1616620_10202298651280823_1579443992_nL’avvenente donna inglese, elegante nella sua vestaglia in seta smeraldo, spietata col mattarello, che non esita a preparare un semplice pollo arrosto “ai trentuno spicchi d’aglio” e non lesina mai in burro, panna e zucchero. L’italoamericano, che non prepara ma giudica, tirando in aria piatti indecorosi per il suo palato. Lo scalogno dipendente, che impasta tagliatelle senza farina, arriccia il naso su ogni ingrediente e si commuove davanti a frattaglie e quinti quarti. E poi ancora, la romagna impastata, impiattata e mantecata in improbabili preparazioni celebrative sotto l’egida del “tradizionale rivisitato” o “tradizione che incontra l’innovazione”, e via dicendo…

Ci sarebbe a questo punto il bisogno di scrivere un libro sui libri di cucina, e siamo già arrivati alla trasmissione delle trasmissioni: una Trasmissione sulle trasmissioni culinarie. Ma siamo sicuri che azzardare, cambiare, innovare, attiri e soprattutto funzioni? Oppure sarebbe opportuno fare un passo indietro e riprendere a cucinare come le tanto evocate nonne, che svaniscono a metà ricetta? E qui il passo si fa lungo, il fiato corto, le trasmissioni quasi assenti. Perché, tutto sommato, la tradizione e la ricchezza dei piatti italiani si basa sulla semplicità, a volte banale, eppure difficilissima. Una semplicità difficile da replicare, da rispettare.

1779623_10202298782644107_805511675_nÈ sulla bocca di tutti il fatto che preparare gli spaghetti al pomodoro sia una delle preparazioni più temute, perfino nella Trasmissione delle trasmissioni. Uh? Ma allora perché risottare, mantecare, soffriggere a bassa temperatura, incorporare, invece di… farlo davvero? Insomma, bollire, lessare, passare, mescolare. Semplice. Ma difficilissimo.

E qui perdiamo l’uso delle nostre tradizioni, non di quello che ci hanno insegnato, per carità, ma il vero e proprio uso di mangiare quello che mangiavamo. Di ricordare i sapori quando erano tali.

La creatività va assolutamente accolta. Ma, a mio parere, quando si tratta di idee e invenzioni, in cucina le trasformazioni possono divertire, ma non facilitare o cambiare o sostituire.

1620248_10202298915687433_2046645791_nInfine, si parla di arte culinaria, e spesso le due parole “arte e spettacolo” vengono usate insieme. Ma allora la cucina, quella vera, è arte o spettacolo? Io non credo che queste due parole si amalghino bene insieme come due ingredienti.

E allora auguriamoci buon appetito, davanti ad un piatto onesto, preparato con i suoi ingredienti, e senza tante inutili sofisticazioni.

semplicemente

Gianluca Nezzi per malacopia