Quello che doveva accadere è già accaduto: IL GIUOCO DELLE PARTI nell’interpretazione di Umberto Orsini.
Dopo parecchi anni dall’ultima edizione, Umberto Orsini riporta in scena Il giuoco delle parti, in quest’occasione anche in veste di riduttore del testo assieme a Roberto Valerio e Maurizio Balò, rispettivamente regista e scenografo. Il bellissimo spettacolo, in scena in questi giorni al Teatro Eliseo di Roma, ritrova una freschezza ed una vitalità disarmante.
Tratto, come spesso accade per la drammaturgia pirandelliana, dalla novella Quando si è capito il giuoco, Il giuoco delle parti è il classico triangolo borghese rivisitato secondo l’ottica pirandelliana dell’inversione dei ruoli passando per le teorie di Henri Bergson e la metafisica di quegli anni (siamo difatti nel 1918). Nella riduzione attuale – per rendere questo materiale più interessante e soprattutto contemporaneo – gli autori ci riportano in un’atmosfera Fin de partie beckettiana dove tutto è un reiterarsi di ricordi e di azioni sempre uguali ma non per questo meno interessanti o senza senso. L’ordine degli avvenimenti è spesso sovvertito; il tutto accade in un ambiente asettico e irreale, un contenitore prospettico a fuga centrale, che spesso va in trasparenza, che ricorda vagamente un ospedale psichiatrico.
In virtù delle entrate e delle uscite dei personaggi, la scena si frammezza, si scompone, si frantuma proprio a simboleggiare una fine del mondo prossima ed imminente. Ma i riferimenti beckettiani non sono finiti: recuperando parte della novella, gli autori, proprio come se assistessimo ad un’ultima recita in previsione della catastrofe, come ne L’ultimo nastro di Krapp, mandano in audio alcune parti del racconto in cui il protagonista Leone Gala, seduto di spalle su di una pallida sedia a rotelle, si ascolta e si ri/ascolta impavido, ma sta anche come un vecchio Direttore alla Hinkfuss che osserva i suoi attori interagire davanti ai suoi occhi per una recita all’infinito.
Luigi Pirandello strettamente imparentato a Samuel Beckett dunque, quest’ultimo la continuazione dell’altro. Questo riuscitissimo spettacolo ne è un degno esempio: prosciugato all’osso il dramma borghese, qui celebra il suo funerale, la sua fine, il suo epilogo, seppur sulle note della Marcia Nunziale di Mendelssohn. Qui il materiale pirandelliano è continuamente in evoluzione facendoci ritrovare echi di altre ben note commedie, quei personaggi non più alla ricerca di un autore ma bensì ribelli a se stessi, personaggi che son altri personaggi in un gioco di specchi che moltiplica ed amplifica gli effetti, personaggi vuoti di ogni passione proprio perché sovraccarichi di troppe passioni, vuoti proprio perché troppo colmi.
La regia, precisa ed accurata, di Roberto Valerio è scandita da movimenti meccanici ed ossessivi, con tanto di sapore siciliano che fuoriesce spesso e a forza dalle crepe di questa straordinaria storia, ammanta di mistero e magia l’intera durata della serata, un ora e quaranta circa senza intervallo, ci tiene con il fiato sospeso come se assistessimo ad un giallo di cui purtroppo conosciamo già la fine. Gli interpreti tutti bravissimi, a partire dalla volitiva Alvia Reale che regala alla sua Silvia Gala pose fin de siècle, sinuosa e sexy ma al contempo calcolatrice e vendicatrice per quanto le è concesso nel suo stato di donna contesa fra due uomini; Michele Di Mauro con intonazioni sicule assume su di sé tutto il suo stato di imbelle e il destino atroce, mentre Flavio Bonacci, medico o psicanalista, fa della descrizione degli strumenti di lavoro un esempio di comicità trascinante ed ilare. Completano il cast Carlo De Giovanni, che è Socrate, e in pose di dannunziana memoria l’amico Barelli è Woody Neri.
Infine questo giovane attore di ottant’anni che ritrova una giovinezza invidiabile, sia nella interpretazione che nei propositi. Una prestazione da antologia quella di Umberto Orsini, che spesso si sottrae, si mette da parte, ma la sua presenza, il suo spessore recitano anche da silente, come il suo Leone Gala, che gioca a togliere, a levare. Ed è un godere osservarlo nei suoi movimenti felpati o nei suoi scatti repentini ed ascoltarlo nei suoi virtuosismi vocali. Per i suoi primi sessant’anni di carriera auguriamo a questo signore della scena italiana una lunga vita per sé e per noi che ne beneficiamo.
Mario Di Calo
…for malacopia
IL GIUOCO DELLE PARTI da Luigi Pirandello, adattamento Valerio, Orsini, Balò
con Alvia Reale, Michele Di Mauro Flavio Bonacci, Carlo de Ruggieri, Woody Neri scene Maurizio Balò costumi Gianluca Sbicca regia Roberto Valerio
produzione Compagnia Orsini in collaborazione con Fondazione Teatro della Pergola
Teatro Eliseo, Via Nazionale – Roma fino al 9 marzo, poi in tournée.
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