Mi sa che sono morto. Morto e sepolto, come si dice.
Ho le idee un po’ confuse. Devo aver preso una forte botta in testa, poi ho visto tutto blu. Mi pare. E mi sono ritrovato qui.
Nulla è andato come lo descrivono in certi film, tipo che ti svegli nella bara ed inizi ad annaspare e poi ci lasci le unghie e poi muori davvero. E’ stato più o meno come svegliarsi dopo la sbronza, con la testa pesante e sentendosi un po’ disorientato. Deve essere andata così, in effetti. Devo essere morto in maniera decisamente stupida. Poi ho aperto il cofano. Si dice così? Beh, l’impressione è stata quella di uscire dal cofano di una cinquecento. Io sono alto un metro e ottanta: fate un po’ voi. Un fastidio che non vi dico. Tutti quei lampioni accesi, di notte, al cimitero, proprio non me li aspettavo. Abbaglianti come il sole a mezzogiorno. Dovrebbero mettere delle luci più soft. Il disseppellimento è traumatico, anche se ti accorgi subito che puoi fare cose decisamente inusuali, per un vivo. Tipo uscire dalla bara con un oplà. Poi ti rendi conto che sei vestito in modo assurdo. Mi hanno messo un vestito da cerimonia. Molto appropriato, ma avrei preferito la maglietta dei Black Sabbath, lo sapevano anche i muri.
Insomma, risorgere non è come pensate. Mi sono scrollato di dosso un po’ di terriccio, sì, ma… Uh! Come ero finito in basso, gente. Vista da quassù la fossa è davvero profonda. Fa venire le vertigini. Pensate a quelli dei loculi al quinto piano ala est: roba che esci e ci rimani secco due volte.
Ma, pensandoci bene e guardandomi attorno, ora mi domando dove siano tutti. Non sarò mica il primo uomo risorto sulla terra? Dopo di Lui, ovviamente. O forse è un sogno. O forse mi hanno fatto qualcosa, tipo, tipo… No, dai: voglio sperare di non essere un vampiro, non ho affatto voglia di dissanguare persone o animali. Bleah.
Comunque, vi dicevo, è stato alquanto strano. Oddio, sono morto: comincio a realizzare. Ho il fondato sospetto di essere davvero morto. Analizziamo la situazione. E’ notte, c’è un silenzio di tomba (passatemi il termine). Non ho caldo, non ho freddo, non ho tiepido. Non ho fame e non ho sete. Sono vestito col completo grigio delle feste, quello che più detesto. Sono saltato fuori da un fosso profondo 2 metri. Accanto a me c’è il cofano del feretro. Segni di saldatura. Questo è inequivocabilmente un cimitero. Eppure sono solo e non provo paura. Sono lucidamente morto.
Ecco, sono anche un po’ disorientato, questo si è capito, credo. Domanda: e adesso? Non dovrei aver visto una luce, un tunnel o qualcosa di simile? Non dovrei essere comodamente appollaiato su una nuvola, spulciandomi pigramente piumose ali candide? Questo silenzio è innaturale, non c’è nessuno. Credo che restare qui fermo a guardare una fossa vuota sia abbastanza inutile. Qualcuno dovrà spiegarmi cosa sta succedendo. E se questa è la prassi. E soprattutto: sono morto davvero?
Silvia Franceschelli
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