I pannelli di legno, laccati bianco panna e giallo, stanno lì, allineati, addossati al muro della stanza, e in terra è accoccolata una ciotolina piena di viti, in mezzo agli scatoloni.
Le pareti celeste chiaro sono così sbiadite che quasi non si vede la differenza con il bianco del soffitto.
Osservando la scena appoggiata allo stipite della porta, mi viene in mente che i ricordi si possono smontare esattamente come i mobili, pezzo per pezzo, e anche i cassetti della memoria possono essere vuotati per far posto alle nuove esperienze, come quelli che durante la mattinata avevo vuotato del loro contenuto per poter sgombrare la camera.
Eppure… Per quanti anni ho aperto e richiuso quelle ante per prendere libri che mi avrebbero dato la buonanotte, o per ripassare chimica e latino alle sei del mattino. Quante volte mi sono truccata e vestita per uscire, guardandomi nello specchio nell’anta dell’armadio, sempre troppo piccolo per contenere il mio guardaroba fatto soprattutto di camicie e pantaloni, ormai fuori moda, ma che non ho avuto il coraggio di dare via.
E quante sere avevo trascorso seduta a gambe incrociate sul letto, scrivendo pagine e pagine del diario personale, e a pregare che la professoressa di greco inciampasse inspiegabilmente sulla sua tartaruga di terra e fosse impossibilitata a venire a scuola per l’interrogazione del trimestre, o che fossi capace di dire qualcosa d’interessante e terribilmente simpatico a quel ragazzo che invece non sembrava nemmeno accorgersi della mia esistenza.
La memoria è un qualcosa di strano… Oppure è incredibilmente ingegnosa! Ci deve essere un motivo se alcuni ricordi restano e altri sono cancellati: nomi, numeri di telefono, password, il sapore dei cornetti all’Autogrill… Lo sai che non sono un granché, ma ci ricaschi sempre!
Alcuni ricordi restano vividi, comprese le emozioni, come le farfalle nello stomaco per un bacio inaspettato a una festa, oppure i crampi e la lingua annodata quando il giorno dell’esame vorresti parlare del tempo bislacco, o dell’ultimo lavoro discografico dei Jamiroquai… Ma non della materia in questione!
E la musica: una vera macchina del tempo che provoca sussulti al cuore!
Altre volte rammenti gli eventi ma non le emozioni, per fortuna… Ad esempio, se avessi ricordato i dolori del parto non avrei ripetuto l’esperienza, ma quello che ricordavo perfettamente era la gioia di avere in braccio i miei figli appena nati.
A proposito… Eccoli là che corrono su e giù per il corridoio, tutti entusiasti di vedere la stanza libera dai miei vecchi mobili, i miei ricordi passati.
Ormai è tempo di dare una nuova mano di colore, più deciso e brillante per la loro nuova cameretta. Il pennello e la tinta sono pronti, e lo sono anch’io.
Ida Matarese
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