Pan, ovvero il lato lubrico dell’ufficio
Lui è Pan, il Dio dei boschi. In un ufficio, perciò, si trova male. Non è cattiveria, è incapacità di adattamento. Pan, in ufficio, come nei boschi, è perennemente alla caccia di ninfe. Mancando le driadi delle piante, supplisce facendo la posta alle segretarie presso la fotocopiatrice. Tende agguati con la scusa di aiutarle a disincastrare il foglio inceppato, cerca di incantonarle fra i meandri dell’archivio. Loro non lo filano di pezza, ma lui non si arrende: convinto da sempre che il più potente mezzo seduttivo con le donne sia il suo campionario di barzellette sconce su Pierino, le ripete ad ogni party e cena aziendale, a voce alta, di solito circondato da tremendo imbarazzo di tutti i presenti. Poi, di solito, propone la gara di karaoke, cui segue subito il fuggi fuggi generale.
Il suo ruolo nella comunicazione aziendale è limitato alla segnalazione delle nuove assunte. Nel senso che gira per gli uffici dei colleghi dicendo: “Oh, hanno assunto una nuova al reparto compravendite. Una figa spaziale, eh!” I guai gli capitano, di solito, perché Pan non concepisce l’idea che un essere umano di sesso femminile possa essere altro che questo: un qualcosa da concupire. Le donne sono sempre divise nelle due sole categorie a lui conosciute: figa spaziale e cesso. Il disastro lo attende quando, maldestramente, attribuisce a gran voce a qualche nuova arrivata la qualifica, non rendendosi conto che però, nel frattempo, il mondo si è evoluto.
E la figa spaziale o io cesso che ha visto arrivare come nuova assunta nell’atrio non è affatto l’ultima segretaria con contratto a termine, ma il nuovo Amministratore Delegato. Che lo licenzia in tronco.
Mariangela Galatea Vaglio per malacopia
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