Intervista esclusiva a Lella Costa, protagonista insieme a Paolo Calabresi dello spettacolo Nuda Proprietà, testo di Lidia Ravera, regia di Emanuela Giordano, dal 7 al 9 febbraio al Teatro Duse di Bologna.
Qui trovate la prima parte 🙂
(…continua…)
D&M.: Chi rappresenta oggi il personaggio di Iris?
L.: Direi che rappresenta un po’ tutte le donne che affrontano quella fase della vita, ma la cosa sorprendente è nel personaggio di Iris si riconoscono sia le ragazze che le donne molto più giovani, e non solo le donne! Questo non sapere come collocarsi, questo non riuscire a capire che cosa si ha davanti e come confrontarcisi è una situazione molto diffusa, e non solo femminile. Forse, in effetti, è una situazione un po’ più nuova per le donne. Poter godere (o patire per carità!) una relazione coniugale potrà essere ed esser stato snervante, ma in ogni caso ha garantito un ruolo sociale. Oggi non è più così e questa è una situazione relativamente nuova. Credo sia questo l’aspetto che permette alle ragazze più giovani di immedesimarsi. In fondo questo analfabetismo sentimentale di ritorno ci accomuna un po’ tutti al di là del sesso e dell’età. I personaggi di questa commedia vivono un mix letale tra senilità ed adolescenza.
D&M.: Tu hai un tuo pubblico molto affezionato, che segue Lellacosta da anni. Come sta reagendo a questa tua nuova avventura?
L.: Credo che il mio pubblico non si sia sentito tradito, ma incuriosito e che questo lavoro abbia coinvolto molti spettatori nuovi. Certo la circuitazione è un po’ diversa dalla mia abituale, così come le reazioni del pubblico. Capita che ci sia l’applauso d’ingresso, questo abbraccio molto tenero che il pubblico ti fa. Capita sopratutto in provincia, ed io amo moltissimo la provincia… Come diceva Paolo Conte “il meglio di sé bisogna darlo in provincia”, in città son buoni tutti, le città sono camere grandi… La gente ride, e non solo alle battute più facili ma anche a quelle più articolate e complesse. Lo spettacolo è molto ritmato ma le buone commedie si basano su quello, e voi lo sapete bene, no? (sorride).
D&M.: Degradé, chatouche o balayage?
L.: Io sono per il balayage duro e puro (ride): intanto perché suona meglio e poi, diciamocelo, per me lo chatouche è il cashmere di antilope delicatissimo che si rovina subito ed è pure illegale e non si può portare… Il degradé mi fa brutto, roba che richiama alla mente ambienti suburbani e rifiuti.
D&M.: Uno sguardo ai giovani che, ahinoi, poggiano troppo poco spesso le loro chiappe sul velluto delle poltrone a teatro. Ci dai un buon motivo perché loro dovrebbero venire a vedere questo tuo spettacolo?
L.: Oh poveri… Io sono dalla loro parte. Bisogna saper coinvolgere. Ho profonda compassione per i “deportati del teatro dell’obbligo”. Orribile per chi lo fa e orribile per chi -costretto- lo subisce. I giovani stanno cercando ed elaborando un loro modo per fare e creare cultura che noi non possiamo commentare né tantomeno far finta di aver capito né assimilato. Noi non conosciamo il loro mondo. Non ne facciamo parte. Se saremo invitati a conoscerlo (e decideranno loro se, come e quando invitarci) noi saremo entusiasti di esserne messi a parte, e speriamo loro avranno la pazienza di aiutarci a capire, di coinvolgerci. Se loro sono curiosi di conoscere il nostro speriamo di riuscire a fare altrettanto. Ma niente di peggio delle deportazioni del teatro dell’obbligo. Il teatro ha i suoi tempi, le sue liturgie e non si può costringere a teatro la mattina (ché gli attori odiano recitare la mattina, recitare la mattina è contronatura!) un pubblico omogeneo (ché il pubblico è mutevole e disomogeneo per definizione!), un parterre di spettatori che si conoscono tra di loro (e che preferirebbero limonare che guardare te!). Non devi obbligarli a venire da te, ma se vengono da te devi saperli coinvolgere. È questa la differenza.
E devo dire che una volta coinvolti sono poi tra gli spettatori più reattivi ed attenti!
D&M.: Grazie, Lella! A venerdì, allora! 🙂
Con amore condiviso
Lella Costa, Diego Schiavo e Marco Melluso per malacopia
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