Lei contro Lui o Lui contro Lei, praticamene insieme – L’amore ai tempi di whatsapp.
È una storia iniziata in un dorato pomeriggio di settembre, verso il tramonto, quando ancora è estate, ma già si avverte nell’aria sentore di autunno.
I due: un uomo ed una donna. S’incontrano casualmente in un postaccio infame, potremmo dirlo la versione virtuale dei lupanari, luoghi in cui si cerca sollievo ai fremiti della carne che, appunto, la fine d’estate porta con sé. La storia nasce già male, con una furibonda e inutile lite tecnologica. Si capisce che son attratti ma han la testa più dura delle pietre – del resto il nome di lui richiama proprio le pietre.
Pare che Lui abbia rotto gambe e porte, segno di carattere iracondo o solo di voglia frustrata o di infantile smania di possesso? Lei si gode il negarsi, sebbene il giorno dopo lo abbia cercato fin dalle prime luci dell’alba.
“Sei un essere pericoloso “ le dice Lui la prima volta. Lei pensa la medesima cosa ma dice solo: “Io conosco me, ma non conosco te; tu conosci te, ma non conosci me…”.
“Conosciamoci” risponde Lui, “ma tranquilla che con me non ti bruci le ali”.
Il tempo, che cammina di fretta, cambia un po’ le cose. Nel conoscersi e scoprirsi fastidiosamente simili, orgogliosi e testardi, nel bene e nel male.
Lei tira fuori solo se stessa, con tutte le caratteristiche del suo segno e del suo nome, che nella vita la portavano a raccattare rottami di cane e anime perse.
All’inizio era un profondo scriversi di mail, le sue piene di spirito e anima e cuore e frattaglie assortite, quelle di Lui molto più pratiche e venate del detto e non detto che la mandavano in confusione, anche se un giorno, dopo aver a lungo riflettuto, gli presenta tra le mani il suo cuore. “Non fargli male che l’ho rattoppato troppe volte!”
Lui, più testardo di un mulo e più sfuggente di un unicorno, lancia proclami di libertà individuale con la medesima veemenza di un comiziante verde o pluristellato, cosa che mette a non poco dura prova la temperanza e la pazienza di lei.
Avviene così che un po’ si perdono in se stessi, ma senza mai veramente allontanarsi, anche nelle liti più furiose di una tempesta che si scatena in alto mare, dove si trovano su barchette fragili come sandolini.
“Sei gelosa e smaniosa di possesso”, le ripete ad ogni lite lui.
“Sono una collezionista di momenti ed immagini , di parole e profumi che voglio siano solo nostri”, pensava lei, ormai rassegnata al ruolo di principessa triste della terra arida, “ed alla mia collezione metterò a guardia un’armata di draghi affinché la difendano”.
La storia potrebbe avere già così la parola fine, ma le persone sono come orologi funzionanti, camminano e non si fermano, perché se si fermano o sono rotte oppure morte, ma nulla può rompersi facilmente o morire per un’eutanasia cercata. In fondo, è stato solo il destino che ha giocato le sue carte più strane, strane ma perfette come un giro di tarocchi tra le mani di un mago vero.
Del resto, Lui e Lei o Lei e Lui, nel corso di mezzo secolo, si sono sfiorati più volte senza mai veramente toccarsi e solo il Destino può sapere Dove, Come e Quando mettere la parola FINE.
Maddalena Luiso
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