BOTERO A PARMA, Palazzo del Governatore di Parma – 3 ottobre 2013 – 26 gennaio 2014
Mia mamma dice che col tempo dimagrirai ma non importa amore non cambiare mai, novanta chili di libidine e bontà… Ecco, a me le statue di Botero fanno venire inevitabilmente in mente la Rosalina di Fabio Concato che poi, detto per inciso, era la cicciottella di Loretta Goggi che, pur avendo superato l’adolescenza, non era riuscita a togliersi la forma di un bignè. Ma tant’è!
Quaratasette sono le opere in gesso di Fernando Botero che sono state messe in mostra sui due piani del Palazzo del Governatore a Parma, a rappresentare la produzione dello scultore dal 1973 ad oggi. Il percorso dello spettatore si snoda così attraverso l’itinerario artistico e personale dell’artista delle (s)proporzioni, la cui carriera e le cui tecniche sono riassunti anche nei video a cui si può assistere nelle salette a ciò allestite.
Botero ha dichiarato: “Io non dipingo i grassi, con la sproporzione ottengo una certa monumentalità”. Beh, ha un bel dire Fernando ma nell’immaginario collettivo i suoi personaggi sono degli oversize. E chi è oversize, come me, dopo anni di diete, privazioni e sorrisini altrui, si è sentito in qualche modo gratificato dall’opera di questo artista poliedrico.
Cicci e felici, insomma, i personaggi delle sue sculture, strettamente legati alla cultura latino americana, da cui proviene Botero, ma anche mediterranea, prendono vita dal bianco abbacinante del gesso. Se ne intuisce lo sforzo, se ne può apprezzare la possenza, quella forza che li traduce nei bellissimi, monumentali bronzi, che ormai popolano un po’ ovunque le piazza delle città del mondo intero. E sono dame, cavalli e cavalieri, bambini, acrobati e ballerine che vivono in un gigantesco fantasy governato da regole proprie, in un mondo a cui manca una dimensione perché esiste nello spazio oltre il tempo. Solenni e senza gravità.
Una dimensione improbabile di dimensioni improbabili, una proporzione nuova dalla sproporzione, una grazia raggiunta grazie a movimenti sgraziati. Una fissità che si fa movimento, una stasi che si fa vita. Un vuoto che si riempie. I grassi di Botero ammiccano, sorridono, smorfiano tra loro, si sussurrano placidi, si dicono e ti raccontano delle storie.
La mostra di Parma finisce inevitabilmente per richiamare alla mente la bellissima gipsoteca di Possagno, dove si possono ammirare, esposte come all’interno dell’atelier dello scultore, le sculture in gesso di un altro genio delle proporzioni, Antonio Canova.
I gessi di Botero, come quelli del Canova, sono i modelli originali in gesso delle opere in bronzo o marmo, malacopie dunque, splendide malacopie, pur sempre opere, che testimoniano come anche nel modello, anche nella prova, addirittura nell’abbozzo possa risiedere una compiuta espressione artistica.
Malacopie… Anche per questo mi sono piaciute molto!!!
Imperdibile!
Marco Melluso per malacopia
Scrivi un commento