Nel 1564 fu abbattuto l’isolato, che si trovava tra il palazzo del Legato e il palazzo Re Enzo, per aprire l’attuale piazza del Nettuno nel cuore di Bologna. Al centro della piazza fu collocata la fontana del Nettuno, opera di Jean de Boulogne (Giambologna), nel lato della piazza dove vi erano le botteghe dei ramai -e ora vi è il Sacrario dei Caduti Partigiani-, sul lato opposto Palazzo Re Enzo.
La fontana, voluta dal vice legato Pier Donato Cesi per abbellire la piazza, fu ben presto utilizzata dai bolognesi per scopi meno artistici. I venditori di ortaggi, che popolavano con le loro bancarelle (trabaccole) la vicina Piazza Maggiore, si accalcavano per lavare e pulire le verdure; le popolane accorrevano a sciacquare il bucato ed, inoltre, correva voce che l’acqua della fontana, usata per la cottura dei fagioli, li rendesse tenerissimi! Non c’è che dire: si era presa alla lettera la frase incisa sul basamento, populi commodo.
Per un po’ il vice legato lasciò correre, ma certo le verdure galleggianti ed altra sporcizia, che spesso finiva con l’otturare le condutture, non erano esattamente un bello spettacolo per cui il 30 marzo 1588 con un bando si vietò di usare la fontana come lavatoio. Ai contravventori, se donne, sarebbero state somministrate “cinquanta staffilate, oltre la perdita di vasi, bugate e ogni altra cosa”; se uomini, avrebbero subito “tre tratti di corda”. Si trattava di una punizione decisamente sgradevole che consisteva nell’appendere per le braccia il malcapitato ad una corda che pendeva dalla sommità del voltone, detto appunto della corda, voltone che si apriva a pochi passi dalla fontana, accanto a Palazzo Re Enzo, dove oggi vi è via Rizzoli. In buona sostanza, il condannato, saldamente appeso per le braccia, veniva sollevato e poi lasciato ricadere di colpo tante volte quanti erano i tratti di corda inflitti. Dovete Considerare che questa era punizione lieve: nelle galere papaline venivano applicate torture ben più brutali. Ad esempio, una leggera aggravante del tratto di corda era “il tratto di corda con sconquasso “: il condannato veniva in questo caso sollevato molto più in alto e lasciato cadere… con sconquasso, appunto! Quando si dice la carità cristiana!
Per qualche tempo lavandaie ed ortolani si tennero lontani dal Nettuno, ma poi gradualmente tornarono alle vecchie abitudini. Nel 1595 fu emesso un altro bando con il quale si ordinava agli acquaioli ambulanti di attingere acqua esclusivamente dalla fontana vecchia posta lungo il fianco settentrionale del Palazzo Comunale (per capirci, la fontana di via Ugo Bassi). Uniche eccezioni i “Todeschi”, che erano le guardie svizzere a servizio del Legato, e gli acquaioli del Palazzo Comunale. Venne ripetuto il divieto di lavare panni ed ortaggi, ma servì a poco, anzi nel tempo il suo uso peggiorò e per evitare che servisse da “gabinetto” pubblico nel 1604 fu circondata da un’alta recinzione.
Ora la recinzione non c’è più, anche perché, transitando in molte strade cittadine, si intuisce dall’odore che alla fontana si preferiscono i muri!
Rossana Conte
…for malacopia
Scrivi un commento