BrItaliano
Prendi un paese di mare del Sud Italia a inizio anni Settanta. Prendi una ragazza inglese, alta e bionda e sorridente con la minigonna che, dopo la laurea fa un viaggio in Italia. Va a Roma? No. A Milano? No. A Venezia, Firenze, Pompei? No. A Trani. Va a Trani? Si, va a trovare un caro amico di suo padre (un’inglese in viaggio premio per la laurea che di tutte le meravigliose perle di città dello stivale va a finire in un posto ignoto a trovare uno che ha almeno il doppio dei suoi anni? Non so se capite la tipa).
Metti poi che questo caro amico abbia un figlio, scuro di carnagione e buio di carattere. Che non c’entra proprio nulla con lei. Metti che a lui (che sicuramente non aveva visto Vacanze romane, altrimenti non l’avrebbe mai portata in giro così) venga in mente di portare in giro in Vespa lei (che invece Vacanze Romane l’aveva visto, eccome…) a visitare castelli, chiese, al mare, a cena, a ballare. Metti poi che per qualche incomprensibile alchimia lei e lui si innamorino (praticamente un cliché) e che, poi, proprio sul più bello, arrivi per lei il momento di ritornare a Londra dove, anche se è fine agosto, già piove e fa freddo. Che fa allora? Si strugge per giorni per verificare la tenuta del rimmel o molla tutto per tornare in Italia? Naturalmente, l’inglesina, all’anagrafe mia madre, torna dopo due mesi; manda affanculo Londra e va a Trani per non andarsene più.
Bellissima Trani, nulla da dire. Ma andarvene a Roma o a Londra proprio no? Soprattutto quando, dopo tre anni sono nato io (…a Trani). Ero destinato a chiamarmi Marcantonio… Ma i miei nonni inglesi ci avrebbero messo anni per imparare a pronunciare il mio nome e il mio nonno paterno sarebbe morto dal disonore se non mi avessero dato il suo. E così è uscita fuori questa assurdità maccheronica, MarcAnthony – non infierite, please– parzialmente rimediata dalla convenzione internazionale che mi ha voluto Marc (e basta) per tutta la vita.
La mia vita? Direi che nella scelta del nome le premesse già ci sono. Ed eccomi, dunque, consegnato all’esistenza come un ciambellone bicolore, di quelli per la colazione: il risultato di due famiglie cosi diverse che non si possono amalgamare nemmeno in un pudding casalingo. Eppure, per un tiro birbone del destino, tutto questo è finito per essere un abbinamento originale e bizzarro.
E come l’impasto chiaro e quello scuro del ciambellone, di cui sopra, non si mescolano tra di loro, io al secolo non mi sento più British quando sono in Italia né più Italiano quando sono a Londra.
Direi che il termine più appropriato per descrivermi è “brITaliano”.
Being BrItalian
Take a small town on the coast in the South of Italy. Take an English girl, a blond girl -blond girl, smile and miniskirt by Mary Quant included- who after graduating takes a tour in Italy. Destination: Rome? No. milan? No. Florence, or Venice or Pompei maybe? No. She heads to Trani. What? To Trani? Yes, she calls on a dear friend of her father ( an English girl who receives as graduation-gift a travel to Italy, who pisses of the gems of “il bel paese” to visit an unknown town and a middle-aged man? Yes, this is our girl).
Take that this dear friend has a son, dark skin and grim temper. Who has nothing in common with her. Take that this guy ( who definetely had not seen “Vacanze Romane” or never in the world would have done this all) takes her on his Vespa, showing her castles, cathedrals, beaches, taking her out for dinner or to clubs. Take that for an unconceiveble chemistry they fall in love (what a cliché!) and that, in the heat of the dream, it’s time for her to say goodbye and go back to London where, although it’s late August, it’s already reiny and cold. What’s next? Does she cries a river for days just to test the grip of her mascara or maybe does she gives it all up to return to Italy? Naturally, the Brit-girl, who plays in this world the role of my mother, heads back in two months; she pisses of London and leaves for Trani in order to settle down there.
Trani, oh what a picturesque place! Why, for God’s sake, didn’t they go to Rome or London? After 3 years I arrived on this world (…in Trani). I was fated to be named Marcantonio…but it would have taken ages to my English grandparets to learn the correct pronounciation of may name and my meridional grandfather would have died dishonored if I hadn’t been named after him. So, this macaronic absurdity came out : MarcAnthony– please Sirs, be polite- partially remedied by the international-familiar convention that took me to be Marc for all my life.
What about my life? I would say that from the choice of my name you can easily imagine the preconditions. this is me, baked out like a bicolor Ciambellone cake, one of those they have in Italy for breakfast: the result of two families so different that you would never dare to blend them into a home-made pudding. But, for a sly joke of destiny it came out being a bizarre and unique match.
Like the light dough of Ciambellone never mixes withthe dark one, in this world I don’t feel “more British” when I’m in Italy nor “more Italian” when in London.
I would say that the most appropriate term to describe me is “BrItalian”.
Marcantonio Posa per malacopia
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