Malacopia_Mariangela_Galatea_Vaglio_malinvista_DidoneDidone, per esempio. Nuove storie dal passato, di Mariangela Galatea Vaglio
Ultra Novel – Castelvecchi Editore 2011, pag. 242

La bella venerabile Calipso,

Che unirsi a lui di maritali nodi

Bramava pur, ninfa quantunque e diva.

E poiché giunse al fin, volvendo gli anni,

ZITELLA, gli dèi IMPLORAVA 

Pel  CONIUGIO suo, INVANO 

NON NINFETTA, MA DONNA, 

LA SUA, ODISSEO DESIAVA.

Ecco. Mettiamo il caso che Omero l’avesse scritta e Pindemonte l’avesse tradotta così, la storia della ninfetta Calipso e dell’omaccione Ulisse forse vi sarebbe piaciuta fin dai tempi delle scuole. Non l’avreste capito subito che lei, ninfa ninfomane annoiata di ripassarsi i maritozzi capitati nel suo villaggio Alpitour, se lo voleva non solo bombare ma, infine, sposare Ulisse e che lui non voleva saperne perché Calipso era zitella dentro, più vuota di una bottiglia di Martini alle 4 del mattino (e senza ciliegina!)?

Ma (ahinoi o per fortuna non saprei) Omero era uno serissimo e compassato (e di Piendemonte non ne parliamo proprio) per cui ha preferito raccontare la verità limitandosi ad accennare, suggerire e, per di più (accidenti) con un linguaggio forbito ed aulico.

Orbene. Omero sperava profondamente negli interpreti, negli studiosi, nei letterati delle future generazioni per svelare ai posteri le verità gustose, i guizzi che i suoi poemi celavano tra le righe (tra i versi, ops). Invece Omero, che era cieco, ma proprio ciechissimo, ebbe in sorte uno come Pindemonte! Che fortuna, eh?! Strani scherzi della storia. Ecco, quindi, che tutta l’antichità viene consegnata ai posteri come una cosa seria, anzi serissima che guai a toccarla! E via in libroni illegibili per i più, tra paroloni impronunciabili, in musei immusoniti e mostre mostruose, che svelano agli altri la nostra profonda ignoranza.

Tutta colpa di Omero (altro che Alfredo!). 

Malacopia_Mariangela_Galatea_Vaglio_recensionePoi un giorno arriva lei, Mariangela Galatea Vaglio, faccina d’angelo ma una tosta: storica sì e anche insegnate e giornalista, una che ci sa fare con la scrittura e con l’antichità. Perché la Storia la conosce bene e, quindi, attingendo ad uno spirito tipicamente femminile, sa leggere bene tra le righe. Con acume e sagacia e un pizzico di adorabile, dissacrante cattiveria (l’avreste mai detto di quegli occhioni!?).

E poi come tutte le donne (quasi tutte!) Galatea è una vera maniaca del pulito. Che c’entra, dite? Beh, lei si affaccenda, s’industria, si spacca la schiena per spolverare, scrostare, detergere l’antichità. Via polvere da statue e vasi, via muffe dai libri antichi! E racconta, Galatea, prima sul suo blog, unico nel suo genere (perché ci vuole coraggio e un qualcosa in più – tanta ironia – per sfondare sul web con l’antichità!) e strafamoso, poi finalmente in un libro racconta, dicevo, la storia delle storie che hanno fatto la Storia. Che alla gente piace e molto. Perché non è vero che siamo tutti zotici ignoranti ma persone assetate di sapere. Però somministrato in piccole dosi e, chiaramente, con pepe, sale o zucchero a seconda dei gusti!

Insomma. Una cultura 2.0, quella che anche Malacopia, nel suo piccolo, si impegna a “creare”. Una cultura che è anche storia, che è anche racconto della Storia attraverso le storie. Storie non solo e non tanto di avvenimenti ma di persone, storie di personaggi, di uomini e donne che hanno vissuto e che si scoprono interpreti di una rappresentazione teatrale qual’è per noi la Storia. Una storia di caratteri e personalità che la Storia l’hanno fatta per davvero. 

Malacopia_Didoneperesempio_GalateaVaglio_PericleVeniamo agli uomini, nel senso di genere maschile. Uomini che, nel rappresentare il carattere di un popolo e di un’epoca, sono diventati infine icone, che sono diventati miti. E che spesso, quasi sempre, avevano, tendenze e gusti, manie e vizi, insomma, dei veri e propri caratteri di merda. Prendiamo Pericle, il mito della democrazia, belloccio e prepotente, furbetto e voltagabbana (alla faccia! Anzi, al busto!) o Alessandro, smisurato egoriferito e lunatico (ma con un’Olimpiade del genere, è già tanto che sia sopravvissuto!). Che dire di Augusto, noiosissima copia di perfezione, magnanimo all’apparenza, spietato con gli avversari, circondato di amici compiacenti, mecenate d’arte e cultura ma noiosissimo burocrate, o di Vespasiano, che puzzò per tutta la vita di eau de parvenu.      

Quelli che ne escono meglio da questi racconti sono in realtà coloro che la Storia ci ha consegnato come cattivoni o come personaggi antipatici: l’affascinante, irresistibile Giulio Cesare, il sognatore che sa pensare in grande; Marcantonio, che fa simpatia e ammalia; Cicerone, per il quale, alla fine, riesci a provare anche un po’ di dispiacere. Onore al merito, Galatea finisce per farci amare proprio quei personaggi che la Storia o, meglio, gli storici (antichi e moderni) ci hanno fatto apparire come dei perdenti.

Eppure sono delle donne, mogli, compagne, concubine, amanti, madri e figlie, i ritratti più vivi e palpitanti. Ed ecco dove taglia meglio la lingua, dove affonda meglio la penna di una donna: nelle membra di un’altra donna! A leggerle tutte insieme e isolate dai maschietti di competenza, quello che sembra valere per tutte è che, per necessità o per amore o per salvarsi la pelle, le donne dell’antichità erano tutte un po’ puttane. Costrette a piegarsi a patti e sodalizi con uomini che, spesso, non erano alla loro altezza. Donne con le palle, invece, che sapevano gestire le situazioni (e condurre gli imperi) anche meglio dei mariti: bastava solo saperli prendere. E quelle che non ci riuscivano erano come la Messalina di Claudio, “oca come poche, eh”! A proposito, Didone, per favore, lascia stare quella sciacquetta di Enea, intesi?!  

Non vado oltre, perché questo libro ve lo dovete proprio leggere e scoprire

Malacopia_Didoneperesempio_GalateaVaglio_cesareDue brevi note:

1) i personaggi di cui si parla sono dell’epoca classica, greca e romana. Per Roma, manca quindi tutta la Repubblica, il che lascia ben sperare che Galatea sia già al lavoro su un nuovo libro! E magari su un altro ancora nel quale vorrà superare i confini della storia romana e svolazzare, che ne so?, in quella bizantina (!). 

2) Adriano manca, eccome se manca! Meno male che soccorre questo post sul tuo blog!

In conclusione, frizzi e lazzi a parte, il libro è bello, si legge molto volentieri, è dissacrante il giusto, è divertente (e, a costo di ripetermi, siamo poco abituati a divertirci con l’antichità). Fa bene ai grandi ma fa bene anche agli studenti come lettura estiva (e non solo…). Augurandomi solamente che a settembre quelli che hanno debiti in storia, latino e greco non vadano a dire che Elena… era strafatta! 

Marco Melluso per malacopia

PS.: Omer non me ne voglia né Pindemonte, né tutti gli dei dell’olimpico monte! 🙂

PS.2: E comunque vi ho risparmiato l’Iliade di Monti! Sarebbe stato come sparare sulla crocerossa 🙂