Era il 1984 e all’edizione di quell’anno di Premiatissima una ragazza dalla folta criniera rossa cantò L’anno che verrà, pezzo che poi sarà inserito l’anno dopo nell’album che porta il nome della trasmissione. Quella ragazza era Fiorella Mannoia, che non era ancora la grande interprete che si iniziò ad affermare qualche anno dopo ai Festival di Sanremo. Era tuttavia una cantante che provava amore per quell’artista, Lucio Dalla, amore che a distanza di anni ha voluto esprimere compiutamente nell’album A te.
A te è una bella raccolta, emozionante ed accorata. Non si tratta (solo) di un momento di celebrazione, di ricordo e di rimpianto. È vero che dentro ci ritroviamo gli amici di sempre: ci sono Anna e Marco come sono tanti, c’è l’amatissimo Caruso, ci sono il carcerato e la sua dolce Maria, c’è la ragazza con tanti capelli che così come una farfalla si è alzata per scappare. E ci sono Ron, che con Lucio ha condiviso una gran parte del suo percorso artistico, e Alessandra Amoroso. Tuttavia, la novità è che la voce di Fiorella ci svela un nuovo Lucio, un Dalla che magari i più giovani nemmeno conoscono.
Con il suo rigore, Fiorella rimette “in piano” le canzoni che interpreta, tirandone fuori l’intensità emotiva, riducendo tutto all’essenza, facendo vibrare le corde drammatiche, che nell’interpretazione di Dalla rimanevano a volte dietro gli equilibrismi della sua bellissima voce e dietro quel suo modo di essere artista, sempre giocoso e quasi clownesco. Fiorella guarda nel profondo e restituisce l’immagine non dell’artista ma dell’autore, del poeta, dell’uomo.
È come se in questi pezzi alla voce di Lucio si fosse intrecciata ormai stabilmente quella di Fiorella. Insomma, come già in passato con (tra le altre) Sally di Vasco, La storia e Sempre e per sempre di De Gregori, sarà possibile ascoltare Cara o Chissà se lo sai senza avere nelle orecchie anche la voce di Fiorella?
Chi a Bologna ti dice che non ha mai incontrato Dalla, o non abitava in centro o in centro non ci veniva mai. Dalla era “di strada”: se ne avvertiva la presenza sotto i portici, lo sentivi che provava i suoi pezzi al clarinetto col le finestre spalancate. Lo potevi incontrare in Piazza Maggiore per prenderti un caffè insieme e fare due chiacchiere, “per conoscerti”, come diceva alle persone con cui si intratteneva. Queste strade, questi portici sembrano strani senza di lui. Se ne sente la mancanza. Per lenire questo dolore, ci si trova a cantare le canzoni di Lucio, che ora sono anche un po’ di Fiorella.
…con amore
Marco Melluso e malacopia
Malacopia ringrazia l’amico Luca Brunetti per le foto.
Scrivi un commento