Da circa una quindicina di anni la risposta a quasi tutte le domande che ci affliggono quotidianamente arriva, tempo qualche nanosecondo, da Google (o da un qualunque altro motore di ricerca); ogni giorno Google gestisce all’incirca tre bilioni di ricerche; prova ne è il fatto che per verificare da quanto tempo tale strumento avesse invaso le nostre, ho controllato l’informazione proprio su Google!
Davanti a una così massiccia dipendenza vi sono due strade possibili: l’indignazione mista a rifiuto con il conseguente rifugio nel passato, o, in alternativa, la scelta di cavalcare l’onda, raccogliendo quanto di buono si può trovare.
Tra coloro che hanno scelto la seconda, forse più impegnativa, soluzione, ci sono i sostenitori dei Google Trends.
Google trends – probabilmente il protagonista indiscusso dei Big Data – è uno strumento di Google, utilizzato negli ambiti più disparati per fare analisi sul presente e previsioni sul futuro; il meccanismo è, ad una prima analisi, non troppo complesso. Per sapere, ad esempio, qual è il film più popolare del 2013, il programma calcola quante volte il titolo, o svariate parole attinenti, sono state digitate sul motore di ricerca; da questo si ricavano dati precisi e classifiche, che vengono sfruttati in diversi ambiti, addirittura per fare pronostici sugli Oscar.
Ovviamente il settore cinematografico è solo la punta dell’iceberg. I Google Trends hanno trovato impiego anche, e soprattutto, nel mondo economico-finanziario: nel calcolo dei principali indicatori economici, il tasso di disoccupazione o l’andamento del consumo privato, per citarne due tra i tanti.
Senza entrare nel merito dei giudizi tecnici, non è questa la sede giusta, e delle verifiche empiriche, che ci porterebbero lontano dall’obiettivo, vorrei semplicemente mettere a fuoco il piccolo paradosso di cui i Google Trends sono portatori. Quando ho scoperto questo servizio e le sue svariate applicazioni, mi ha davvero colpito come sia possibile ricavare stime precise su dei fatti reali, basandosi sulle ricerche virtuali: insomma, banalizzando la cosa e riducendola ad uno slogan, si potrebbe dire che per avere la verità sul mondo reale ci si affida al mondo virtuale. Un mondo all’incontrario.
Ovviamente l’effettiva utilità ed affidabilità di tale strumento è ancora sotto esame. Vi sono stati parecchi riscontri positivi, ma recentemente Google Trends ha fatto uno scivolone, sbagliando completamente le previsioni sulla diffusione dell’influenza nel 2012-2013, sovrastimandola di più del 50%, con forti ripercussioni nel mondo farmaceutico, come si può ben immaginare. I motivi degli errori sono in realtà probabilmente legati ai limiti della tecnologia stessa. Un servizio come quello dei Google Trends si può basare solo ed esclusivamente sui dati che raccoglie, ma non ha accesso alle motivazioni che stanno dietro ad una determinata ricerca su Google; insomma, la tecnologia continua a rimanere qualche passo indietro rispetto all’uomo, nonostante queste nuove, interessanti, e un po’ allarmanti, possibilità.
E noi speriamo che lo faccia per ancora un po’ di tempo, pur continuando ad affidarci a Google, con la consapevolezza che sempre di uno strumento si tratta.
Giulia Narisano per malacopia
Giulia,
bilioni == miliardi?