Malacopia_racconti_di_primaveraSono qui a casa. Televisione spenta, radio anche. Nessun cd sul lettore. Né quello di una delle tante colonne sonore di qualche film che mi ha lasciato dentro qualcosa e nemmeno uno “allegro”, tanto avrebbero lo stesso effetto: tutto inopportuno, non adatto. Come quando vai a vedere un film comico da solo e non ridi o come quando ascolti le tue “canzoni del cuore”, le cui parole pesano come macigni perché, lo sai, ti conoscono e sono lì, a ricordarti cosa non ti piace di te.

Tutto sommato però sto bene. Sto aspettando qualcuno. L’attesa è la parte più elettrizzante, è tutto.

Io sono lì, sempre in attesa, in questo tempo-non tempo.

L’attesa si allunga, iniziano le aspettative – la cosa peggiore perché nel momenti in cui ne hai una, sei già in trappola. Esiste un modo per non averne? Soprattutto se prima di questo incontro ci sono stati messaggi, frasi sibilline o anche banali, la paura che un messaggio, inequivocabilmente chiaro porti a dire: hai frainteso, non era cosi, ma io non credevo che tu… Ed altre “frasi celebri”.

Sicuramente le attese hanno “volatilizzato” i miei giorni, i mesi, gli anni. Li hanno fatti sparire, disintegrare, li hanno spostati di posto, come se i miei giorni fossero finiti a colui che ne ha approfittato meglio di me e che, anche per questo motivo, sta meglio di me.

Tutto quel tempo che ora manca per realizzare le cose che ancora non ho fatto, quando mi rendo conto che ora ho bisogno di tempo, che questo mi sfugge e con questo le cose non fatte. Certo, si tratta di scelte: ho preferito aspettare.

Stavolta non sarà così.

Si ferma una macchina. Meno male già temevo…

Strano però: da quando si è fermata vicino a casa è passato un po’ troppo tempo. Sarà sicuramente indeciso sul da farsi, un nuovo controllo allo specchio, una sistemata ai capelli, pensare se messaggiare, suonare alla porta o bussare alla finestre, sì, sì, sicuramente, questo tempo ci sta tutto. Mi risistemo anche io… Occhiale giusto, capelli a posto, pancia un po’ in dentro… Sì dai, può andare.

“Drinnnn drinnnnn”

Eccolo!! Sì, era proprio come pensavo: respiro, libero la mente, vediamo di goderci il momento, senza aspettative, viviamo il qui ed ora, vediamo come va.

Apro.

“Ciao, non c’è Sebastiano?”. Ed io: “Ehm… no, Sebastiano è il mio vicino, abita sopra di me, secondo pia…no”. E lui: “Ah, scusi.. Grazie, buona giornata!”

Chiudo la porta e… aspetto! 

Gianni Ressi