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NON È TUTTO SHEFFIELD QUEL CHE LUCCICA

dal nostro corrispondente BrITaliano a Londra

Se si cresce in una famiglia come la mia -con un papà italiano ed una mamma londinese- non parli due lingue senza sapere in quale pensi o in quale sogni, ma ti porti dentro entrambe le culture. Oltre a prendere il tea delle cinque con un Lady Gray di Fortnum&Mason mentre mangi le zeppole di San Giuseppe,  ciò implica che ti saltino subito agli occhi atteggiamenti e comportamenti degli italiani quando sei in Inghilterra e quelli degli Inglesi nella terra di pizza e mandolino.

Quale settimana fa, per il mio compleanno mi sono regalato, come ogni anno, un week end a Londra col mio compagno. Sabato pomeriggio abbiamo preso il tea al Marylebone Hotel, nella saletta più raccolta. A tre minuti a piedi da Oxford Street, inutile dire quanto faccia cool. Beh, non ci siamo andati (solo) per questo ma perché mi ci portavano i nonni da piccolo. Un’abitudine nostalgica, insomma.

Ebbene, tra signore mediorientali ultrachic (tendenti all’ostentazione) e famigliole very british (molto più sobrie), ho notato a due tavoli dal nostro una coppia. Troppo vestiti e agghindati per il pomeriggio, sebbene l’hotel sia un posto elegante, -…sicuramente italiani– ho pensato, continuando a guardarli con la coda dell’occhio. Nel corso degli anni ho messo a punto il mio radar che ormai è infallibile, da brevettare direi. Anche in questa occasione mi ha dato soddisfazione.

Dopo aver visto i due fare peripezie quasi inenarrabili col tea e le tazze, lei serve a lui i tramezzini. Lui ne prende uno e col mignolo rigorosamente a mezz’asta (che tanto mi ha ricordato Tognazzi nello spendido e intramontabile “La cage aux folles”) lo esamina e lo addenta. – Ma qui dentro ci sono i cetrioli! – dice sorpreso alla moglie, aggiungendo invece con convinzione – Ma con questi ci si fa l’insalata!-.

La signora, guardandosi intorno come se avesse addosso gli occhi di tutti i presenti della sala -tutti assolutamente noncuranti di loro, of course- forte della certezza di non essere capita – Fanno tanto i raffinati – gli risponde stizzita – e poi si mangiano pane e cucuzze come mia nonna d’estate.-

È così che funziona: l’oro di un popolo a volte diventa la cucuzza di un altro.

NOT ALL THAT GLITTERS IS SHEFFIELD

from our correspondent in London

If you grow up in a family like mine – with an Italian father and a Londoner mother- you don’t just speak two languages, unaware of what’s the one you think or dream in, no… you bring into yourself both cultures. This not only implies that, for example, you find yourself at the table of the five-o’-clock afternoon tea with a Lady Grey blend by Fortnum&Mason and some “zeppole di San Giuseppe” (traditional donuts from the South of Italy for the father’s day,  filled with custard and decoraded with black grapes marmelade) , it also implies that all those attitudes and manners that the English take in the Land of “pizza and mandolino” or otherwise the Italian take in the United Kingdom easily jump to your eyes.

Some weeks ago, I gave me for my birthday a weekend  in London with my partner, like every year. Saturday afternoon we had tea at the Marylebone Hotel, in the most cozy, smaller room. it’s at 3 minutes walk from Oxford Street, no need to say how cool it is. Well, we didn’t go there just for this reason, but also because my grandparents used to take me there when I was a (posh) child. A nostalgic habit, you see.

Among ultrachic middle Oriental ladies -who tend to doll up themselves- and very Brit families – far much more sober- I noticed at two tables distance a couple: they were too overdressed for the afternoon, although that hotel is an elegant place.

Surely  Italian” -I thought while going on  looking at them out of the corner of my eyes- of course my infallible radar didn’t fail, I think I should patent it. in this occasion it pleased me.

I spectated at their ups and downs with tea and teacups until she served her partner some sandwiches. He took one of them, keeping his little finger well-lift up – Tognazzi in his great performance in “La cage aux folles” came up into my mind- he took another look and bit it. “It’s stuffed with cucumber!” he said startled to his wife, “In Italy we use them for salads!”. The lady, looking around as she had on the glance of the whole tearoom- nobody was taking any interest in them, of course- replied in a huff :“They pretend to be so classy and you see, they eat bread and cucumber like my grandmother in the summer”, strongly convinced that nobody could understand her words.

The gold of a pleople turns into the side-veggies of another.

Marcantonio Posa per malacopia