Marco Melluso intervista l’artista Marco Stellato, che oggi inaugura a Maratea (PZ) la mostra “44,50° 11,35° Marco Stellato. Fotografie“.
Marco Melluso: “44,50° 11,35°” c’è scritto sull’invito alla tua mostra. È il titolo? Sono le coordinate di Bologna, giusto?
Marco Stellato: Sì, sono la latitudine e la longitudine di Bologna e titolo del lavoro da cui ho estratto le foto esposte a Maratea.
MM.: Le tue fotografie in mostra parlano di Bologna. Qual è la tua Bologna?
MS.: Seppur fatte a Bologna, queste foto non credo la raccontino. Con la scelta del titolo ho voluto dare un riferimento preciso al lavoro per non smarrire il senso di realtà di ciò che stavo facendo. Come a dire: sto prendendo pezzi di realtà da una città realmente esistente, caso ha voluto si trattasse di Bologna. Ma pensandoci ora, forse non avrei potuto fare queste fotografie da nessun’altra parte, quasi come se Bologna si fosse trasformata per me da pura contingenza in necessità. Per me rimane la città dove ho imparato a fotografare e che conosco soprattutto per immagini.
MM.: “Succede pure che, rasentando i compatti muri di Marozia, quando meno l’aspetti vedi aprirsi uno spiraglio e appare una città diversa, che dopo un istante è già sparita”. È così anche Bologna?
MS.: Sì, Bologna assomiglia a Marozia come anche ad altre delle città invisibili raccontate da Calvino. Bisogna solo cercare di rendere visibile l’invisibile e in questo la fotografia può dare una grande mano.
MM.: Conoscevi già Maratea, giusto? Ma perché proprio a Maratea una mostra fotografica incentrata su Bologna?
Direi che Maratea ha scelto me. È stato infatti Dino Patroni a crearmi quest’occasione che si è poi concretizzata anche grazie all’impegno di Raffaele Iannone, presidente di DNA Marateacontemporanea. Conoscevo Maratea, sia per “fama”, sia per esserci stato un paio di volte quando ero bambino. Ora spero che la mostra sia un’occasione per conoscerla di più e meglio.
MM.: Per quale pubblico hai pensato questa mostra? Chi pensi verrà a vedere le tue opere?
MS.: Non ho pensato ad un pubblico in particolare e spero che entrino a vedere le foto persone di ogni tipo.
MM.: In un mondo dove tutti si improvvisano fotografi, dove tutti pensano di diventarlo grazie ad Instagram, come nasce la tua scelta artistica e perché proprio la fotografia?
MS.: Ho comprato la mia prima macchina fotografica nel 2007, semplicemente seguendo quella che sembrava la naturale tendenza di quegli anni a possedere anche solo una qualsiasi compatta digitale (la mia non faceva eccezione). Da quel momento tutto si è evoluto in una maniera molto naturale. Negli anni, si sono evolute soprattutto le mie fotografie in linea con ciò che mi interessa ricercare attraverso la macchina fotografica. Il desiderio di continuare a percorrere questa strada è forte e la fotografia è ora per me una necessità irrinunciabile. Perché proprio la fotografia? Perché sono pigro. Tutte le altre arti visive comportano delle capacità manuali che io non possiedo. Preferisco imbattermi e riconoscere delle forme già belle e pronte con le quali stabilire una relazione, che io chiamo fotografia.
MM.: Tu, proprio come me, sei napoletano di nascita ma bolognese di adozione. Sei tu che hai scelto Bologna o è La Grassa Dotta che ha scelto te?
MS.: Come dicevo prima, l’incontro con Bologna è stato duale: frutto del caso e della contingenza all’inizio, si è trasformato poi in necessità. Direi quindi che ci siamo scelti a vicenda!
MM.: Ehmmmm…. Cosa c’entra la fisica con la fotografia? Sei innamorato delle EFFE? 🙂
MS.: Penso siano molti i punti di contatto tra queste due discipline, ma ora sarebbe un po’ noiosi elencarli tutti. Per quanto riguarda me, direi proprio che Fisica e Fotografia sono i miei punti di Forza. 🙂
Grazie Marco, ci vediamo al tuo ritorno a Bologna!
Marco Melluso e Marco Stellato per malacopia
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