PEACE and COLOUR.
Declinare il colore nei suoi vari toni è la tendenza glam che la casa di design Pantone ha imposto al mercato negli ultimi anni. Ad intercettare la tendenza e sposarla al turismo ci ha pensato Bruxelles, dove è nato il primo Hotel Pantone. Progettato dal designer d’interni Michel Penneman e dall’architetto Olivier Hannaert, l’albergo mette in mostra il colore legandolo alle emozioni: ogni piano una sfumatura diversa da “intonare” agli stati d’animo. Sette nuances per 59 camere, dai colori più brillanti a quelli più tenui, per riuscire a fare pendant con qualsiasi atmosfera. (a cura di Nicola Perilli per repubblica.it)
Dagli anni ’50 in poi, la casalinga e l’impiegato statale, esauriti o stressati dai problemi ordinari del quotidiano, leggevano i fumetti dei Peanuts con le perle di saggezze di Lucy Van Pelt o vedevano al cinema i film di Stanlio e Ollio per evitare di finire nelle grinfie della psicanalisi – che all’epoca significava diffidenza, elettroschock e garanzia di tornare a casa più fulminati di prima.
E vennero poi gli anni 80 e 90 dove anche per un piccolo attacco di ansia da esame universitario o per una tachicardia da corsa per tre piani, si andava dallo strizzacervelli, che era diventato uno status simbol, come il Rolex o il tailler Chanel, con il suo leggendario divano di pelle e il contenitore rettangolare di sabbia con il rastrellino. L’impenetrabile indagatore dei precordi umani appuntava sul taccuino quelle confidenze che, poi, rielaborate nel filtro junghiano o freudiano, dovevano chiarirci se eravamo gay perchè ci piaceva il verde o maniacali se ci lavavamo i capelli cinque volte alla settimana anziché tre.
Dopo tempi incerti di false chimere, dominati dall’equivoco che una scienza medica possa offrire canali per farci accedere senza fatica al vassoio d’argento della serenità, il senno è tornato e l’ingegno umano ha prodotto proposte di ringiovanimento dell’anima meno chimiche e più creative e briose. Dilagano oggi terapie legate al mondo naturale quasi a ricordarci che le soluzioni, in fondo, sono intorno a noi e che basta un nonnulla per afferrarle e ritrovare cinque minuti di relax.
Abbiamo sentito più volte parlare di aroma theraphy, cristallo terapia ed eco terapia. Siamo passati nell’arco di quindici giorni dal torturarci le narici con profumi di erbe gramigne, a contemplare giade dai misteriosi poteri in attesa di sentire una voce, fino a farci convincere che l’odore di sterco di capra riattiva i canali dell’anima. Le abbiamo davvero provate tutte, ci mancava giusto la Color Theraphy.
Ci hanno pensato a Bruxelles, dove è nato il primo albergo targato Pantone, azienda americana che si occupa di tecnologie per grafica. La filosofia del progetto è quella di creare degli ambienti che siano in perfetto pendant con qualsiasi atmosfera e soprattutto con gli stati d’animo. Insomma l’obiettivo è quello di coniugare l’antichissimo e sacro valore dell’ospitalità con le più contemporanee ed urgenti esigenze degli anni correnti, il relax dell’anima e la ricerca della serenità; il tutto in un contesto glam che fa sempre molto strafigo nei resoconti da propinare ad un aperitivo importante con amici di un certo livello tra champagne, ostriche e caviale (tenersi pronti se mai La Regina ci dovesse invitare a Palazzo).
Se è vero che l’albergo prevede una camera per ogni stato d’animo dell’ospite, interessante sarebbe immaginare che cosa vi sia dentro per rilassare i soggetti più agitati, tipo quelli da incazzatura multipla con il principale o investiti da una voglia incontrollabile di impiccarsi all’asta della doccia perché la moglie limona con il giardiniere. Pungiball? Camere insonorizzate dove urlare tanti vaffa… a squarciagola? Bamboline voodoo da personalizzare? No, solo colori e un design da mozzare il fiato.
L’ingresso nell’albergo significa varcare la porta d’accesso ad un nuovo mondo. Infatti, già nella hall, potreste incominciare a sudare freddo ed agitarvi solo per provare a capire come ci si siede su quegli aggeggi ovali che dovrebbero essere sedie, senza rischiare di fratturarsi un femore; oppure, entrati in una camera, non è improbabile che dobbiate chiarire a voi stessi se era meglio mettere nel beauty un paio di ray ban anti raggi gamma piuttosto che uno spazzolino in più d’emergenza. Ma suvvia, non facciamo i soliti ragionamenti provinciali, lanciamoci nell’ignoto, tuffiamoci e affondiamo nel mega lettone tre piazze e mezzo in quell’atmosfera mista Rotcho e tavolozza multicolour by Van Gogh.
E dopo una bella e rilassante dormita, una colazione su terrazzo tra arredi aerodinamici con colori così accesi e rilassanti, che ci fanno passare anche la paura di alzarci e ritrovarci le chiappe sporche di vernice, l’anima si avvia nella sua pharm rigenerante, incoraggiata anche da quella certa teoria New age che associa chakra, colori, benessere e bla bla bla…
E ci può stare che l’ospite un po’ più filosofo e poeta condivida su facebook la banale frase che la vita è una tavolozza bianca tutta da disegnare e colorare, magari suggerendo di considerare il nero solo un colore per sfinare le silhouhette e non per vestire l’anima.
La social victim avrà pure scoperto l’acqua calda, ma una mezza verità l’ha centrata: meglio una vita a tinte forti che un grigiume che annerisce l’esistenza.
Attenzione, però, a non esagerare con il rosa Schiaparelli: potreste passare il sabato notte negli uffici della Buon Costume a vedere Ballando con le stelle. E, allora sì che il nero su bianco non ve lo toglierebbe nessuno.
Franz Iaria per malacopia
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