C’era una volta una capra che aveva sette capretti, e li amava come solo una mamma delle favole ama i suoi bambini. Quindi la sciagura era imminente.
Un giorno pensò di andare a fare provviste nel bosco, e disse: – Cari piccini, voglio andare nel bosco a fare provviste. Guardatevi dal lupo, se lo fate entrare vi mangerà tutti dilaniandovi le carni. Quando busserà lo riconoscete dalla voce roca e dai piedi neri. Non apritegli, mi raccomando! -.
– Ok mammina – disse il più piccolo, che non era il più furbo.
– Ma perché poi deve andare a fare provviste nel bosco, che abbiamo un bel prato proprio qui davanti? – disse uno dei suoi fratelli.
– Fare provviste nel bosco è il modo di nostra madre per dire “fare sesso con sconosciuti”. Mai pensato al fatto che se abbiamo tutti colori diversi un motivo c’è?! – disse il maggiore dei capretti, che aggiunse: – Del resto, il maschio della capra è detto becco!-.
– Io non ci avevo mai pensato – disse un altro.
– Tu, infatti, secondo me sei frutto di un incesto – replicò il maggiore, – ed ora chiudiamoci in casa finché mamma non ha raccolto abbastanza carote e zucchine -.
– Ma mamma non porta mai carote e zucch… Ah l’ho capita ora – disse il capretto di prima.
– C’è speranza anche per te, allora – rispose il maggiore, mentre chiudeva a chiave la casa.
Il lupo, sapendo della vita promiscua della capra e dei suoi frequenti abbandoni del nido, corse subito a casa dai capretti e, giunto presso l’uscio, disse: – Dolci bambini sono la mammina e ho una sorpresa per ognuno di voi! -.
– Sì, e hai anche la voce di Sandro Ciotti. Mica siamo tutti come l’ultimo nato- .
Il lupo prese quindi un blocco di gesso, lo mangiò e la voce si addolcì. Tornò all’uscio, e disse: – Dolci bambini, sono la mammina ed ho una sorpresa per ognuno di voi! -.
– Oh mammina cara, mostrami la zampa -.
– Eccola tesoro! –
– Oh mammina, o hai sviluppato un grave problema ormonale negli ultimi 20 minuti o sei il lupo. Levati dalle zampe, ebete! -.
Il lupo corse dunque dal panettiere, si cosparse la mano di pasta di pane e farina e tornò. Ormai la fame gli era passata, ma era questione di principio!
Sfortunatamente per i capretti, il fratello maggiore era andato in bagno e a presidiare la porta c’era solo il fratello più piccolo che, ormai lo sappiamo, non era il più furbo. Prima che il lupo potesse dire alcunché, il capretto aprì la porta e solo dopo chiese chi fosse.
Il lupo ringraziò Dio per le tare genetiche, dopodiché mangiò tutti i capretti, tranne quello che si era chiuso in bagno con il paginone centrale di playboy (buon sangue non mente!). Quando la madre tornò “dal mercato”, il capretto superstite le raccontò quello che era successo.
Si recarono subito nel bosco, dove il lupo, sazio del lauto banchetto, si era accomodato sotto un albero per una pennichella. Mamma capretta, quindi, fece la cosa che farebbe ogni figura genitoriale che ha a che fare con un lupo delle fiabe: lo squartò e si riprese i capretti, i quali, terrorizzati assistettero allo scempio che mamma capretta faceva del corpo del lupo.
I capretti, nottetempo, chiamarono la polizia e denunciarono la madre per crimini contro l’umanità.
La favola insegna che ad avere una madre un po’ zoccola e psicopatica, si sta meglio da orfani!
Francesco Castiglione per malacopia
Illustrazione di Loris Dogana
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