CRUSCA 2.0: nuove frontiere della logomanzia.
Nel mondo sbadato, spocchioso, arraffone e sgrammaticato dei social ogni tanto si vede una luce. Tra una “è” senza accento o un “perché” con l’accento sbagliato, di tanto in tanto intervengono loro, quelli dell’Accademia della Crusca. (L. Baratta, linkiesta.it)
Il canale tradizionalmente riconosciuto per accedere alla conoscenza di un popolo è la lingua: è quel segno distintivo che qualifica un gruppo di persone, ne segna l’appartenenza ad un’entità nazionale specifica e la condivisione di valori peculiari.
Si usa nella vita quotidiana, si studia a scuola. Esistono delle istituzioni che la tutelano, la aggiornano e ne garantiscono la conservazione come forma pura. Le sue indicazioni sono felicemente seguite.
Bene. Tutti avete letto, memorizzato e apprezzato queste considerazioni. Però ora resettate, perché era tutto UNO SCHERZO.
La LINGUA ITALIANA è morta e sepolta. Non di morte naturale però. Si è suicidata dopo che la collettività, con ripetuti omicidi colposi o istigazioni al suicidio da recidiva, le ha sottratto i suoi figli più cari: il CONGIUNTIVO, seviziato, martoriato e abbandonato (le indagini rivelarono un delitto perfetto: nessun cadavere, nessuna prova; non si sa ancora oggi che fine abbia fatto); le sorelle gemelle CONSONANTI DOPPIE (furono rapite e relegate in un luogo segreto perché parlavano troppo ed erano delle impiccione; morirono di crepacuore perché nessuno più le riconosceva); la Q che la cugina C spinse giù da un burrone: la madre lingua voleva che si tenessero per mano in alcune parole e lei, la C, si sa, era una tipa piuttosto indipendente. Gravi furono le conseguenze: ACCUAZZONI a non finire che bagnarono d’ACCUA infiniti CUADERNI. Gli altri figli di madre lingua ora sono allo sbando, lasciati alle cure insufficienti di LINGUA PADRE, un genitore molto assente che delega tutto alla nuova moglie dalle incerte origini, SIGNORA ORTOGRAFIA ANDOCOJOCOJO.
Tutto è allo deriva e qualcuno ne ha abbastanza. Bisogna porre un freno.
Ma qui ci vuole uno specialista di necromanzia o, meglio, di logomanzia per resuscitare la lingua madre con tutte le sue parole corrette. Prima, però, per capire chi è colpevole di omicidio, è necessario studiare bene l’indagato n.1, farne un identikit preciso: essere umano, età compresa tra i 6 e i 99 anni, allergico all’ortografia, alla (calli-)grafia, all’eufonia.
Ecco quindi la soluzione: rivolgersi a una figura di comprovata esperienza.“BASTANO 400 anni di esperienza?”, ci si domanda. Ed ecco che spunta ACCADEMIA, detta DELLA CRUSCA, classe 1570, un gran curriculum, casta e pura, con sorriso CHE PARLA BENE.
Affare fatto, incarico ACQUISITO, questa volta correttamente, e ACCADEMIA si mette a lavoro: parte dallo studio dell’adolescente italiano medio, ne spulcia i gusti, gli eccessi, le paturnie. Viene a galla di tutto, c’è da mettersi le mani nei CAPPELLI… hmm… Scusate, CAPELLI (il morbo è particolarmente contagioso…). Si vaga tra le idee in cerca dell’originalità che stupisca.
EUREKA! ACCADEMIA ha la soluzione: insinuarsi nel campo nemico e sottomettere i trasgressori con i loro stessi mezzi di offesa. Inizia l’operazione SOCIAL.
Nonostante sia piuttosto agée (di una signora non è carino dire che è “vecchia”), ACCADEMIA ha imparato a usare il computer e come un navigato agente segreto si crea un account FB e uno TWITTER. Il passaparola è veloce, la curiosità aumenta.
All’insicurezza linguistica subentra la consolazione che deriva dall’abilità nell’uso dello strumento informatico e così l’imbarazzo lentamente svapora: i giovani contattano ACCADEMIA, le pongono domande, curiosità; la psicoterapia della parola ha successo e ACCADEMIA diventa sempre più una star, icona e madre putativa di giovani sgrammaticati. La matita blu chiude bottega, l’ortografia toglie il respiratore artificiale.
Nunc demum redit animus, ora finalmente si ricomincia a respirare, commenta ACCADEMIA, indossando di nuovo la sua veste aurea.
E così il lieto fine dovrebbe essere garantito: la lingua riprenderà vita, la parola il giusto uso e la scrittura sarà corretta e tutti torneranno a sorridere.
Ma sarà vero?
Franz Iaria per malacopia
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