Hera, la signora dell’ufficio
Hera in genere è tale perché ha sposato il principale, che è il suo Zeus. Si è fatta dare un incarico in azienda non perché sia minimamente interessata a quello che l’azienda fa, ma perché il suo Zeus lo conosce bene. E dunque sa che lasciato da solo in un ambiente dove ci siano altre donne può combinare qualsiasi macello. Hera quindi passa il tempo a controllare, non il posto di lavoro ma qualsiasi femmina possa insidiare il suo ruolo di moglie del capo. Presidia l’azienda da mattina a sera, con feroce determinazione. Tutte le impiegate devono passare il suo rigido controllo, che prevede abiti così pudichi che persino una suora di clausura in confronto sembrerebbe Rihanna, trucco inesistente e capelli a cespo d’insalata. Ma anche i clienti devono passare per la sua approvazione, e vengono accettati solo se sono maschi. Qualsiasi appuntamento del marito, pranzo di lavoro, cena sociale deve essere o organizzato da lei e da lei approvato dopo una attenta disamina dei partecipanti. Qualsiasi donna in età inferiore ai settanta e non orribile è immediatamente bandita. Hera non ha amiche, perché le amiche possono essere un pericolo. La sua unica confidente è in genere una cugina ottantenne che la accompagna ovunque e spia tutto, e viene soprannominata “Argo” dagli amici.
Tutti odiano Hera, e lei ricambia. A che se poi quando il marito dopo anni la tradisce e manda in malora l’azienda per mettersi con la cameriera che ha conosciuto l’unica sera in cui lei non c’era e lui è uscito per comprarsi un hamburger al fastidio food cominciano a pensare che in fondo tutti i torti non ce li avesse, povera donna, a tenere in gabbia quel cretino.
Mariangela Galatea Vaglio per malacopia
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