cam11591Forse credevate di sapere tutto dell’Olanda: i mulini a vento, i tulipani, gli zoccoli a punta… Invece esiste un’isoletta olandese immaginaria (eh già, consentitemi l’ossimoro) dove c’è un Paese nomato dei campanelli, perché sul tetto di ogni abitazione è posto un piccolo campanile che custodisce un campanello, appunto.

La funzione di codesto oggetto particolare non è quella di richiamare al desco familiare nelle ore del convivio, né alla preghiera. Piuttosto, la leggenda narra che i campanelli risuonano ogni volta che una moglie fosse infedele al marito. Se questo meccanismo fosse in atto oggi, tra i SocialNetwork, Community e WhatsApp, ci sarebbe uno scampanellio globale e continuo!

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Tuttavia gli autori de Il Paese dei campanelli, Carlo Lombardo e Virgilio Ranzato, nel 1923 scrissero questa operetta nella quale i famosi campanelli non avevano mai suonato, dato che nel Paese regnavano da sempre la pace e la tranquillità. La sorte beffarda però ci mette il suo zampino, mandando in avaria una nave strapiena di marinai, che sono costretti, guarda caso, a fare scalo proprio nel Paese dei campanelli, portando l’inevitabile tentazione e scompiglio tra le donne sposate. E così, tra un Fox della luna e un Balla la Giava, le coppie cantano e danzano, cedendo alla seduzione e scatenando i campanelli: il comandante Hans li fa suonare con Nela, moglie di Basilio, il marinaio Tom con l’avvenente Bonbon -un nome, una garanzia!- consorte di Tarquinio ed il buffo La Gaffe -un nome, un programma!- con Pomerania, la donna più brutta del paese, sposa del borgomastro Attanasio.

Sia chiaro che quest’ultima non è l’unica svista che prende La Gaffe, perché la più grande è quella di far arrivare, a causa di disgraziati telegrammi, un’altra nave carica stavolta di tutte le mogli dei marinai, le quali si riporteranno indietro i mariti, non prima però di essersi prese qualche distrazione con gli uomini del Paese, provocando di nuovo un folle scampanellio.

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Ad ogni modo tutto si ricompone nella dolce melodia e nella filosofia dell’Operetta, dove la leggerezza e l’ironia rimettono insieme tutti i pezzi del quadro.

La fortuna del Paese dei Campanelli risiede nei motivi indovinati delle arie e duetti, che venivano canticchiati già il giorno successivo alla prima rappresentazione, nelle danze, e nel continuo strizzare l’occhio alla Luna, testimone di tutte le promesse di amore e divertimento. è un’operetta senza tempo anche per la sua ambientazione fiabesca e che senza dubbio ha segnato il passaggio verso il più moderno musical.

Cantavano i Matia Bazar: “L’oro e l’argento, le sale da thè, paese che non ha più campanelli”, riferendosi al profumo delle Vacanze romane. Tuttavia la domanda conclusiva è: ma i campanelli hanno davvero smesso di suonare? Ai posteri l’ardua sentenza!

Ida Matarese

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