Intervista a Marcantonio Gallo, attore, autore, regista.

Marco: La prima cosa che colpisce è la qualità dei vostri progetti. Progetti nei progetti. Iniziamo parlando del Teatro delle Pietre. Come nasce questo bel nome e in cosa consiste il progetto?

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Marcantonio: Il TeatroDellePietre, Gruppo Stabile di Puglia, nasce da una idea mia e Fabrizio Cito, e si propone come centro di formazione della cultura del teatro anche fuori dagli spazi teatrali, promotore quindi del Teatro dei Luoghi, con la convinzione che la magia scenica possa avvenire non solo su un palcoscenico ma ovunque sussistano almeno due elementi: racconto e ascolto. Spesso, infatti, i nostri spettacoli, oltre ad essere rappresentati sui palcoscenici teatrali, sono ospitati anche in luoghi inusuali: cortili di masserie ma anche chiese e cave dismesse.

Marco: Come vi è venuta l’idea di “Dentro/Fuori: Carcere e dintorni”? Quali sono le finalità e quali i risultati finora raggiunti?

Malacopia_Briganti_8Marcantonio: Con il TeatroDellePietre ho avviato due anni fa un laboratorio teatrale legato al tema della legalità e ad un progetto di opportunità di recupero rivolto ai detenuti della Casa Circondariale di Brindisi. Ad oggi, grazie alla disponibilità del direttore dott.ssa Annamaria Dello Preite e alla sorprendente partecipazione dei detenuti stessi, il progetto è cresciuto molto, fino ad acquisire una maggiore chiarezza in termini di obiettivi da perseguire. ​Dentro/Fuori: Carcere e dintorni è un percorso/laboratorio che intende assolvere un compito informativo e divulgativo all’interno del carcere ma anche fuori, costruendo così un ideale “ponte” tra l’interno e l’esterno: il carcere appartiene alla città con tutti i suoi contrasti, le sue contraddizioni, i bisogni e i cambiamenti necessari, legati alla nostra epoca. È il luogo dove la sofferenza e le contraddizioni sociali sono più acute e concentrate. Attualmente poi sono diventate una vera emergenza alla quale, al di là delle competenze, ogni istituzione o singola associazione è chiamata a intervenire. Così abbiamo sentito nostra l’urgenza di provare a fare qualcosa, a differenza di una certa politica che continua ad ignorare gli ultimatum europei in termini di regole e standard da rispettare per garantire a chi sta vivendo una esperienza di detenzione il diritto di chiamarsi uomini. È giusto che chi ha sbagliato paghi, ma il carcere dovrebbe essere riabilitativo e non solamente punitivo.

Marco: Come è stata accolta la vostra proposta dagli ospiti del carcere? Com’è stato lavorare con loro?

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Marcantonio: L’intenzione del progetto del TeatroDellePietre era quella di sperimentare una forma di integrazione sociale dei detenuti per provare a rafforzare l’autostima attraverso ruoli differenti rispetto alle precedenti condotte devianti. Il teatro, proprio per la sua natura, è la disciplina che più di tutte ha la possibilità di riabilitare l’individuo in una comunità isolata come quella carceraria. Noi proviamo a ri-costruire le relazioni, soprattutto quelle umane. Se i reati commessi e la permanenza in carcere possono sviluppare ulteriori devianze comportamentali, la pratica scenica e l’attività teatrale possono aiutare i soggetti a ri-pensarsi in maniera differente e ad attuare un lavoro di introspezione, che è quello che fa un attore quando è impegnato a studiare una parte. Per i detenuti è una novità, nel senso che non sono abituati a guardarsi dentro o a mettersi in discussione eppure, una volta capito il meccanismo, dopo le prime riserve, ben si adattano. È bello vedere come man mano acquisiscono capacità di analisi a cui non avevano mai pensato, sia che si tratti del testo, delle battute oppure di loro stessi. Pure il linguaggio si modifica: spingere con la voce, non calare di tono, portare la battuta diventano modi di dire frequenti e certe volte ci si dimentica di non essere di fronte ad attori non professionisti. Certo non è semplice lavorare con detenuti. Le loro priorità sono altre e spesso la loro situazione rischia di complicare il mio lavoro. Spesso ascolto i loro drammi, ci raccontiamo i problemi, ma questo deve avvenire necessariamente entro un brevissimo lasso di tempo. Io non voglio e non posso sostituirmi ai loro educatori, agli psicologi, che svolgono in maniera ottimale il loro compito e i ragazzi lo sanno bene. Spesso non conosco nemmeno il perché si trovano in carcere. È un dettaglio che a me tutto sommato non interessa. Malacopia_Briganti_7Mi interessa piuttosto la loro storia personale, quella fatta di riflessioni, di constatazioni, di confidenze. Insieme all’attività teatrale infatti porto avanti un laboratorio di scrittura creativa, che è nato spontaneamente dall’esigenza di raccontare e raccontarsi. Non è stato facile ma abbiamo raggiunto dei bei risultati. In occasione della Giornata della Poesia e in collaborazione con Club Unesco di Brindisi siamo abbiamo organizzato un reading teatrale all’interno del carcere in cui i detenuti si sono messi in gioco leggendo quello che avevano scritto, davanti a un pubblico di detenuti e persone che arrivavano da fuori. L’iniziativa ha avuto molto successo e siamo riusciti a trovare una piccola casa editrice che pubblicherà un libro che sarà una sorta di “diario di bordo” del lavoro all’interno del carcere, arricchito da fotografie, appunti di regia e gli scritti dei ragazzi.

Marco: Avete ricevuto supporto e collaborazione dalle istituzioni per un così bel progetto?

Malacopia_Briganti_6Marcantonio: Abbiamo avuto il patrocinio del Comune di Brindisi e della Provincia di Brindisi e collaboriamo con l’Ufficio del Garante dei diritti dei detenuti e con l’Uepe (Ufficio Esecuzioni Penali Esterne) Inoltre abbiamo il supporto della Fondazione Nuovo Teatro Verdi di Brindisi, che ha “sposato” il progetto permettendoci di andare in scena nella bellissima cornice del teatro comunale, che ha visto il sold out in occasione del debutto di Briganti, andato in scena il 3 maggio u.s. Inoltre ci sono con noi personaggi come Raffaele Nigro, giornalista e scrittore che ci ha regalato il racconto da cui siamo partiti per scrivere la drammaturgia e che spesso incontra i nostri ragazzi in carcere per delle conversazioni, oltre a Marco Baliani, uomo di teatro e scrittore e Stefano Accorsi, attore, che hanno avuto modo di entrare nella Casa Circondariale di Brindisi e seguire la nostra attività. È comunque grazie all’Amministrazione carceraria e al personale della Polizia Penitenziaria che riusciamo a fare il nostro lavoro nel migliore dei modi.

Marco: Gli ospiti del carcere si lasciano coinvolgere? Si lasciano dirigere? Quali sono le loro reazioni dietro e sul palco?

Malacopia_Briganti_4Marcantonio: Il laboratorio, utilizzando il mezzo teatrale, offre ai ragazzi una valida e concreta risposta all’esigenza di integrazione, e loro lo sanno bene. Con il nostro lavoro proviamo a demolire il concetto di detenuto=insensibile sociale. Spesso ci capita di confrontarci con persone che considerano il detenuto (o ex-detenuto) bersaglio di pregiudizi, di discriminazioni, di stereotipi e di paure. Con il teatro proviamo a spostare le cosiddette “diversità sociali” dai margini in cui sono collocate (i carceri, in questo caso) al centro dell’attenzione, con il coinvolgimento dei detenuti come parte attiva nel processo creativo. Promuoviamo così un concetto di “comunità educante” che promuove un atteggiamento attivo e propositivo verso chi viene considerato emarginato, provando a valorizzare il rapporto tra individuo e società e a recuperare quella relazione necessaria tra il dentro e il fuori, portando l’esperienza esterna del fare teatro all’interno dell’istituto e viceversa. ​Appare urgente, alla luce dei nuovi processi sociali, ridefinire i doveri e i diritti dei detenuti e provare, attraverso una attività mirata, a garantirli a quei soggetti che, in quanto detenuti, non smettono di essere uomini, con le loro umane incertezze e esigenze.

Marco: “Briganti” è lo spettacolo teatrale che conclude il laboratorio teatrale. Si tratta di una nemesi per gli ospiti del carcere?

Malacopia_Briganti_3Marcantonio: Lo spettacolo Briganti ha concluso il secondo anno di laboratorio. L’anno scorso abbiamo presentato Malisangu: storia di contrabbando, terra e amore, che raccontava la nascita della Sacra Corona Unita e il contrabbando, fenomeno che ha caratterizzato la Puglia nel ventennio tra gli anni 80 e 90. Trattandosi di un progetto legato al concetto di legalità, con questi due argomenti abbiamo voluto rimarcare la nostra idea di teatro, che sa “sporcarsi le mani” con l’oggi e svolga anche un compito divulgativo, senza mai rinunciare all’affabulazione. Noi non facciamo teatro in carcere per intrattenere il pubblico; vogliamo far riflettere su ciò che ci circonda offrendo il nostro punto di vista sulla condizione carceraria proprio attraverso i suoi protagonisti. Sarebbe stato più facile mettere in scena testi più leggeri, ma il rischio era quello di sembrare animali fuori dalle gabbie che vanno in scena per soddisfare un bisogno voyeuristico. I detenuti recitano con gli attori del TeatroDellePietre e nei ringraziamenti finali, anche se ce lo chiedono, non diciamo mai chi è un detenuto e chi non lo è. In quel momento siamo tutti uomini liberi che si esprimono attraverso il teatro. Spesso, uno dei primi ad essere indicato come probabile detenuto sono proprio io, perché porto la barba o forse perché sono convincente nella mia parte o perché sembro poco rassicurante. Questo per dire che spesso il pregiudizio è dovuto solo a certe regole sociali che ci siamo autoimposti.

Marco: Il testo è stato scritto da te, che firmi anche la regia dello spettacolo e sei anche sul palco come attore. Come nasce questo testo e qual è il messaggio?

Malacopia_Briganti_5Crediamo che il teatro oggi debba farsi portavoce di quelle urgenze sociali che ci circondano e, attraversando quei territori d’indagine ritenuti scomodi, far riflettere sull’emergenza carcere, che non può più essere considerato un’isola lontana ma è qualcosa di cui la società civile deve farsi carico. BRIGANTI assolve bene a questo compito. Il fenomeno del brigantaggio, avuto luogo nel Meridione negli anni immediatamente successivi all’unità d’Italia, ben si presta per raccontare il malcontento, la miseria e l’incertezza sociale che il popolo del sud si trovò ad affrontare allora come oggi, una incertezza che l’intero popolo italiano sta vivendo sulla propria pelle, seppur per differenti motivi. I briganti allora e i detenuti oggi raccontano lo stesso disagio e provano a riflettere sul malcostume, sui pregiudizi, sulle ingiustizie. “Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d’infamare col marchio di briganti.” Questo scriveva Antonio Gramsci. “Le prigioni sono piene: di colpevoli, di sospetti, di innocenti. Ma là fuori è peggio. Il governo italiano pretende di più dai poveri che dai ricchi. Ai contadini non rimane altro che vivere in ginocchio o ribellarsi e morire in piedi. Il popolo è schiacciato dalle tasse.” Questo dice uno dei personaggi.

Marco: Purtroppo, immaginiamo che lo spettacolo non possa esser portato fuori dall’ambiente in cui l’avete realizzato. Ma c’è possibilità che qualche carcerato sia spinga, una volta saldato il proprio debito con la giustizia, a intraprendere la carriera nel mondo dello spettacolo?

Malacopia_Briganti_2Marcantonio: Lo spettacolo in realtà è andato in scena al Nuovo Teatro Verdi di Brindisi, quindi fuori dalle mura carcerarie, ma non senza difficoltà. Tutte le pratiche burocratiche per fare uscire i ragazzi dal carcere, anche solo per una sola giornata, sono state estenuanti, ed è stato grazie al l’interessamento e alla collaborazione del personale amministrativo che siamo riusciti nell’intento, che sembrava utopistico. Essere riusciti a realizzare lo spettacolo in un teatro ha comportato il lavoro dell’équipe che ha in affidamento i ragazzi, del magistrato di sorveglianza, che ha accolto le nostre richieste, e del personale di polizia penitenziaria, che segue e permette i nostri spostamenti. Portare i detenuti a teatro è stato un grande successo e una soddisfazione enorme. Ci piacerebbe molto che qualcuno dei ragazzi, una volta fuori, continuasse l’attività teatrale. Il teatro però non offre garanzie lavorative, perlomeno non con la continuità necessaria. Ma chissà, mai dire mai. Alcuni sono davvero bravi.

Marco: Reinserimento, integrazione e valorizzazione delle differenze: secondo voi è davvero possibile in questa società?

Marcantonio: Siamo in una crisi perenne: istituzioni, religione, società, valori, morale, tutto pare essere in crisi. È una risposta che non so dare. La società si deve necessariamente ridisegnare ma a quanto pare è incapace di farlo. Continuano a prevalere l’interesse privato, la politica becera, la corruzione. Come e perché si dovrebbe pensare di reinserirsi e integrarsi in una società del genere? A chi interessa redimersi se tutto intorno appare marcio?

Seguiamo il vostro esempio e continuiamo a lavorare con dedizione e tenacia. C’è bisogno di sostegno e di entusiasmo. Grazie per quello che fate e… per la vostra disponibilità. Buon lavoro!

Marcantonio Gallo e Marco Melluso per malacopia

Malacopia_Briganti_10TeatroDellePietre e Casa Circondariale presentano
Briganti di Marcantonio Gallo & Fabrizio Cito
liberamente ispirato ad un racconto di Raffaele Nigro
Produzione TdP Temporary Theatre
in collaborazione con Ministero di Grazia e Giustizia, Ufficio del Garante dei diritti del detenuto
con il sostegno di Fondazione Nuovo Teatro Verdi
con il patrocinio di Comune di Brindisi, Provincia di Brindisi
con Marcantonio Gallo, Salvatore Buonomo, Fabrizio Cito, Stefano Lanzo, Oronzo Ciracì, Ivan Pedone, Vladimiro Spalanzano, Mirela Karlica, Aronne Renzullo, Memli Murrizi, Vitantonio Palmitessa, Sergio Pentassuglia, Mauro Iaia, Lo Chaembacke, Francesco Barnaba, Prince Ogho Go.
Musiche eseguite dal vivo da Giancarlo Pagliara, Luciano Gennari, Alessandro Muscillo
Supervisione ed editing musicale: Pino Corsa
Coro Polifonico di Oria diretto dal maestro Mauro Mattei
Costumi: Angelo Antelmi

Foto Antonello Montemurro