Alice vuole un figlio che non arriva ed è proprio Marta ad aiutarla, acconsentendo a un rapporto sessuale col cognato e portando in grembo, lei paralizzata, un figlio. Il finale non ve lo svelo, anche se potete arrivarci da soli.

L_ultima_vittoria_malacopia_cattivi_di_cuore_3Lo spettacolo è bello e piace molto. Un omaggio, per così dire, floreale alla Giornata mondiale del Teatro. Il pubblico apprezza e applaude per cinque minuti le bravissime interpreti e l’ottima regia. E decreta l’ennesima vittoria dei Cattivi di Cuore, che debuttano così in un nuovo spettacolo, cimentandosi con un testo bello, scritto appositamente per Chiara e Giorgia. Un testo con una tematica forte, con momenti di intenso lirismo.  

Un testo bello ma non immune da difetti: ad esempio, la prima parte, troppo breve, non delinea pienamente i due personaggi e il loro mondo interiore. Nel finale, la redenzione della sempre-buona-ma-stronza è fastidiosa, sgradevole, inutile e insincera, a meno che Alice non avesse dei problemi psichiatrici che prima non aveva palesato. Intendo dire che se per esempio Marta si fosse tolta la vita da sola, lasciandosi morire (e così ho spoilerato il finale, accidenti!!), Alice sarebbe stata coerente con il suo personaggio: fanaticamente amante della vita, avrebbe provato rimorso per quello che aveva fatto alla sorella prima e dopo. E Marta avrebbe fatto un ultimo dispetto alle bigotte ideologie della sorella. Oppure Marta avrebbe potuto rifiutarsi di affidarle il figlio (maledetto spoiling!).

L_ultima_vittoria_malacopia_cattivi_di_cuore_2Invece così non è. Peccato. Mi è sembrata un’occasione mancata. E Alice, alla fine, ne esce (nonostante il tentativo di Lunari) come una stronza irritante, egoista e superficiale: irredimibile!

Per fortuna che ci sono le due protagoniste, che noi amiamo per le loro grandi doti di intensità espressiva nell’interpretazione, per l’umanità vera che sanno infondere nei loro personaggi, e l’abilità e il gusto registico di Gino Brusco che riescono a colmare queste lacune e a rendere lo spettacolo complessivamente molto ben riuscito e assolutamente da vedere.

… con amore sincero

Marco Melluso per malacopi

foto Fabio Zenoardo