Priscilla. La Regina del Deserto – il Musical, tratto dal lilm “The Adventures of Priscilla Queen of the Desert” di Stephan Elliott e Allan Scott; regia Simon Phillips. Teatro EuropAuditorium, 12 dicembre 2013.
Allora: non so voi ma quando io vado a teatro, soprattutto a vedere qualche classico, soprattutto in qualche teatro stabile, soprattutto il sabato sera, ci trovo signori e signore che se mi dicessero che sono stati a qualche prima di Pirandello e che l’autore era presente in sala, beh, io potrei crederci tranquillamente. Questo per dire che è raro e bello vedere a teatro signore del pubblico, un po’ – come dire? – stagionatelle (senz’offesa) che sopra bolerini di strass sfoggiano boa di struzzo colorati, cappellini di paillettes e tacchi che poco più in là, in strada, le farebbero certamente equivocare dai passanti. Allegre signore e sorridenti signori che riescono a lasciarsi andare sulle note di intramontabili hits, “I will survive”, “Go Werst”, “It’s Raining Men”, “Hot Stuff”, “Don’t Leave Me This Way”, “Finally” e molti altri (gli Abba erano impegnati in “Mamma mia” per cui i loro successi sono stati rimpiazzati nientepopodimeno che dalle canzoni della material girl Madonna). Li vedi tutti felici ridere di gusto, partecipi di una storia semplice ma ben confezionata. Divertiti e divertenti, anche loro sono uno spettacolo! È questo il primo grande merito di Priscilla. Regina del deserto: è uno spettacolo che ha conquistato non solo un pubblico giovane, ma anche il pubblico tutto, anche quello in là con l’età.
Ecco. Priscilla incarna la lotta tra modernità e tradizione. Una lotta dove vince la tradizione quando sa rimettersi in gioco e rinnovarsi. Che se poi penso che la trans Bernadette rappresenta la tradizione, vedete, mi scappa subito da ridere! Comunque, per me e per tutti quelli a cui ho chiesto a fine spettacolo: non ci sono dubbi, Bernadette batte Adam e Mitzi due a zero! Del resto, c’era da aspettarselo: Diana Ross e le Supremes battono gli One Direction, gli Abba i Modà, e Madonna vince su Lady Gaga! Punto. Non c’è storia.
Bernadette è un personaggio che “spacca” e spicca anche e soprattutto in questa versione, nella quale viene interpretata dal bravissimo Marco D’Alberti. Che ha saputo far emergere nuove sfumature del personaggio, ingentilendo la parte e sottolineando la signorilità dei gesti anche nei momenti forti. Accanto a lui, davvero bravi anche il giovanissimo Riccardo Sinisi (Adam/Felicia) e Valeria Belleudi (Marion). Antonello Angiolillo nel ruolo di Tick/Mitzi, bravo, è apparso un po’ stanco, forse per via delle tante repliche. Il resto del cast, animato dalle splendide voci delle tre divas Elena Nieri, Loredana Fadda e Martina Pezzoli, è assolutamente favoloso. Una menzione speciale a Giada D’Auria, divertentissima nella parte di Cynthia, e al piccolo Tommaso Parazzoli, simpatico e spontaneo nei panni di Benjamin, il figlio di Tick.
Io che avevo visto anche la versione ‘stanziale’ milanese devo dire di esser rimasto piacevolmente sorpreso dall’ottima resa della versione tour, più snella nelle scenografie ma non meno spettacolare. Inutile dilungarsi sulla trama, che comunque potete trovare qui. Inutile dirvi quanto siano favolosi i costumi, che valsero al film uno scintillante Oscar. Chi di noi, uomo o donna che sia, non ha mai sognato di sfilare con l’abito di Mitzi fatto di ciabatte o col costume da clamidosauro australiano?!
Tra modernità e tradizione, dunque, “Priscilla. Regina del deserto” è ormai un classico, un cult movie – come si dice in gergo – che dal lontano 1994 continua a conquistare meritatamente i cuori di milioni di spettatori. E non più solo al cinema o in dvd, ma da qualche anno anche in teatro, dove lungimiranti e coraggiosi produttori hanno ben pensato di trasformarlo in un musical di successo. Di sicuro successo all’estero, ma anche in Italia dove – ricordiamolo – è sempre un tantino più complicato e per diversi motivi: 1) il teatro, si sa, è parecchio in crisi ed è arrivato il momento che faccia il mea culpa di un sistema che si appoggia troppo (per non dire esclusivamente) sul finanziamento dello stato e dà spesso troppo poco allo spettatore; 2) il musical in Italia non ha (ahimè) la fortuna che ha all’estero, dove è una forma di spettacolo tra le più amate e seguite; 3) in Italia affrontiamo solitamente due tipi di storie gay: quella parodistica fino al volgare, fatta di stantii luoghi comuni e scheccate gratuite; quella sentimentalistica e tragica fino allo sfinimento, che porta spesso alla redenzione eterosessualizzante (come ne “Le fate ignoranti”, per intenderci). Invece, Priscilla, che racconta in maniera schietta una scelta di vita alternativa ma tratteggia con delicatezza e leggerezza questioni intime come i rapporti familiari, ha avuto un grande successo anche in Italia. Finally!
Che sia un segnale che “the things are changing“? Ce lo auguriamo.
Marco Melluso
…for malacopia
Scrivi un commento