Un tempo a Bali.

Malacopia_Diario_di_bardo_copUn giorno non è una vita e una città non è un’isola. Continuo a ripetermelo, ad auto immobile, nel traffico di una metropoli balneare cresciuta per distrazione, nella punta meridionale di un’isola che, decenni fa, doveva essere altra cosa. Ed altra cosa è il mio sguardo che, in questo lento procedere, si oscura ancor più del finestrino che lo separa dall’oriente che non c’è.

Alle spalle ho le montagne birmane e non posso pensare a questo luogo con la stessa testa lo so, questo lo so: ma non riesco a pensare in altro modo. Penso che questo non è l’oriente, penso che questo è solo l’oriente che l’occidente può sopportare. Un posto facile, un posto dove sentirsi a casa perché assolutamente identico a casa: un gioco di stereotipi sfruttati ad arte per creare un’immagine rassicurante e vagamente esotica.

Posso decidere di mangiare in un BurgherKingMacDonaldsKFC, di dormire in un MarriotsIbisSheraton, di scegliere per la spiaggia una maglietta o un costume da RipCurlBillabongQuickSilver ed acquistare una statuetta originale di BuddhaGaneshShivaCristo proprio nel primo negozio dietro l’angolo… Ma anche nel secondo e nel terzo.. e nel quarto. Hanno tutti la stessa merce, hanno tutti quel pizzico di oriente addomesticato che ci sbilancia il fiato senza farcelo trattenere troppo a lungo. Un perfetto “Buddha Bar”, forse solo troppo lontano dalla Torre Eiffel, e di buono c’è solo l’idea che ha il turista di essere altrove.

E così anche cercare tratti orientali sui visi che incontro diventa una sfida, se si escludono camerieri, tassisti o massaggiatrici. Oppure li trovo ad Ubud al mercato, al mattino, dove vedo volti che poi spariscono, per non sporcare, per non disturbare troppo. E così con il passare delle ore le facce si fanno più chiare e per la strada incontro più che altro donne australiane con tappetini yoga sotto al braccio mentre sfrecciano per le strade di Kuta o di Semyniak con la stessa identica ostinazione con cui, nel loro paese, prendono la metropolitana per andare alla lezione di ashtanga; certo qui lo fanno guardando fisso il marciapiede per evitare di pestare le composizioni floreali raccolte in una foglia di banano che i balinesi, testardamente, ancora depongono, soprattutto al mattino, di fronte alle entrate delle loro case o dei templi cui sono devoti.

Sono abituato a viaggiare, so gestire l’emozione che che mi assale quando il luogo che mi trovo di fronte non è esattamente quello che avevo in mente: del resto il viaggio è anche questo, viaggiare vuole dire chiudere le carte, aggiustare il respiro e disperdere le stelle conosciute proprio per farsi sorprendere, per farsi stupire. E di solito, non mi arrendo tanto facilmente. Le terre hanno sapori spesso difficili e difficile può essere cercarli e trovarli. Il naso mi aiuta, il fiuto, l’odore sottile che sa farsi sentire. E così anche qui, se guardo a lato, se guardo tra i negozi, tra gli incroci, nelle strade un po’ meno trafficate posso vedere la terra spaccarsi in valli profonde e dominate da vegetazione tropicale o piccoli templi meno visitati solo perché più scomodi o non segnalati sulla guida. Perché fuggire da tutto questo non è impossibile, certo è difficile. Il reticolo di strade prive di semafori e marchiato dai viadotti in cemento armato che stritolano il sud dell’isola rendono difficile allontanarsi.

E quando credo di aver raggiunto la pace attraversando le valli centrali in cerca delle risaie o dei laghi vulcanici che ne segnano il paesaggio, il fiato trattenuto fino a quel momento mi si gela in gola, sorpreso da un ingresso con pedaggio seguito da piazzole ben posizionate per consentire la foto migliore.

Ed allora andare più lontano diviene necessario. Diviene necessario arrivare a Lembogan o a Penida, o ancora meglio arrivare alle Gili Islands sfiorando almeno Lombok.

Ma non so se questa sia davvero la risposta… Quello che sente il mio naso ora è una decisa sensazione di resa… Ci avete voluto così, ora siamo come ci avete voluto: Bali è un bellissimo posto se non ti aspetti l’oriente.

Alessandro Brusa in viaggio con malacopia

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