Le vespe di Aristofane, regia di Mauro Avogadro – 9 Maggio /22 giugno 2014, 50° Ciclo di Rappresentazioni Classiche al Teatro Greco di Siracusa.
Un’enorme e lunghissima parete di alvei corre di traverso lungo tutto il boccascena del Teatro Greco di Siracusa, che sfuma fra il verde degli alberi della bella scenografia naturale del Parco Archeologico della Neapolis e l’azzurro del cielo siciliano. Alvei che scopriremo essere degli originali abitacoli. Un’enorme bolla che emerge a forza sul lato destro dell’orchestra, composta da elementi sempre a forma esagonale, è la casetta del protagonista. Non c’è ombra di dubbio: siamo dentro l’habitat naturale di quegli strani e fastidiosi insetti, che fanno del loro pungiglione il loro orgoglio e il loro vanto, le intelligenti vespe.
Come è uso da un pò di anni qui a Siracusa, in aggiunta alla due serate canoniche di messinscene di tragici greci, ce ne è una terza in cui si rappresenta una commedia. La prescelta di quest’anno, azzeccatissima, è, per l’appunto, la commedia di Aristofane Le vespe. La storia è questa: AbbassoCleone non vuole che suo padre, VivaCleone, partecipi più come giudice popolare ai processi. Pertanto, lo fa ragionare sul fatto che lui e tutti gli altri anziani giudici di Atene, suoi amici, sono solo strumentalizzati ed usati da chi invece detiene il potere impropriamente. A capo di tutto quanto è proprio Cleone, governatore corrotto e corruttore. I compagni di tribunale di VivaCleone, le vespe del titolo, tentano invano di ribellarsi ma le argomentazioni e l’amore del figlio per il padre li farà necessariamente capitolare: il pungiglione, vanto di tanta molestia, può, anzi, deve essere abbassato. Accade quindi, come in molte commedie di Aristofane, una sorta di rewind del tempo che fu, un via col vento: il vecchio vuol ritornare giovane in una riscoperta della freschezza di una ritrovata gioventù. In realtà, quello che viene fuori è una spietato affresco sulla vecchiaia e sul crepuscolo della vita.
La traduzione fedele che si concede a merito e nello spirito di Aristofane non poche trasgressioni è di Alessandro Grilli. Dopo un inizio assolutamente divertente e gustoso ad opera dei bravissimi servi, qui interpretati dagli ecclettici e ben assortiti Sergio Mancinelli ed Enzo Curcurù, il coro delle Vespe, preso alla lettera dal regista Mauro Avogadro, è un nutrito gruppo di attori, di comprovata esperienza, in abitino da vespa nero e giallo con tanto di alucce sbrilluccicanti, che regalano un esilarante e piacevole momento di grande teatro comico.
Ma il concedersi al gioco del regista non finisce qui. Alcuni ingressi in scena son eseguiti dagli attori alla guida di famosi scooter che fanno riferimento ai protagonisti del titolo. Regia quanto mai ricca di citazioni e riferimenti sia all’opera lirica, col prezioso apporto di Adonay Mamo, che da anni ricerca nel suo incomparabile talento doti di sopranista, nei panni di un servo canterino, alla piacevole citazione da all’ombra de’ cipressi e dentro l’urne di foscoliana memoria. Ma l’apporto decisivo e risolutivo è quello dato dall’estro creativo ed effervescente della Banda Osiris, che risolve egregiamente e ironicamente tutta la parte cantata ed epica della commedia.
Lo spettacolo tutto è un’esplosione continua di trovate piacevoli e divertenti in uno spirito assolutamente congeniale ad Aristofane. E quando ci ritroviamo quasi in un interno familiare, poiché l’azione si restringe sui protagonisti, riusciamo ad apprezzare la bravura del duetto interpretativo di Antonello Fassari e di Martino D’amico, rispettivamente padre e figlio, che gareggiano in bravura. Il processo domestico ai danni di un cane, colpevole di aver rubato proprio una caciotta siracusana è un momento pregevole ed esilarante dello spettacolo. Ma le trovate del regista sono inarrestabili e la serata conclude in una parata che coinvolge positivamente e plaudente tutto il pubblico convenuto per la prima.
Mario Di Calo per malacopia
Le vespe di Aristofane, regia: Mauro Avogadro
Traduzione e adattamento: Alessandro Grilli
Scene e costumi: Arnaldo Pomodoro Musiche: Banda Osiris: Alessandro Berti, Gian luigi Carlone, Roberto Carlone, Giancarlo Macrì, Raffaele Kohler (musicista)
Movimenti: Ivan Bicego Varengo
Con: Sergio Mancinelli, Enzo Curcurù, Antonello Fassari, Martino D’Amico, Francesco Scaringi, Doriana La Fauci, Giulia Diomede, Sebastiano Fazzina
Coro: Francesco Biscione, Giuseppe Bisogno, Massimo Cimaglia, Carlo Di Maio, Lorenzo Falletti, Adriano Giammanco, Francesco Migliaccio, Andrea Romero, Marco Toloni, Carlo Vitiello, Alessandro Romano
Servo Cantante: Adonai Mamo; Figli dei Coreuti: Giovanni Luca Ariemma, Corrado Drago, Dario Fini, Matteo Francomano
Servi: Salvatore Agli, Valerio Aulicino, Andrea Cannata, Riccardo Masi Ladrete Antonio Bandiera. Figli di Canchero: Dario Battaglia, Gianni Giuga, Domenico Macrì
Canchero: Pippo Calvo
Foto di Walter Silvestrini
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