DA QUEEN MARY A ERZSEBET BATHORY: IL LATO OSCURO DELLE DONNE (sinceramente preferiamo il lato B)
Al suo cospetto Jack lo Squartatore impallidirebbe, e Sweeney Todd non sarebbe altro che un principiante. La storia di Erzsébet Báthory, anche nota come Elizabeth è non solo agghiacciante, ma condita di sadismo, di crudeltà, di dettagli macabri, di orrore ripetuto all’infinito. La sua è la storia di una delle più grandi serial killer del mondo e di una delle assassine più feroci, tanto da conquistarsi il soprannome di Contessa Dracula o Contessa Sanguinaria, a casusa della sua sadica passione: fare il bagno nel sangue delle sue vittime. (Giulia Mattiolo per stile.it)
In realtà queste diatribe sessiste, che amano fare dello scontro uomo-donna una soap-opera infinita tipo Sentieri (va ancora in onda?), stanno diventando un noioso cult della società contemporanea, dove lo scontro finisce sempre in parità, senza vincitori né vinti, se è vero che lei lo seduce e lo usa come oggetto e lui, però, si fa usare ma poi non la richiama (0 a 0 palla al centro).
Nei bei tempi andati, invece, sebbene era data per scontata la predominanza maschile, uomo e donna sapevano ben dividersi le sfere di un’influenza e poteva persino capitare che la donna, se dotata di grandi qualità, finisse addirittura per prendere il posto di comando, almeno di fatto.
Pacifico. D’accordo. Ma chi sottovalutò la differenza di genere, ridendo, ben presto si ritrovò a gambe all’aria in un fosso.
Storicamente molte donne che presero il potere, furono condizionate dall’educazione e dalla filosofia del telaio: c’è un problema, tagliamolo! La praticità e la velocità di esecuzione si sostituiva al beneficio del dubbio e al temporeggiare tipico degli uomini.
E talvolta per raggiungere il fine i mezzi erano crudeli, suscitavano nelle menti più disturbate finanche divertimento.
Il famoso cocktail Bloody Mary, non ricorda il nome di una massaia nordamericana dedita alle conserve di pomodoro, ma il soprannone dato a Queen Mary I che fece applicare sugli eretici indicibili torture. Il suo piatto preferito? Protestante arrostito sul rogo.
Colei che, in assenza di uomini al suo fianco, meglio seppe dimostrate quanto una donna può invertire gli esiti della guerra dei sessi fu la regina Giovanna II d’Angiò, che divenuta sovrana di Napoli, a seguito della morte del fratello, si guardò bene dal dividere la torta con qualche uomo dal vecchio modo di pensare. Preferì fare la regina single e dedicarsi segretamente ai piaceri. Si racconta che facesse rapire i popolani più sexy e, dopo averli coinvolti in amplessi sessuali, li facesse imprigionare e gettare da una botola del Maschio Angiono e, infine, sfracellare sugli scogli. Insomma, toy boy usa e (proprio il caso di dirlo) getta.
Eppur, tuttavia, queste due signore, sembrano delle educande al cospetto della contessa Erzsébet Báthory recentemente indicata dai ricercatori come la donna più crudele di tutti i tempi (nel computo sono comprese pure le ex???).
Crebbe in una zona a ridosso della Transilvania. In proposito, si potrebbe rispolverare la teoria antropologica per cui l’ambiente fisico influenzi i comportamenti umani. Pare che fosse lontana parente di Vlad III, altrimenti detto Dracula (crediamo ancora che la genetica sia un’opinione?).
Da piccina fu costretta dal padre ad assistere alle torture dei prigionieri turchi e a macabre sedute, in cui venivano amputati arti e inflitte pene inenarrabili. Come se non bastasse, appena quindicenne fu data in sposa a Ferenc Nádasdy, che i documenti ricordano come un galantuomo che amava abusare di giovani donne e un generale crudele e spietato in battaglia.
A questo punto ci saremmo piuttosto meravigliati se la signora fosse riuscita a conservare un minimo di atarassia stoica e di contegno aristocratico. E, come è ben noto (soprattutto ai maschietti) la donna quando ingaggia una gara (di crudeltà) con l’uomo, non vuole vincere ma stravincere. E così fu. Il marito partì per una campagna di guerra e lei pensò bene di trasformare il castello di Cachtice (Slovacchia) in un museo della tortura (bisognava pur dare a tutta l’iniziativa un tocco chic). Il suo sadismo si scatenò: giovani fanciulle venivano lasciate assiderare, le mani dei traditori bruciate nell’olio, le loro carni sottoposte a punture di api. Ma il clou doveva ancora arrivare. Appreso da uno stregone che il bagno nel sangue di giovani vergini faceva ringiovanire, quale migliore occasione? Lei diventava più bella e contemporaneamente eliminava la concorrenza di altre donne (lupus in fabula… e qui lo scrivente si commuove per la proverbiale solidarietà tra donne). Alla fine, però, ex machina la tracotanza della donna venne punita ovviamente da un uomo (quanto è vero che la storia è ciclica): l‘imperatore Mattia II fece aprire un’inchiesta, le indagini condannarono Erzsebet ad essere murata viva nel suo castello. Dopo pochi anni, scelse di farsi morire di fame, sola e per nulla pentita (donna stronza fino alla fine…eh heee).
Esultarono i nobili slovacchi che non trovavano più mogli giovani ma solo babbione, esultò il marito Ferenc per aver salvato i gioielli di famiglia, esultò il fuco (di cui sopra) che morì senza credersi vittima di una politica sessista.
In fondo, in ogni storia di Malacopia, c’è sempre un lieto fine. 🙂
Franz Iaria per malacopia
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