Più della nostra fede, più del nostro orientamento politico, più della casata di Game of Thrones a cui decidiamo di appartenere (e non per spoilerare, ma non riesco proprio a capire perché Sansa debba sposarsi con ogni psicopatico dei regni di Westeros), più di tutto di noi parla il nostro modo di approcciarci ai profumi.
Ma quali uomo/donna, destra/sinistra, ricchi/poveri…!?! Le categorie umane sono ben altre! Ecco alcune categorie che ho individuato nel corso della mia carriera da annusatrice:
- la zia Abelarda al supermercato: acquista da anni, lustri, decenni, millenni lo stesso ammorbidente ma DEVE aprire ogni bottiglia sullo scaffale e annusare. Naturalmente si guarda bene dal richiudere il tappo. E di solito sei TU che prendi la bottiglia per il tappo. Non mi dilungo sul risultato;
- la profumiera seriale: l’incubo di ogni commessa, quella che vuole sentire tutti i profumi. E se dico tutti, intendo TUTTI. Anche l’UNGARO for men sullo scaffale dal 1985;
- il (finto) sommelier: appartengo alla categoria, e mi rendo conto che spesso risulta difficile credere alla banana nel vino. Fidatevi, c’è davvero. Quando invece si inizia a sentire il pelo bagnato di Setter al ritorno da una battuta di caccia nei boschi secolari della Loira ecco… lì no;
- l’auto-annusatore: tutti ci caschiamo, ammettiamolo. Sentiamo puzzetta di ascella e tutti ci sentiamo colpevoli, così pensiamo di rimediare testando direttamente, convinti che nessuno ci stia guardando… quando ecco che un cono di luce divina ci illumina e tutti i presenti (e anche qualche assente) ci guarda con un misto di disprezzo e compatimento;
- la fighetta fuori posto: è quella che al banco del pesce si lamenta perché c’è puzza di pesce, che al banco dei formaggi si lamenta perché c’è puzza di formaggio, che in aperta campagna al momento della concimazione si lamenta perché… Vabbè, è chiaro. Il punto è che si lamenta appena può (anche quando non può);
- l’incensario: sarò fuori moda, fuori posto, non so, ma a me l’incenso non fa venire in mente l’assolata ed esotica India.. mi fa venire in mente Don Matteo.
- il benzi-lover: gli adoratori del profumo della benzina. O dei copertoni. O dei pennarelli indelebili. Insomma, di cose tendenzialmente dannose che alcuni di noi (io per prima) adorano. Mi faccio molto ridere quando dal benzinaio odoro dalla pompa di benzina come se fossi Coco Chanel che deve scegliere la fragranza perfetta;
- il nostalgico: “oh, il profumo dei biscotti della mia nonna” “oh, il profumo della torta della zia” “oh il profumo di quando ero piccolo”… Anche basta!;
- il provolone: per fare colpo pensa di far svenire la povera malcapitata ad un appuntamento galante con lui irretendola con litri di orribile profumo. Non ha capito che somministrare sostanze psicotrope è reato. E lo è anche usare certi profumi;
- la provolona: esiste anche al femminile. Lasciare la scia forse era bello nel paleolitico quando il maschio aveva ben poco altro su cui concentrarsi. Oggi è solo molto invadente;
- l’antidoccia: il fatto che davanti ci sia scritto “eau” non fa del profumo un sostituto della buona, vecchia, sana acqua della doccia. Sapevatelo!;
- le finte francesi: usano pvofumi di nicchia e pev pvonunciave il nome si tvamutano in Simone de Beauvoir. Non serve (specie se chiudi la frase con un “soppa s’lè bon”!)
Finite qui?! Non credo! A voi i commenti!
Laura Menghini per malacopia
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