Sono stato un gatto da coppi e da grondaie, ma senza entusiasmo. Felinamente diverso, mi sono sempre annoiato di stare disteso al sole per ore, non mi ha mai divertito saltare dietro a lucertole e farfalle. E che dire della faticaccia di cercare qualcosa da mangiare?
La mia vita è cambiata quando, girando per tetti, mi sono infilato tra due persiane semichiuse. Dentro c’era un mondo e al centro di quel mondo dall’odore strano e penetrante un vecchio.
Quando lo conobbi non sapevo che quella montagna di cose strane che lo circondava fossero scatole piene di storie fantastiche.
Inizialmente, mi sono mantenuto a debita distanza. Sostavo a lungo sul davanzale e lo osservavo per ore muovere quelle strane scatole, che sembravano calamitare la sua attenzione. Dopo qualche tempo, sempre cautamente ma ormai vinto dalla curiosità, mi arrischiai a varcare la finestra e proprio là, tra le tende fluttuanti, mi giunse la voce del vecchio. Gli occhi, velati da spessi vetri, traevano dalla scatola aperta sulle ginocchia il filo di un racconto che si dipanava nell’aria, affascinandomi.
Resistergli non mi era possibile e giorno dopo giorno mi avvicinai sempre di più, fino a che mi accorsi che il vecchio, di tanto in tanto, alzava gli occhi e, interrompendosi a metà di una frase, mi fissava per qualche istante come se si aspettasse da me un commento o un applauso.
Nessuno entrava mai nella stanza oltre me. Il vecchio era sempre solo ma non sembrava dispiaciuto o infelice, anzi, pareva trarre dalle sue scatole tutto ciò che gli serviva per vivere o… Per vivere ancora.
Non ricordo quando iniziò a rivolgersi a me. Inizialmente si limitò a sottolineare qualche momento del suo monologo con un compiaciuto “eh !”. Passò poi ad un amichevole “bello,eh?”, per giungere ad un discorsivo “ che ne dici?”.
“Che ne dico? Non lo so, mi piace ascoltare!” .
La curiosità mi mordeva la coda, volevo vedere da vicino quella scatola dal vestito colorato che, quando il vecchio l’apriva, esplodeva in mille parole che lui ricuciva in una storia e mille immagini.
Mi feci coraggio e un pomeriggio iniziai ad avvicinarmi… Dalla tenda al tappeto, poi ancora qualche zampata e… Hop! Sul bracciolo della poltrona. Il vecchio scostò il braccio e finalmente sulle sue ginocchia vidi… Che delusione! Non era che carta, inerti fogli di carta pieni di segni scuri e incomprensibili. Il vecchio sembrò capire. Con dolcezza mi grattò dietro un orecchio e riprese la magia… Riusciva ad interpretare quei segni che diventavano parole e poi immagini e poi emozioni.
Le meravigliose scatole erano libri, si aprivano come oggetti freddi e inanimati, ma bastava il fruscio della prima pagina a farmi drizzare le orecchie. Quandoil vecchio leggeva, la magia si ripeteva… Per sempre?
I gatti non hanno il senso dell’infinito ed io, sebbene diverso, non facevo eccezione. Il giorno in cui il vecchio si fermò nel bel mezzo di una frase capii d’istinto che se ne era andato. Me ne andai anch’io, tornai tra coppi e grondaie… Ma non smisi di sperare che la magia tornasse ed in questo restavo un gatto felinamente diverso.
Rossana Conte
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