È una domenica pomeriggio di sole estivo e torinese ed io e Michele stiamo sfrecciando (si fa per dire) con la mia piccola 126 blu verso Ivrea. Nei pressi della vecchia fabbrica di fiammiferi, in mezzo alla strada proprio a cavallo della riga di mezzeria, c’è un micetto tigrato. Bocca spalancata, che si dimena…
Freno a mano tirato, auto di traverso, soccorriamo il piccolo. Mentre mi guardo in giro, e cerco di capire chi può aver perso un tesoro così prezioso, una ragazza scesa da un altra auto mi dice:” Siamo in campagna, l’avranno abbandonato?”. Abbandonato, perché? Guarda che bel micio, un po’ piccolo e forse ha ancora bisogno della mamma…
Ripartiamo, io, Michele…e Tobia! Ha già un nome dopo un secondo di conoscenza e poi, diciamolo, è il gatto più bello del mondo.
Finiamo la nostra giornata di svago. Il piccolo Tobia lecca un po’ di latte, dorme, piange: un bebè in piena regola! Lo amo! La notte dorme in garage dentro uno scatolone. Il mio cane, Tabuy, non vuole saperne di un piccolo gattino in casa… Ufff.
Alle 7 sono in piedi, arrivo al lavoro e con un orgoglio infinito di novello papà mostro Tobia alla mia collega Letizia. “Portiamolo al veterinario, è troppo piccolo perché tu possa fare qualcosa”. Consegno, il mio tesoro al veterinario. “Vediamo, è proprio piccolo, eh”.
Siamo a metà anni 80, non ci sono gli alimenti di oggi e Tobia non vive più di qualche giorno. Ho pianto di nascosto, me lo ricordo ancora. Non ho più la vecchia 126 blu. La fabbrica di fiammiferi credo non esista più.
Michele, il mio primo fidanzato, è morto qualche mese fa. Ho pianto, singhiozzato, di rabbia. Forse avrei voluto salutarlo da vivo… Una storia di cui restano solo il mio ricordo e le mie lacrime.
Davide Cavalieri
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