Apposto. Si potrebbe dire così di Melograna, la regina degli autunni gloriosi, la regina del tutto apposto. Tutto apparentemente apposto.
Lei bella e semplice, lei con un lavoro sicuro e ordinario, lei con una stagione bella e piacevole alle spalle, lei con tante piccole fortune quotidiane, tanti piccoli rubini incastonati nel DNA.
Eppure ogni tanto, furtiva, si volta e si guarda attorno. Perché?
Melograna ha tanta paura del futuro. La spaventano l’odio e la cattiveria, l’ignoranza e la violenza, la spaventa la guerra. Ha paura di perdere tutto, il suo tutto apposto, di perdere il lavoro, di finire in malo modo sulla bocca rossa di tutti. Ha tanta paura di essere tentata dal belloccio di turno, che l’adescherebbe e poi farebbe dannare e contorcere nel suo impossibile piacere. Paura di finire un giorno sola e dimenticata in mezzo alla strada. Per questo ogni volta che vede un barbone per terra, specialmente sotto Natale, le prende un panico-nervoso indescrivibile. Ha paura di restare sola.
Questa è Melograna. Una come tanti di noi, rossi rubini che passano anni ad impacchettare una vita e poi a tenersela ben stretta, chiusa nel loro incarto dorato con fiocco rosso ben annodato. Ammassati gli uni sugli altri per paura di perdere tutto e dover ricominciare tutto da capo.
Ma ormai chi si accontenta non gode. Non più. No. L’insoddisfazione rimane, la frustrazione aumenta.
A volte è la paura di darsi, di donarsi perché sembra di perdere qualcosa nel farlo, (il controllo, forse? La finta sicurezza di una vita precisa e ordinata? Cosa?). La paura di aprirsi. Ma come scopri le meraviglie se non ti schiudi al mondo? Puoi scoprirle solo se togli quella scorza di pura paura e fai splendere i rubini.
– Succo di melograno per lei, Signore. Sono 4 euro e 99 centesimi.
– Ammazza che cari! Ehm… Grazie. E buona giornata…
Mattia Caracciolo per malacopia
In foto, “Melograna” di Mattia Caracciolo.
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