Quando irruppero in cappella fui felice di vederli. Non risparmiarono nessuna delle porte e nessuna delle panche. Come sempre mi trovarono in sacrestia, come sempre solo e come sempre in nero, sorridente e seduto al tavolo.
Le madri, con le unghie sporche di terra, brandivano mariti sporchi di rabbia. Ormai secca dal sole, la fossa in cimitero era profonda circa uno sgabello, questo decisi fosse il necessario per il loro riposo.
Per molti anni le omelie distrassero il paese e per anni feci dondolare la bella altalena che, dal soffitto della sacrestia, calava giù fin quasi il pavimento.
Quante risa hanno accompagnato le campane e quanto amore hanno nascosto le campane.
L’altalena cigolava tra me e le madri di quelle mie giovani distrazioni. Nessuna parola, ma tutto venne detto e tutto venne fatto.
In questi casi i luoghi sacri si abbandonano alla misericordia del tempo, risparmiando, almeno a loro, la ripicca delle fiamme.
Marco Lodde
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