racconti_newIl silenzio del Sole

Malgrado le curve cime urbane che svettano dall’asfalto fino al cielo, passeggiare sotto la pioggia è sempre stato uno dei miei passatempi preferiti, un atavico desiderio di libertà, una tribale necessità. Nei momenti in cui la pioggia suicida si abbatte sulla fronte delle persone, la gente scappa, si nasconde, si ripara con ombrelli che tappano le orecchie dello spirito.

Sono quelli i momenti in cui, pur trovandomi solo, scopro di essere in compagnia di me stesso. Siamo soli, pur con migliaia di corpi attorno.

Ma non quel lunedì sera.

Quel lunedì piovoso scendemmo unicamente per rispondere al richiamo del cielo e ascoltare con la carne qualcuna di quelle povere parole d’acqua. Fra migliaia di corpi in fuga, vedemmo uno di loro fermo, in ascolto, con lo sguardo buio verso il cielo. Si voltò, ci guardò e in quel momento capimmo che non eravamo soli.

Mi diressi verso quello sguardo fradicio di parole. Non smisi mai di fissarlo, nonostante la pesantezza delle parole bagnate. Lo raggiunsi. Mi tese la mano e la pelle si fece sorda al cielo.

Un vicolo umido e riparato divenne teatro per il mio cuore, per le mie labbra e per il mio sangue.

Molte aride emozioni pervasero il mio essere, prima l’amore, poi l’amarezza e infine il dolore.

Lui era sordo come tutti.

Col fiato trafitto caddi nella pozza iridescente del vicolo, illuminato solo da un’intermittente luce gialla.

Per un breve istante sordo come tutti, per un breve istante morto come tutti e come tutti sarò solo.

Ora, senza più me stesso, scorrerò rosso con la pioggia e con la pioggia anche io sarò parole.

Marco Lodde