L’oscuro signore della scrivania in ordine.
Non è un Dio classico. Non uno di quelli Olimpi radiosi. È più simile agli oscuri dei della notte ed agli spiriti maligni. È lui, il Collega Ordinato. Lui si pensa come Apollo, razionale e splendente. In effetti la sua scrivania è simile al sole, brilla e fa luce attorno, perché è sempre magnificamente vuota. Non una carta. Non una pratica. Il pc spento o fisso da secoli sullo save screen. Persino quello che si vede del desktop è privo di cartelle: solo la foto di sfondo (in genere mare estivo) con nessuna icona cliccabile o cartellina di documenti.
Cosa faccia l’Oscuro Signore della scrivania in ordine in ufficio è un mistero per tutti. La sua mansione è di solito vaga e quasi sempre determinata da una di quelle espressioni anglofone che tradotte in italiano non vogliono dire nulla di specifico e si sospetta che anche in altre lingue non significhino granché. Nessuno, a memoria d’uomo, lo ha mai sorpreso a svolgere una qualsiasi mansione che fosse identificabile come “lavoro”. Non scrive, non telefona, non riceve clienti. Ogni tanto si manifesta in ufficio, alla sua scrivania, che è vuota più di uno stadio di calcio il lunedì mattina. La sua funzione in ufficio, l’unica che svolga, è quella di sottolineare verbalmente e no l’incredibile ordine della sua scrivania: lo fa in maniera velata, lanciando sguardi di silenziosa riprovazione ai colleghi, quando emergono sfatti dalle loro, ingombrate di carte, fogli volanti, pratiche aperte e post it sedimentati da secoli. Oppure con commentini biascicati a mezza bocca, dal tonno finto ironico, del tipo: “Ma come fai a raccapezzarti fra le tue carte? Io affogherei!” Poi torna a fissare il vuoto brillante della sua scrivania, ed usare il riverbero del suo piano completamente sgombro per abbronzarsi.
Il signore oscuro della scrivania in ordine non si combatte con vili mezzucci: l’unica maniera per sconfiggerlo, come per tutte le forze oscure e malefiche dell’universo, è lo scontro diretto e la battaglia campale. Quando lui serafico dice la sua battuta: “Ma come fai a lavorare così, io se non ho tutto in ordine e vuoto non riesco a combinare nulla!” si deve rispondere, spietati ed a voce ben udibile ai quattro cantoni dell’ufficio: “Be’ tu non fai un cazzo comunque, è per quello che hai la scrivania sempre in ordine!”.
E andarsene lesti, senza neanche aspettare il boato dell’applauso che fanno gli altri colleghi.
Mariangela Galatea Vaglio per malacopia
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