Malacopia_racconti_di_primaveraVedo due lombrichi. Stanno uscendo dagli angoli dei miei occhi. Sgusciano agili e svicolano sdraiati fino agli zigomi. Cedono una scia patinata, lucida, puzza di resina, appiccica malsana, corrotta. Sono fisso allo specchio. Inerme, ma incuriosito dal terrore che rifletto. Ora mirano alle guance, la coda non si esaurisce. Raggomitolano viscidi i loro corpi, poi tornano ad espandersi come molle, prìncipi del terriccio. Continua a fuoriuscire coda di lombrico dagli angoli dei miei occhi. Sanguino. Sono spettinato e in procinto di piangere forte, tra il panico e il panico sempre più nero. I lombrichi ergono le loro teste e scagliano i minuscoli occhi glabri sullo specchio, dove incrociano i miei. Ghignano, spalancati, io sorrido di rimando mentre la fottuta coda non si esaurisce. Fuoriesce, ancora, il sangue cola, goccia dopo goccia, corre sulle schiene languide ed elastiche dei lombrichi. Il colore sfuma su di loro. La carnagione bruna si macchia di plasma. Hanno volto umano, sembianze già viste, da qualche parte. Già sentito il frastuono di quella smorfia silenziosa. Dove non posso ricordarlo. Sto perdendo molto sangue a causa delle code. Rifletto. Deduco che devono aver fermentato per tanto tempo, dentro di me. Mi scopro consapevole, oramai sono anni che ce l’ho dentro. Si è agglomerato, ha preso forma. Da un bozzolo di creatività alla disperazione legnosa che lega capezzolo a capezzolo. Dalle radici del petto fino agli angoli degli occhi, due code infinite, per due volti impressi sulla gelatina miserabile di verme. Sarebbero dovuti uscire, il momento doveva arrivare. Ed è arrivato. Ma ho perso troppo sangue e non ho forze per continuare a godermi l’accadimento. Saluto il flagello della mia coscienza, saturo, che ha deciso di evadere per sempre. Sto per svenire, sventolo il commiato ancora una volta, piacevole nel respiro. Loro sorridono in contro tempo. Intravedo le code che prendono fine e i miei angoli degli occhi sono due buchi enormi e rossi, vulcanici. Mi accascio dolce, tra il sangue e le mie abitudini. Sono libero, ora è fuori. In questo foglio.

Luca Tosi