Dal nostro corrispondente a Londra
È buffo come accadano gli equivoci linguistici. Per chi cresce bilingue come me, con la mamma inglese ed il papà italiano, è tutta una serie incessante di qui pro quo… A volte è dura ma la maggior parte del tempo è uno spasso.
Stavo pensando a tutto questo stamattina mentre leggevo sulla mia poltrona preferita. Questa casa apparteneva ai miei nonni e, quando è passata a noi, abbiamo deciso di mantenere gran parte delle carte da parati, dei tappeti, molti dei mobili e degli oggetti. Alcuni di essi mantengono lo stesso odore particolare che invadeva le mie narici ogni volta che varcavo la soglia arrivando dall’Italia.
Questa grossa poltrona su cui siedo è ancora rivestita con lo stesso velluto blu. Se chiudo gli occhi, riesco senza sforzi ad andare indietro ai tempi in cui ero un bambino che veniva a far visita ai nonni. Questa poltrona è sempre stata nello stesso posto. Anche quando abbiamo cambiato il decor di questo salotto, l’abbiamo risistemata di nuovo qui. E siccome i pensieri tirano dietro altri pensieri, mi è tornata in mente una cosa divertente che è accaduta proprio in questo angolo della casa.
Mia nonna aveva un’amica del cuore, Lady Lavinia. Erano solite farsi visita quotidianamente e quando una doveva partire, l’una si incaricava della casa dell’altra fino al rientro.
Un anno Lady Lavinia partì per un viaggio di due settimane a Sorrento e tutto passò nelle mani di mia nonna. La quale si portò a casa il gatto della sua amica, messo al sicuro nella gabbia in cui lady Lavinia lo trasportava, e la sistemò nel giardino. Dovete sapere che mia nonna (cosa molto strana per un Brit) aveva la “lieve inclinazione” a non amare gli animali e che non ha mai permesso a nessuno di mettere piede in casa con un cucciolo.
Comunque, era un luglio eccezionalmente caldo per Londra e tenevamo le finestre aperte. Non posso affermarlo con certezza poiché non he ho mai avuto le prove, ma sono sicuro che mio fratello– la peste della famiglia- fosse stato in giardino a giocare col micio di Lady Lavinia e che poi avesse lasciato la porta della sua gabbia aperta e così il piccolo animale dev’essere saltato sulla finestra e, da lì, dentro il parlour.
Fatto sta che dopo pranzo sentimmo il suo miagolare nella stanza e mia nonna corse come una furia a cercare la bestia che aveva osato entrare in casa sua, brandendo una scopa che la sua cameriera aveva lasciato incustodita nel corridoio.
Trovammo il cucciolo sul divano. Dev’essere stato troppo per lei. Chiuse la porta dietro di sé e ci ordinò: “Chiudete le finestre!”. Sollevò la scopa come una scimitarra e si lanciò sul povero gatto che, spaventato da lei, si rifugiò sotto il tavolino ed evacuò tutta la pipì che aveva in corpo sul tappeto persiano e sul parquet.
Lei si mise le mani nei capelli e chiamò ad alta voce Ann-la domestica- in suo soccorso poiché stava per svenire. Quindi, cadde su un divano. Ann acchiappò facilmente il gatto e lo riportò alla sua gabbia. Poi ripulì tutto.
L’emergenza sembrava essere rientrata quando la mattina dopo, mentre il mio stupido fratellino ed io eravamo pronti per la colazione, sentimmo la nonna strillare “questo odore è incredibile!”. Mio fratello ed io pensammo che Ann avesse fatto una torta e che l’odore di questa fosse così delizioso tanto da provocare l’esclamazione della nonna. Quindi corremmo giù dalle scale. Quando entrammo nel salotto, fummo d’accordo anche noi; l’odore era incredibile ma per una ragione totalmente differente: l’urina del gatto era penetrata nel tappeto e nel pavimento di legno e col caldo l’odore era diventato incredibilmente forte, insopportabile.
“So bene cosa fare” disse nostra nonna e con uno strano sguardo negli occhi uscì dalla stanza. Dopo pochi secondi tornò con un grosso flacone di profumo (mia mamma ce l’ha ancora a casa. Era “N1”di Clive Christian) e cominciò a spruzzarlo sul tappeto e sul pavimento con un sorriso compiaciuto.
E… Crash! Non la stavo guardando ma sentii il rumore del cristallo infrangersi sul parquet. “Povera me, che disastro!” disse e svenne di nuovo sul divano.
Anna ripulì di nuovo tutto ma questa volta l’odore di pipì si era mischiato col profumo e ci dava alla testa. Provammo a fare colazione ma ci prese allo stomaco e la lasciammo tutta.
Quando la nonna si riprese ci disse: “Devo prendere atto che non abbiamo altra scelta che trasferirci da Lady Lavinia e chiedere ad una impresa di pulizie di liberarci da questo odore nauseabondo.”
E così prendemmo baracca e burattini e ce ne andammo dalla sua amica.
Sapete, una parola ambigua come “odore” (smell) può essere così fuorviante che, mentre vi aspettate di trovare una torta appena sfornata per colazione, vi ritrovate invece in una stanza puzzolente.
Non c’è bisogno di finire “lost in translation” (“persi nella traduzione”, come recita il titolo di un film di Sofia Coppola), ci si può ritrovare persi nella propria stessa lingua.
Smell: perfume or stink?
From our correspondent in London
It’s funny how linguistic misunderstandings happen. If you grow bilingual like me, with an English mother and an Italian father it is all a constant series of cross wires… Sometimes it’s heavy but the most of the times is pretty funny.
I was thinking about it this morning while I was reading in my favourite armchair. This house belonged to my grandparents, and when it passed to us we decided to keep many ot the tapestries, the carpets, many pieces of furniture and objects. Some of them still keep the peculiar smell that pervaded my nostrils everytime I passed the main door arriving from Italy.
This big armchair is still covered with the same blue velvet and closing my eyes I could easily go back to the time I was a baby in visit to my grandparents’. This armchair has always been in the same place…curiously even if whe canged the decor of this living room we placed it here againg. And , as thoughts take other thoughts with them, I remembered a funny thing that happened just in this corner of the house.
My grandmother had a best friend, Lady Lavinia. They used to visit eachother daily and when one had to leave, the other supervised her house untill she came back.
One year Lady Lavinia left London for a forthnight jurney to Sorrento and everithing passed into my grandmothers’ hands. She brought home her friend’s cat, secured in the cage Lady Lavinia used to transport it in, and placed the cage in the garden.
You must know that my grandmother (a very strange thing for a Brit) “tended to dislike” animals and she never allowed anybody to step in with a pet.
However, it was a singularly hot July in London and we used to keep the windows open. I can’t state it because I don’t have any evidence but I am sure that my brother– the pest of the family- hade been in the garden to play with Lady Lavinia’s cat and then he left its cagedoor open and so the pet must have jumped on a window and then into the parlour.
The fact is that after lunch we heard its mewing in the room and grandmother ran like a fury to find the beast who had dared to enter her house, brandishing a broom that her maid had left unattended in the corridor.
We found the pet on the sofa. It must have been too much for her. She closed the doors and commanded us “close the windows!”. She raised the broom like a scimitar and pounced on the the poor cat that, frightened from her jumped under the sidetable and evacuated all the pee it had inside on a Persian carpet and on the parquet. She put her hands in her hair and called loudly Ann -the maid- in her rescue as she was bound to faint and fell down on a sofa. Ann caught easily the cat and took it back to its cage. Then she cleaned everything.
The emergency seemed to be over but…the morning after, while my silly brother and I were ready to take the breakfast we heard grandmother screaming “ this smell is incredible!”. My brother-pest and I thought that Ann had been baking a cake and its smell was so delightful to make our grandmother exclaim those words. So we rushed downstairs. When we entered the parlour, we agreed about it; the smell was incredible but for a totally different reason: the cat’s urine had permeated the carpet and the wooden floor and with the warm temperature it was incredibly strong, unbearable.
“I know what to do!” our grandmother said and went out with a strange glance in her eyes. Suddently she was back with her big vial of perfume (mum still has it at home. It was Clive Christian, “N1”) and started to spray the floral fragrance on the carpet and on the floor with a pleased smile.
Crash! I was not looking at her but I heard the noise the christal bottle smashing on the parquet.
“Poor me, what a disaster!” she said and faint again on the sofa.
Ann cleaned up it all one more time but the now the pee smell had blended with the perfume and it went to our heads. We tried to take our breakfast but it was so nauseating that we left it.
When grandmother recovered she said “I must assume that we have no other choice than moving to Lady Lavinia’s and ask a professional cleaning service to relieve us from this noxious smell.”
And so we took everything up and moved to her friend’s.
You see, an ambiguous word like “smell” can be misleading and you, expecting to find a fragrant cake for breakfast, find yourself into a stinky room.
No need to get “lost in translation” if you can get lost in your own language.
Marcantonio Posa per malacopia
Complimenti , propio un bell’articolo!
Mi piace molto il modo in cui usi la scrittura per descrivere.