Malacopia_FiabeDalDiDietro_copC’erano una volta una laboriosa formichina ed una cicala dissoluta. La formichina passava le sue giornate a lavorare, lavorare, lavorare come una disperata, e la cicala invece se la spassava alle sagre di paese. E così passò la primavera.

– Vedrai, vedrai – ripeteva sottovoce la formica, mentre con le sue amiche, sorelle e colleghe continuava a stipare cibo nel loro collettivo.

– Facciamo trenino!! – diceva la cicala, mentre si sfondava di daiquiri con gli altri insetti della foresta.

Arrivò il sole estivo, che abbrustoliva i campi, e la formica continuava la sua grigia esistenza, mettendo da parte altre provviste, mentre la cicala era appena tornata dalla sua crociera ai tropici e progettava quella alle Maldive.

– Vedrai, vedrai! – ripeteva sottovoce la formica, mentre continuava con le sue amiche, sorelle e colleghe a stipare cibo nel loro collettivo.

– Questa sera: SCHIUMA PAARTYYYY!!! – diceva intanto agli altri animaletti del bosco la cicala, mentre si squartava il fegato a mojito.

Giunse pigro l’autunno, e le prime foglie cadevano dai rami. La formica continuava a raggranellare provviste per l’inverno imminente, mentre la cicala stava organizzando il tour enogastronomico a base di funghi, castagne e vino sui colli bolognesi.

– Vedrai vedrai – ripeteva sottovoce la formica, mentre continuava con la solita routine, e insieme alle sue amiche, colleghe e sorelle continuava a portare cibo nella sua dispensa.

– Brigitte Bardot, Bardot – cantava intanto la cicala, facendo trenino con gli altri animaletti della foresta, e gettando via un bicchiere di cartone da 2 litri di vino in faccia alla formica, e andandosene ridendo e palesemente ubriaca.

E arrivò l’inverno.

– Ahahah – rise esultante la formica e, rivolgendosi alla cicala – Io ho stipato cibo per tutto l’anno – disse, – ed adesso passerò l’inverno al caldo con le mie amiche, colleghe e sorelle a mangiare e fare vita ritirata, mentre tu invece te ne starai qui a crepare di fame e di freddo -.

La cicala squadrò dall’alto in basso la formica ed esclamò: – Noi cicale dormiamo per 15 anni, ci risvegliamo, scopiamo come ossesse, ce la spassiamo e dopo crepiamo. Voi invece fate una vita di merda con turni di 15 ore al giorno di lavoro, portate tutto il cibo in una tana bella come la vostra vita, dove vivete come recluse per un quarto delle vostre esistenze e per foraggiare una furbona che vive alle vostre spalle, e dopo una vita di privazioni e lavoro schiattate nei campi. Ora, scusami, ma mentre tu ti diverti a fare questo bel go-cart di scelte minchione, io ho un biglietto di sola andata per il giro del mondo. Considerato che sono passati 16 anni, non ci si vedrà a primavera. Quindi ti do adesso il mio augurio per altri buoni 15 anni di gioioso lavoro da schiavi. Io me ne vado a schiattare ai tropici!

La formica si suicidò nel magazzino del cibo. Venne riciclata come paté di olive nella mensa del collettivo. La cicala sopravvisse ai pronostici e visse i tre anni successivi con un cicalo Cubano di 6 mesi più giovane rimediato in crociera.

La favola insegna che va bene lavorare e tutto il resto ma, se passi la vita a far solo quello, finirai molto presto a fare da paté di olive per qualcun altro. Quindi relax. Sii più cicala e un po’ meno formica.

Francesco Castiglione per malacopia

Illustrazione di Loris Dogana