Continua (ma anche finesce) la mia lista di tutto ciò che ho visto, vissuto, odiato e gioito di Berlino.
– Automobilisti.
La parola corretta è “drift”. Sono delle iene da manicomio. Ma almeno non bruciano gli stop, un punto a favore. (Ringraziamento speciale va all’Ampelmann, senza il quale sarei una sottiletta da un bel po’: l’Ampelmann è il particolarissimo semaforo berlinese, la sagomina di un uomo col cappello – “Ampelmann” infatti significa “uomo del semaforo”).
– Il parco di Sansouci.
Sansouci, “senza pensieri”; è il palazzo ultra rococò del Kaiser Federico II, costruito a Potsdam (capitale del Brandeburgo, circa mezz’ora di treno da Berlino) nel 1747 come rivale di Versailles. La residenza estiva è minuscola (dodici stanze solamente. Stracciaroli) mentre il parco e l’Orangerie sono immense (290 ettari, più i frutteti e le fontane sparsi in giro. Quattro ore per girarlo tutto, le piante dei piedi come due panini. E sì che io sono abituata a camminare un sacco).
Come affittare un monolocale a Milano e riempire San Siro di gerani. L’idea è quella.
– L’aeroporto di Tegel.
Tutti i progetti di attacchi terroristici potrebbero confluire lì per quello che mi riguarda. Disorganizzati, antipatici e ottusi: il podio della detestabilità. Inoltre, la struttura architettonica è abbastanza orrenda (“Sembra un cavolo di mattatoio” by A.). In quel momento è mancato molto a tutti il buon vecchio Marco Polo di Venezia.
Un giro della madonna per i biglietti. Dovrei farvi uno schizzo per farvi capire.
– Le farmacie.
Sono futuristiche, si mandano i medicinali col teletrasporto!
Poi quello al bancone lo vorresti cerbottanare perché è simpatico come una verruca sul clitoride, ma questo è un altro discorso.
– Gemaelde Galerie.
Infinita e piena zeppa di meraviglie; io sono riuscita a vedere solo un piano perché chiude alle sei (diavolo ballerino) ma mi è bastato per farmi salire un’incazzatura da puma: 8/10 artisti italiani.
Dei Caravaggi e dei Tiziani da rimanere senza fiato..Opere pregiatissime. A diosolosaquanti chilometri da me e dovendo pure pagare un sacco (perché in anagrafe non mi avevano scritto che sono una studentessa. Ergo, prezzo pieno. Madonnabenedettadell’IncoronetadiFoggiacinofila)
Mi sentivo terribilmente Georgette de “Oliver&Company”: quella ciotola… da dove stai mangiando…è roba mia!
– Balzac Coffee.
Se volete buttare le vostre sudatissime dracme al vento come grano ai piccioni per uno sciacquo di calzini, puntate pure rotta su Starbucks perchè fa figo; se volete bere qualcosa degno di questo nome, andate qui. È stata la mia personale scopertona del secolo. Il mio eureka d’agosto. Anche perché, rispetto alla media, è da considerarsi economico, visto che tutto costa un occhio dalla testa e in genere fa pure cagare.
– Il Quark.
Non è una trasmissione divulgativo-scientifica (Alberto Angela, sappi che io ti amo dal profondo del miocardio), ma dovrebbero fargliene una. Temutissimo da tutti i principianti che si vogliono cimentare nell’apprendimento del tedesco in quanto scoglio per la pronuncia, questo mirabolante spaccato della gastronomia germanica spacciato per formaggio cremoso alle erbe è in realtà un composto di argilla bianca e malachite dalla consistenza… edile. No, non volevo scrivere edibile; intendevo proprio “edile”, perché quella cosina melmosa va bene per rifare i muri e stuccare le fughe del bagno. Un sacco buona, giuro, ma alla quarta cucchiaiata sei riverso a pancia in aria come i pesci tropicali che tuo cugino ti aveva affidato prima di partire per le vacanze. Sei in diretta comunicazione con Dio e ci rimarrai per circa tre orette (ho testimoni).
– Il Trabi.
La Trabant 601, è il veicolo simbolo della città. Sfrecciano in giro (ci fanno i tours), tutte le fantasie immaginabili+1: leopardate, fucsia, col pelo dappertutto, decorate a Smarties… Tutto quello che non riuscite ad immaginare su di un quattroruote, tranquilli che l’hanno messo sul Trabi.
– Il coglione che si fa male all’estero (perché altrimenti non è vacanza).
Questa piccola piccola precisazione è unguento per il mio ego dato che la simpatica gonade in questione sono io. Ho girato metà settimana barcollando come un reduce del Vietnam. E come se non bastasse, ti fissano stupefatti come se avessero visto un lamantino col wafer a tre punte in giro per la città; ma Cristo di un Cristo a forma di Cristo, mai visto un piede fasciato? Avete scatenato due guerre e fate ‘ste facce per due bende della mutua? Ma andate a pattinare, va’.
Chiara “Chiappa” Lazzaro in viaggio con malacopia
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