In un momento in cui televisioni e giornali rigurgitano ”fenomeni da baraccone”, visi mortificati dal botulino, corpi puniti da steroidi e menti offuscate da un’idiozia di base che la chimica non ha potuto che accentuare, in un momento in cui il Circo non va più molto di moda, forse perché la realtà va oltre la fantasia, è giunta l’ora di riscoprire Freaks, uno dei cult movie del cinema di tutti i tempi, un film realmente interpretato da “fenomeni da baraccone”.
Il film è, a mio avviso, il capolavoro indiscusso di Tod Browning, e sarà lo stesso a segnare il declino del regista. Entrato nell’Olimpo dei grandi registi nel 1931 con Dracula (che vedeva Bela Lugosi nei panni del vampiro), Hollywood gli chiuse tutte le porte a seguito della prima proiezione in quanto il film era considerato maledetto. Leggenda vuole che addirittura le donne abortivano spontaneamente durante la sua visione.
Immagini fortemente contestate e spettatori che abbandonarono la sala spinsero Tod Browning a tagliare quasi mezz’ora di film e, quindi, a bruciarlo. Va specificato che una volta era di moda bruciare parti di pellicole o copie di film proibiti, dal momento che non si sentiva la necessità di creare un archivio. Insomma, fuoco e fiamme come se non ci fosse un domani! Peccato, veramente un peccato se si pensa che il mondo contemporaneo non può ammirare grandi capolavori per intero come questo di cui stiamo parlando. Il Terzo Reich ne proibì la proiezione, così come l’Italia fascista: la pellicola uscì solo negli anni settanta e solo in televisione, dopo essere stato doppiato su richiesta della Rai. Quando uscì negli States, la visione fu vietata nella città di Cleveland e l’Inghilterra non seppe dell’esistenza di questo film fino alla fine degli anni sessanta.
Il film si apre con un presentatore di fenomeni da baraccone che canta le lodi di una donna deforme che però non mostra. Da qui parte il flashback e quindi ha inizio il vero e proprio film. Un circo di freaks, come venivano chiamati i fenomeni da baraccone, persone con disfunzioni genetiche che portano a malattie o deformità: si va delle gemelle siamesi all’ermafrodita, da persone affette da microcefalia a un mezzo uomo, un torso umano a molti, molti altri. Il protagonista della storia è Hans, un giovane uomo affetto da nanismo che, nonostante sia fidanzato con Frida, si innamora di Cleopatra, la bellissima trapezista. Cleopatra, venuta a conoscenza della grande eredità di Hans, finge di essere interessata, ma solo per rubargli i soldi e in questo piano malefico è in combutta con Ercole, l’uomo forzuto. Lei e il suo amante sono interessati a sottrarre tutti gli averi al nostro protagonista Hans. Il finale è inquietantissimo ed è girato benissimo: le tenebre avvolgono lo spettatore che ha la sensazione di esser finito dentro lo schermo, per poi ritrovarsi nella pioggia e nel fango in cerca di vendetta insieme ai freaks.
Quelli di voi che sono appassionati di serie tv, avranno certamente riscontrato le forti analogie con la trama della quarta stagione di America Horror Story, dedicata per l’appunto ai freaks. Similitudini che proseguono se è vero, come si mormora, che la parte tagliata avrebbe mostrato tutto il processo di trasformazione di Cleopatra in un freak, mutilazioni annesse, ed è davvero un peccato che sia andata persa anche perché sarei molto curioso di capire come avevano fatto nel ’32 a realizzare effetti simili.
Non le mutilazioni, non l’orrore della storia furono la causa principale che ha firmato il declino di Tod Browning. In una società che non riusciva ancora ad accettare e rispettare le persone di colore, i deformi non potevano trovare posto se non per essere derisi. Sono dunque l’intolleranza e la discriminazione del diverso (che generano a loro volta violenza), così insito nella natura umana, che spaventarono di questo film.
– Malattie e deformità, brrr… che orrore!! -.
Il film stesso, a mio avviso, vive di incoerenze, dal momento che il regista usa come interpreti dei veri freaks. Il che rafforza l’idea che non ci siano buoni e cattivi tra i personaggi e gli stessi orrendi crimini non vengono giudicati ma guardati come fatti di cronaca.
Da un punto di vista tecnico il film non presente grandi virtuosismi; le riprese ampie che includono sempre almeno due personaggi sulla scena permettono di conoscere bene i singoli e di capire i rapporti che intercorrono tra i vari personaggi, le amicizie e le inimicizie. Questo aspetto è molto importante ed è riuscito benissimo grazie alla fotografia e alle luci che hanno reso la scena un vero e proprio dipinto.
Passata alla storia, e a mio avviso una delle più belle dell’intero film, è la scena del matrimonio tra Hans e Cleopatra in cui i freaks bevono dallo stesso bicchiere e intonano il motivetto ‘la accettiamo, è una di noi‘.
Come si legge su wikipedia, nella classifica dei migliori 50 cult movies stilata nel 2003 dalla rivista statunitense Entertainment Weekly viene piazzato al terzo posto preceduto solo da The Rocky Horror Picture Show di Jim Sharman del 1975 e da This is spinal tap di Rob Reiner del 1984 e nel 1994 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
Freaks di Tod Browning è, dunque, un capolavoro, non certo per la trama, che a tratti è anche un po’ banale, ma perché è riuscito a centrare un tema scabroso e a trattarlo senza buonismo o commiserazione. Quel tema dei freaks che non è affatto un caso che oggi sia ritornato prepotentemente alla ribalta.
Valerio Vitale per malacopia
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