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“Un biglietto: andata e ritorno.”

“Ecco a lei.”

Sfiorare con la mano le sue dita, magari è stato quello. O, forse, il profumo dell’acqua di colonia al bergamotto marino. Non so. O forse tutto è iniziato da quegli occhi, da quello sguardo dolce e rassicurante. Sì, sicuramente è stato quello.

Era la prima volta che andavo a Palermo. Dovevo cercare casa e non avevo alcun riferimento, non un accompagnatore, né parenti o amici in città. Di quello sguardo tenero avevo proprio bisogno in quel giorno allo sbaraglio.

Malacopia_MeseTematico_Sguardo_CiroMarraChissà, magari gli potevo chiedere qualche indicazione. Mi avevano detto che bastava andare all’Università e lì avrei trovato molti annunci in bacheca. Ma dov’era l’Università? E come avrei trovato le case che volevo vedere? Mi serviva una cartina della città. E mi servivano un paio di occhi in più, che mi consigliassero, che mi aiutassero a decidere. Ma su una fortuna come questa poco potevo sperare.

“Mi scusi, dovrei andare all’Università. Saprebbe indicarmi come posso arrivarci?”. Alla fine avevo chiesto a lui. Mi ero affidato a quello sguardo. Ho aspettato prima che tutti scendessero dal pullman, mi sono fatto coraggio e ho chiesto.

In realtà – oggi riesco ad essere onesto con me stesso – sapevo già cosa fare. Sarebbe bastato andare al capolinea di qualche autobus e chiedere. La verità, dunque, quella che ho celato a me stesso per tanti anni, quella che ho nascosto in quel ricordo è che desideravo ancora parlare con quegli occhi belli.

“Se mi dai il tempo di lasciare il pullman al parcheggio, t’accompagno io. Devo fare una commissione da quelle parti”. Ricordo come fosse ora quell’istante e l’emozione che mi assalì. La luce di quegli occhi mi investì di un calore che pervase tutto il mio essere. Il mio corpo e il mio spirito.

“Chi è?”. È la domanda che mi sono fatto per tanti mesi a seguire. E la risposta sempre la stessa: gli occhi. Quegli occhi che, ormai, mi venivano a trovare quotidianamente. Quello sguardo luminoso, caldo e sensuale, giocoso e complice. Non mi serviva più parlare, bastava guardarci dentro per scorgerci chiaramente la nostra anima. E quel suo sguardo mi spogliava, mi rendeva libero e autentico. 

“Un biglietto di sola andata.”

“Ecco, a lei.”

Ero tornato a Palermo ma era lui quello che era andato via.

Sarà stato il contatto delle mie dita con le sue mani fredde, o, forse il fiatone che mi era venuto dopo la corsa fatta per non perdere l’autobus. Ma credo di no. Anzi, sicuramente no. Era quel suo sguardo severo, freddo. Estraneo. Non lo riconoscevo più. E non perché era già da tempo che non lo vedevo. Quegli occhi avevano chiuso la porta del suo cuore. Eppure erano gli stessi occhi, ma era lo sguardo ad essere di sola andata.

Kairo per malacopia

Ciro Marra, Volontà sfumata – 90×65 – acrilico su tela 2014