Non bisogna trascurare la follia dei grandi, la più antica e famosa famosa trappola per topi.

Hamlet di William Shakespeare, regia di Andrea Baracco, ROMAEUROPA FESTIVAL 2014 Teatro Argentina di Roma (prima nazionale).

Malacopia_Hamlet_©Guillermo Casas_hamlet (1)Per il suo Hamlet Andrea Baracco rivisita la famosa tragedia di Shakespeare. Con Biancofanco, Luca Brinchi, Roberta Zanardo (Santasangre), Hamlet debutta al Teatro Argentina come spettacolo italiano per il ROMAEUROPA FESTIVAL 2014(rassegna organizzata con il contributo del Teatro di Roma e 369 Gradi).

Andrea Barracco con gli occhi Orazio – restituito dalla simpatica immediatezza dell’ottimo Michele Sinisi – diventa uno speleologo ed attraversa, scava per noi nei meandri della tragedia con un potente faro ad opera del fidato amico di Amleto. Tutto il materiale immenso e straordinario dell’Hamlet di William Shakespeare viene riesumato con il desiderio di riportarcelo e riproporcelo in forma contemporanea, fredda e stilizzata, proprio grazie al decisivo contributo grafico dei due gruppi Biancofango e Santasangre, da anni alla ricerca di linguaggi paralleli e complementari alla semplice parola. Nessun orpello, nessuna lettura complicata se non il desiderio di riportarci alla luce questo materiale antico quanto attualissimo e sconcertante, quasi un argomentazione intorno al personaggio di Hamlet. Una tesi riassuntiva di tutto il cammino interpretativo fatto fino ad oggi, una radiografia ai  raggi x del famoso testo shakespeariano. La Danimarca è un sogno lontano, qui siamo piuttosto sulle montagne russe di un grande Luna Park, su di un autostrada alla Blade Runner dove si corre all’impazzata per poi rallentare verso una fine inevitabile.

Malacopia_Hamlet_©Guillermo Casas_musella_trapani_1 (1)Su drammaturgia di Francesca Macrì, l’impressione è quasi di assistere ad una messa laica, officiata da Paolo Mazzarelli, un Claudio tagliente, spigoloso e seduttore troppo poco razionale. Tutti sono vestiti sulle tonalità del nero e del grigio come dei clergyman: Polonio (Andrea Trapani), Laerte (Woody Neri, divertente nella pantomima sulla descrizione dell’assassinio del vecchio Re al ritmo di uno spogliarello in un sexy-shop), Gertrude, una suffragetta di nero vestita (Eva Cambiale) e Ofelia, una suorina timorata ed impaurita (Livia Castiglioni) per poi denudare il seno nel momento della bella pazzia.

Spesso si fa uso di lunghe tavole componibili e scorrevoli su ruote, che non sono altro che il desco, l’altare su cui consumare questa immane tragedia. Unico elemento scenico, la sedia/trono, è un feticcio come lo era in Giulio Cesare, l’altro bellissimo Shakespeare di Andrea Barracco. Ma li era sfondata e bruciacchiata qui invece un oggetto di design.

Malacopia_Hamlet_©Guillermo Casas_musella_trapani (1)L’ex Re, lo spettro del vecchio Amleto, che compare fra sovrapposizioni di proiezioni di filari di pioppi, è  invece l’ex direttore artistico del Teatro di Roma Gabriele Lavia che sembra lasciare la consegna al nuovo direttore Antonio Calbi.

Il discolo Amleto è un buffone lucignolesco, un commediante amico degli attori, che ha a cuore il loro sostentamento, un sensibile artefice magico che all’occorrenza diventa terribilmente violento e spietato quasi fosse uscito direttamente da un film generazionale di Gus Van Sant. Non a caso, al posto delle spade il duello e l’eccidio di Polonio verrà effettuato con mazze da baseball. Ma qualche volta si strizza l’occhio anche a Totò: vengono citati anche alcuni passi de ‘A Livella’, cui si unisce quel ‘Cara madre…’ (spesso citato) che viene direttamente da Natale in Casa Cupiello eduardiano. Lino Musella, fresco vincitore come attore rivelazione per le Maschere del Teatro Italiano 2014, è il vero metronomo dello spettacolo e ben sa tenere il ritmo della tragicommedia stando sempre il bilico tra una lucida follia ed un cazzeggio intelligente.

Malacopia_Hamlet_copEd è di assoluto effetto predisporre al finale il famoso monologo della prima scena del terzo atto ed in linea con l’idea di regia, così come ci aveva condotti per mano in questo periglioso percorso nei meandri oscuri dell’animo umano, come Orazio aveva fatto all’inizio, dopo aver detto quanto si doveva dire ci riaccompagna all’uscita. Sul palcoscenico non rimangono che i resti di pece nera da cospargere sui volti dei deceduti, di lamine di ferro arrugginito per le troppe percosse subite e odore acre di legno bruciato.

Mario Di Calo per malacopia

 

HAMLET diretto da Andrea Baracco
con la drammaturgia di Francesca Macrì (Biancofango)
e le scenografie multimediali di Luca Brinchi e Roberta Zanardo/Santasangre
con: Lino Musella (Amleto), Eva Cambiale (Gertrude), Paolo Mazzarelli (Claudio),
Michele Sinisi (Orazio, Guilderstern), Andrea Trapani (Polonio, Prete, Osric ),
Woody Neri (Laerte, Rosencrantz), Livia Castiglioni (Ofelia).
e Gabriele Lavia in audio e video nel ruolo dello spettro.
produzione Teatro di Roma e Romaeuropa Festival e 369 gradi
in coproduzione con Festival Internacional de Teatro Clásico de Almagro
in collaborazione con Tfddal – Teatro Franco Parenti, La Corte Ospitale, ATCL Associazione Teatrale tra i Comuni del Lazio

Foto di Guillermo Casas.